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Le spine pungenti

di Marina Patieba

In una foresta, fra alberi di pino, abitavano nello stesso vicinato due porcospini. Di giorno, andavano per i campi, raccoglievano funghi e frutti di bosco e si scaldavano al sole, mentre, di notte, ognuno di loro tornava a dormire sotto il proprio pino.

Di notte la foresta era molto umida e fredda. All’imbrunire scendeva una densa nebbia che copriva di bianco l’erba, i cespugli e gli alberi… I porcospini avevano l’abitudine di tappezzare la loro casa con foglie ed erba per renderla più calda, ma non era sufficiente e di notte tremavano dal freddo.

Il mattino, appena sorgeva il sole, i porcospini uscivano fuori, per i campi, per riscaldarsi,rivolgendo le teste verso i caldi raggi del sole tanto atteso.

Una volta passò per il campo un piccolo coniglio che vide i porcospini tremanti dal freddo.

«Che cosa vi è successo?» chiese il coniglio.

«Le notti sono dure per noi, sono talmente fredde» risposero i porcospini, ancora tremanti dal freddo.

«Noi conigli non abbiamo affatto un problema del genere» disse il piccolo coniglio allegramente. «Non soffriamo per nulla il freddo, ci raduniamo tutti nella nostra grande tana, attaccati l’uno all’altro e le nostre pellicce si trasformano in una grande coperta di pelliccia. Così abbiamo caldo e stiamo bene al calduccio!»

Il coniglio se ne andò lasciando i porcospini confusi.

«Ma … ognuno di noi ha il suo pino.» disse uno dei porcospini.

«E ognuno di noi ha, sotto l’albero, il suo letto e la sua provvista di funghi e frutti di bosco.» disse l’altro.

I porcospini si guardarono a vicenda ed ognuno se ne andò a casa propria …

Verso sera, il cielo sul bosco si oscurò e spirò un forte vento. L’aria si raffreddò ed iniziò a piovere.

I porcospini corsero ciascuno verso il proprio albero, ma la pioggia era così forte che riuscì ad oltrepassare i rami dei folti pini. Di notte fece ancora più freddo. I poveri porcospini bagnati erano proprio gelati. Ad un tratto, uno di loro si ricordò ciò che aveva detto loro il coniglio.

«Forse è veramente necessario andare dal vicino? Insieme avremmo più caldo.» pensava il porcospino e tirò fuori il naso dal suo albero. La foresta era buia e la tempesta infuriava. Il porcospino vinse la propria paura e corse dal suo vicino.

«Che bello! Sei arrivato!» disse il vicino. «Stavo pensando di venire da te! Proviamo ad attaccarci l’uno all’altro, come fanno i conigli e copriamoci con le foglie, forse allora avremo più caldo.»

I porcospini provarono ad abbracciarsi.

«Ahi!» urlò uno.

«Ooh!» si arrabbiò l’altro.

«Mi pungi con le tue spine!» urlarono tutti due, e si guardarono l’un l’altro. Ma proprio allora rimbombò un tuono, accompagnato dallo sfolgorio del fulmine …

Tanta fu la paura, che i porcospini ritirarono le loro spine e si abbracciarono forte,accucciandosi sotto le radici dell’albero e coprendosi con le foglie. D’un tratto… sentirono un calore espandersi nei corpi.

«Woow!» disse sorpreso, uno dei porcospini.

«Incredibile!» disse l’altro.

«Dovevamo solo ritirare le spine!» esclamarono i porcospini all’unisono, addormentandosi felici al caldo ed al suono della pioggia notturna.

La mattina seguente scavarono una grande tana sotto il pino più rigoglioso e poi vi portarono erba e foglie, con le quali prepararono un grande e morbido letto per entrambi. Prepararono anche un piccolo covo per custodire i frutti di bosco ed i funghi raccolti.

Ed ora si sentivano proprio bene provando il piacere di stare assieme.

E quando incontrarono il piccolo coniglio, non si scordarono di ringraziarlo per il buon consiglio ricevuto.

La notizia dei due porcospini che vivevano insieme come amici si diffuse in tutto il bosco.

Gli altri porcospini, che prima abitavano soli, cominciarono a sopraggiungerli. I nostri porcospini insegnarono agli altri come ritirare le loro spine e la famiglia dei porcospini crebbe e diventò un gruppo unito.

Tutti i porcospini scavarono una grande caverna sotto un grande e vetusto pino. Di giorno raccoglievano tanta frutta e molti funghi per la grande famiglia, e di notte si addormentavano, avvolti dal calore e mutua preoccupazione.

Quando giunse di nuovo l’inverno, non soffrirono più il freddo, ma passarono assieme l’inverno al caldo e sazi. E, cosa più importante, lo passarono in amore e in profonda amicizia.

Tutti gli animali della foresta, percepirono il loro calore, il calore dell’amore, del buon cuore e dell’amicizia.

Illustrazioni: Ilena Strerokina

GLOSSARIO semplificato

dei termini studiati al corso

600.000 anime: frammenti dell’unica creazione, dell’anima generale chiamata “Adamo”. E’ una qualità della connessione.

Adam HaRishon: (Adamo) l’anima creata in principio prima della frammentazione. E’ la prima struttura che ha il desiderio di assomigliare al Borè.

Anima: La creatura, il desiderio originale che è stato creato.

Ari: L’abbreviazione di Ashkenazi Rav Yitzhak, il nome completo è Yitzhak Luria Ashkenazi (1534 – 1572). Il fondatore della Scuola Lurianica di Kabbalah, il metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore (XVI sec.).

Baal HaSulam: Il secondo nome di Yehuda Leib HaLevi Ashlag (1884 – 1954). L’autore del metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore, l’autore del commentario dello Zohar e tutti i lavori di Ari.

Binà:  la fase 2 della creazione, proprietà di dazione nella creazione.

Borè: significa Creatore e deriva dall’ebraico Bo-re (vieni e vedi-verifica).  Non è qualcosa di cui avere fede, è la forza dell’amore e della dazione.

Chochmà: (Saggezza) è la fase 1 della creazione.

Corpo: (Guf) sono i desideri che eseguono le intenzioni del Rosh del Parzuf.

Correzione: (Tikkun) cambiare l’intenzione del desiderio di ricevere per modificare la percezione della realtà.

Creatura: deriva dalla parola ebraica Nivrà che vuol dire fuori dal grado, cioè che non ha ancora conseguito la realtà spirituale.

Desiderio: il motore sia della vita biologica sia della vita spirituale.

Divinità: desiderio speciale di conseguire la Fonte di tutta la vita.

Egitto: desiderio di ricevere egoistico.

Ein Od Milvado: significa non esiste nulla tranne Lui.

Incarnazione: ciclo che fa l’anima in ogni gradino spirituale, anche nella stessa vita.

Israele: combinazione di 2 parole Yashar-El e significa dritto al Borè. Coloro che hanno il desiderio di conseguire la dazione si chiamano Israele.

Kabbalah: saggezza della ricezione del bene.

Keter: (Corona) detta fase radice, fase zero. E’ l’essenza del Divino, della dazione e dell’amore.

Kli: vaso, desiderio (plurale Kelim).

Luce: il piacere, il conseguimento del desiderio di dare.

Malchut: (Regno) è la quarta e ultima fase dello sviluppo del desiderio di ricevere.

Mitzvah: (precetto, plurale Mitzvot), comandamento. Ogni atto che mi avvicina alla realtà dell’anima di Adam HaRishon. E’ la correzione del cuore.

Mondo spirituale: realtà che è fuori dal nostro mondo e dalla nostra natura.

Nazioni del mondo: sono tutti i desideri comuni.

Neshamà: è l’anima in ebraico.

Olam: significa mondo e deriva dalla parola Alamà (occultamento).

Parlante: è l’Adamo che è in noi, il punto nel cuore

Partzuf: Struttura spirituale che consiste in dieci Sefirot.

Pitcha: in ebraico significa prefazione. E’ l’introduzione alla struttura dei mondi superiori.

Punto nel cuore: un desiderio nuovo per la spiritualità, desiderio di dare.

Rabash: Abbreviazione del Rav Baruch Shalom, nome completo Baruch Shalom HaLevi Ashlag  (1906 – 1991), l’autore del libro “ Shlavey Sulam” (“ I gradini della scala” in ebraico) – una descrizione dettagliata dell’ascesa dell’uomo al mondo Spirituale.

Rashbi: Rabbi Shimon Bar Yochai, l’autore dello Zohar (III sec. A. C. ).

Radice: è il conseguimento finale dei kabbalisti, la sorgente di tutti i conseguimenti. La dazione, il desiderio di dare.

Ramo: è il desiderio di ricevere.

Rosh: è il capo, la testa del Partzuf, dove ci sono le intenzioni.

Santità: (Kedushà) deriva dalla parola Kadosh (distinto e separato dall’ego).

Sefira: (plurale Sefirot) è l’ego corretto ad un certo livello, in un certo modo. Quindi, risplende ed è chiamato Sefirot (che viene dal termine ebraico “sapphire”) luminoso.

Spiritualità: la forza della dazione

Torah: significa luce (dalla parola Horaa che significa “Insegnamenti”, o dalla parola Ohr “Luce”). E’ un testo che esprime le correzioni che bisogna fare nel desiderio di ricevere.

Yud Hey Vav Hey: è il Tetragramma, il nome del Borè. È l’algoritmo, il calco di tutta la creazione.

Zeir Anpin: (Piccolo Volto) è la fase 3 della creazione, ricevere al fine di dare, è una struttura spirituale già realizzata ma in forma piccola, non consapevole.

Zohar: libro dello splendore. E’ un testo fondamentale per la saggezza della Kabbalah, scritto da 10 kabbalisti che hanno conseguito pienamente questa saggezza.

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