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Tu mi cingi di dietro e davanti

Tu mi cingi di dietro e davanti, significa la rivelazione e l’occultamento del volto del Creatore. Questo perché, in verità, “Il Suo Regno Domina su tutto”, e tutto ritornerà alla sua radice perché non c’è alcun posto in cui Lui non ci sia. Ma la differenza sta nel tempo presente o nel tempo futuro, poiché chi connette i due mondi, scopre il Suo rivestimento nel presente: tutto ciò che è fatto è un rivestimento della rivelazione della divinità.

E questo è ritenuto il tempo presente, nel senso che anche adesso l’uomo si presenta in vesti reali e dimostra chiaramente che il cavaliere non è sottomesso al cavallo. Ma sebbene all’apparenza sembri che il cavallo guidi il cavaliere, la verità è che il cavallo viene spinto in ogni movimento solamente dall’effetto delle briglie e dalla morsa del cavaliere. E questo è ciò che si chiama “la costruzione della statura della divinità”, e si chiama anche “faccia a faccia”.

Ma l’uomo che non è ancora arrivato a dedicare tutti i suoi movimenti soltanto al Creatore, ed il cui cavallo non corrisponde i suoi movimenti alle briglie e alla staffa del cavaliere, ma sembra fare l’opposto, e sembra che l’ancella comandi la padrona, questo si chiama “dietro”. Perciò, non si dovrebbe mai pensare di stare allontanandosi dalla santità, in quanto “E non avverrà affatto ciò che vi viene in mente”.

Perciò il Signore dice: “Sicuramente con mano forte”, ecc., “chi è in esilio non rimanga lontano da lui”. Ed ogni ruota giri per andare verso la santità, la propria radice. Quindi, sebbene sembri che sia il cavallo a guidare il cavaliere con il suo desiderio di base primitivo, la verità non è questa. È il cavaliere a guidare il cavallo verso la sua destinazione. Però, non è rivelato nel presente, ma nel futuro. Tuttavia, c’è comunque un modo in cui avviene un contatto, ed è schiena contro schiena, cioè non con la volontà di chi veste o di colui che è vestito.

Mentre coloro che seguono la Sua volontà, scoprono da soli gli abiti regali nel presente, che sono connessi faccia a faccia con la volontà di colui che li indossa, in quanto questo è esattamente il Suo desiderio.

E questo è il significato di “Poiché non hai servito il Signore tuo Dio con gioia”. Ma lo servirai comunque, e la differenza è che in questo modo sarà “un assillo e un’angoscia”, cioè contro la propria volontà, e l’altro modo è per mezzo dell’abbondanza di tutte le cose, cioè volontariamente.

Nella Midrash è inoltre scritto: “Il Creatore osserva le azioni del giusto e le azioni dello stolto, ed Egli non sa cosa vuole il Creatore, se le azioni del giusto, ecc. Quando Egli dice: ‘E Dio vide la Luce, e vide che era buona; e Dio separò’, cioè nelle azioni del giusto”.

Ciò significa che il Creatore esamina, cioè connette tutte le azioni e i comportamenti, e tutto ritorna alla sua radice. Dunque, la domanda è “Quale via è da desiderare di più?” A questo proposito, la Midrash è aiutata dal verso “E Dio vide la Luce, e vide che era buona”, nel senso della rivelazione, che si trova nelle azioni del giusto. Questo è il senso delle parole dei nostri saggi: “Lungo e breve, e breve e lungo”.

MONDO/OCCULTAMENTO

Questo è il significato di “Nella saggezza Tu li hai creati tutti; la terra è piena delle Tue creature”. Tutto è contenuto nei 32 cammini della saggezza; dunque, “la terra è piena delle Tue creature e non c’è alcun posto in cui Tu non ci sia, perciò tutto torna alla propria radice”. Adesso, però, è nascosto, e perciò è chiamato Olam (mondo), dalla parola He’elem (occultamento).

E la Luce che si nasconde e si riveste nella parola è chiamata “un punto”, considerata una Yud. È divisa nelle due lettere Hey: il mondo nascosto ed il mondo rivelato. E il lavoro complessivo dell’uomo è di rivelare questo punto e di estenderlo da un mondo all’altro nella forma della lettera Vav, cioè la lettera Vav tra le Hey, per rivelare a tutti l’abbondanza di Luce che si estende dalla Luce Circostante a tutto ciò che c’è intorno, cioè le due Hey, come in Bina, Yesod, Malchut.

RESA, DIVISIONE, ATTENUAZIONE (ADDOLCIMENTO)

All’uomo sono richiesti tre discernimenti nel cammino desiderato: resa, divisione, attenuazione (addolcimento), cioè “le Luci, con una mancanza nella scrittura” [1] poiché la Luce di questo mondo fu creata dall’oscurità, ” come la luce ha un vantaggio sulle tenebre “, e “A cosa serve una candela durante il giorno?”, la sua luce non risplende durante il giorno. Questo è il significato della Klipa (buccia) che avvolge il frutto. Per questa ragione, colui che diventa compagno del Creatore nell’atto della creazione, porta la Luce fuori dall’oscurità, cioè considera quanto un uomo è basso e ignobile se paragonato alla sublime Kedusha (santità), e a quanto sono sudici i suoi abiti. Attraverso questo, la Luce diviene avvolta.

E rispetto alla questione del Creatore, “temere il Grande e Terribile Nome”, egli la intensifica con grande forza per sottomettere la negatività che ha dentro, così che il servo malvagio e l’ancella malvagia si arrenderanno alla padrona, che dimora con loro nel mezzo della loro impurità, fino a quando l’uomo non sentirà nella sua anima che il richiamo dell’esteriorità è terminata e si è arreso. In quel momento, egli sarà ricompensato con la “divisione”, distinguendo tra la Luce e l’oscurità, e non renderà il male con il bene ed il bene con il male. E se dovesse farlo, cioè si risvegliasse ad una necessaria inclinazione, sarà per dedicarsi solamente al Creatore. Questa è considerata “l’attenuazione”, il desiderio ardente per il Creatore, come nell’amore sincero.

Questo discernimento arriva dopo che l’uomo separa il bene dal male, la sublimità del Creatore dalla sua stessa bassezza, e osserva “Così estirperai il male in mezzo a te”, dentro di sé, poiché egli si vergognerà molto delle sue azioni malvagie. Allora egli sarà ricompensato con l’attenuazione dei resti della sua inclinazione, che non può essere sradicata, e li eleverà alla loro vera radice.

RICORDA E OSSERVA FURONO DETTI CON UNA SOLA ESPRESSIONE

“Ricorda” e “Osserva” furono detti con una sola espressione. Ciò che la bocca non riesce a dire e l’orecchio non riesce a sentire, e il cuore non riesce a pensare e contemplare, ecc. Noi dobbiamo comprendere perché è stato detto in questo modo, e cosa significa per noi? È scritto: “Oh Signore, tu conservi uomini e bestie”.

I nostri saggi dissero: “Questi sono uomini che hanno una mente scaltra e fanno finta di essere come le bestie”. Ciò significa che il percorso complessivo della creazione che il Creatore creò è considerato come i due opposti di un solo oggetto, e tutte le combinazioni del mondo furono fatte in questo modo, e questo è tutto l’atto della creazione.

LA FORZA DEL LINGUAGGIO

Però, nell’atto della creazione, il Creatore rivelò solamente una parte di questo discernimento, come è scritto: “I cieli furono fatti con la parola del Signore”, in quanto Egli prese il fuoco e l’acqua e li mescolò in un solo oggetto. Ed il Creatore impresse il potere del linguaggio nell’uomo, in modo che potesse collaborare con Lui nell’azione della creazione, così anche lui avrebbe creato i mondi con le sue parole da questo discernimento, cioè due opposti di uno stesso oggetto, per un’altra innovazione… mondo.

Questo è il percorso del giusto, colui che si attacca al Creatore: da tutte le loro parole, i mondi furono creati in base alla parola di Dio, così come dalla Forza che Guida in coloro che sono guidati, poiché erano già state impresse nelle loro bocche le ventidue lettere con le quali Egli creò il mondo. Quello che desidero dire è che le ventidue lettere contengono questa forza.

E la ragione per cui l’azione non si conclude in questo mondo solo con le parole è a causa delle discese di questo mondo nella materializzazione. Per questa ragione, niente si manifesta con il linguaggio, ma solo con il lavoro delle mani e dei piedi. Però, in verità, il Creatore ha impresso una forza sufficiente nelle parole attraverso le quali manifestare tutte le azioni, poiché la forza di Colui che guida è in colui che è guidato. E anche noi esprimiamo con la nostra bocca queste ventidue lettere.

Tuttavia, le Klipot coprono e indeboliscono questa forza, ed il Creatore desiderò purificare Israele dalle Klipot, così Egli diede loro gli strumenti della Torah e delle Mitzvot attraverso i quali essi si avvicinano alla Sua Kedusha (santità), e la Shechina (Divinità) parla dalle loro bocche con purezza. In questo momento, essi compiranno azioni con il loro linguaggio.

LA BENEDIZIONE DEL GIUSTO

Questo è il significato delle benedizioni del giusto che rivela con le parole più di quanto un uomo comune possa rivelare con il lavoro delle sue mani e dei suoi piedi. Questo avviene perché l’uomo comune che desidera fare del bene al proprio amico, gli dà molti soldi con le sue mani e lo rende ricco. Però, non sa se questo durerà molto a lungo.

Ma colui che è completo, colui che desidera fare del bene al suo amico, gli dà una benedizione con la sua bocca – qualche breve parola di ricchezza – e l’atto di arricchimento si manifesterà istantaneamente nel proprio amico, ecc.

Come viene ricompensato l’uomo da questo? Questo avviene attraverso la Torah e le Mitzvot, nel senso che compiendo la Sua volontà, la forma dell’uomo diventa uguale a quella del proprio Creatore. A dire il vero, però, la questione complessiva della Torah e delle Mitzvot riguardanti l’uomo sono anche del genere di cui abbiamo parlato sopra, a proposito dei due opposti di uno stesso oggetto. Questa è la cosa principale che è desiderata, poiché il Creatore creò il mondo con la Torah, e la forza di Colui che Guida è in colui che è guidato. Questa è l’essenza della conoscenza, che noi non conosciamo: quando questi due opposti si uniscono in un unico Guf (corpo) nella mente dell’uomo, egli diventa desiderabile per il suo Creatore ed è considerato “un uomo completo”.

LA FINE DI UNA SITUAZIONE È MIGLIORE DEL SUO INIZIO

In sostanza, la dazione della Torah in questo infimo mondo è una cosa opposta, in quanto in esso gli angeli peccarono. Questi è il significato di “La fine di una situazione è migliore del suo inizio”. Interpretazione: “La fine di una situazione” si riferisce al fondo del livello, cioè alla creazione del mondo visibile a tutti, quando non è richiesta alcuna analisi. Questo è ciò che i libri chiamano “i primi concetti”, nel senso che se un uomo non mangia, morirà di fame; se tocca il fuoco, si brucerà; se si getta nell’acqua, affogherà, ecc. Queste cose sono comprese anche dagli animali e dalle bestie, poiché la ragione degli esseri animati glielo dirà. Questo è il motivo per cui è chiamata “la fine di una situazione”.

“L’inizio di una situazione” è la mente della Torah, che non è conseguita nemmeno dal livello degli esseri parlanti, cioè dai popoli, tranne che dal seme di Giuseppe, il prescelto da Dio. Nel mondo, il bene ed il male sono mescolati. Per distinguere tra bene e male, le scritture ci dicono che la via principale del bene è la “fine di una situazione”, cioè comportarsi in un modo che l’umile discute, attraverso ciò che è raggiunto da tutti gli uomini, ma al fine di connettere la mente della Torah a questo. È così perché questo è lo scopo degli opposti del mondo, e l’uomo completo deve connettere e unire gli opposti nella sua mente in una reale unione. E questo è chiamato “il bene”, come è scritto: “La fine di una situazione”, se è ben connessa dal suo inizio, nel senso che la mente della Torah e la mente dell’essere animato si connetteranno effettivamente in uno.

DUE OPPOSTI NELLO STESSO OGGETTO

Questo è il significato delle parole dei nostri saggi “‘Oh, Signore, Tu conservi uomini e bestie’, questi sono uomini che hanno una mente scaltra e fanno finta di essere come le bestie”. Abbiamo spiegato prima che questi due opposti si uniscono tra loro in una cosa sola. Prendi per esempio ciò che è scritto “Senza farina, la Torah non può esserci; senza la Torah, la farina non può esserci”. Nella prima parte, si tratta di una mente inanimata: la mente che viene conseguita da tutti. Nella seconda parte, si tratta della mente della Torah, poiché: in che modo sono collegate la fornitura della farina e la forza della Torah? Ma dalla Torah comprendiamo che il Creatore non toglie mai la Sua Provvidenza al mondo, nemmeno per un momento; Egli, dunque, beneficia coloro che prestano attenzione alla Sua volontà e ascolta le loro preghiere.

Di conseguenza, coloro che sono stati ricompensati con il poter lavorare nella Torah, non hanno certamente bisogno di lavorare come le popolazioni, poiché essi chiedono ciò di cui hanno bisogno a Colui che veramente ha, ed Egli darà a loro, come è scritto: “Poiché essi sono dei seguaci fedeli, la loro Torah è protetta ed il loro lavoro è benedetto”. Il Tana ci dice, “Senza farina”, ecc., nel senso che la via desiderabile è di connetterli, cioè di comportarsi come una bestia, sapere che senza farina non c’è alcuna Torah e dunque ogni uomo farà il proprio massimo con quello che la sua mente fisica gli insegna di fare, per ottenere farina e cibo per il suo corpo.

A dire il vero, è la legge della Torah a permetterlo, in quanto “Egli non trae piacere dalla forza del cavallo; Egli non trae piacere dalle gambe dell’uomo. Il Signore trae piacere da coloro che Lo temono, da coloro che attendono la Sua misericordia”. Dunque, perché Egli dovrebbe toccare e strappare una carcassa al mercato? Per non avere bisogno delle persone, preferisce impegnarsi nella Torah, temere il Creatore ed aspettare la Sua misericordia, in quanto “Egli non trae alcun piacere dalle gambe dell’uomo”, ecc. Questi sono due opposti che si uniscono effettivamente in una cosa sola, in coloro che si comportano come le bestie e sanno che è inutile, e che tutto arriva loro dalla tavola del Re. Un uomo che si comporta così è chiamato “completo”.

Questo è il significato del verso “Beato l’uomo che confida nel Signore, e non si mette dalla parte dei superbi, né si volge a chi segue la menzogna”. Egli unisce le due cose: confida nel Signore, si sforza con tutte le sue forze a provvedere il cibo per la sua casa, ma sa che tutte le sue azioni e tutti i suoi sforzi non sono che arroganza e menzogna, ed egli pone la sua fiducia nel Creatore.

È scritto: “Perciò il bastone dell’iniquità non si poserà dalla parte dei giusti”. Questo significa che sebbene le loro azioni siano uguali, ecc. Perché? Le scritture spiegano “che i giusti non mescolano le loro mani nell’iniquità”, poiché essi si fanno completamente carico del fardello del Regno dei Cieli e sanno che Egli è colui che dà la forza.

La ragione è vedere a che punto arriva la fede dei giusti. E sebbene il Creatore conosca i pensieri, le azioni devono essere chiare al giusto stesso. Questo perché è la natura della questione che non lascia che i giusti credano in se stessi fino a quando non vedranno sicuramente ed effettivamente, ed essi hanno sempre paura nel compiere un’azione perché temono di cadere nel peccato e dal loro livello.

LA QUALITÀ DI GIACOBBE IL PATRIARCA

Adesso possiamo comprendere ciò che dissero i nostri saggi, e cioè che Giacobbe ritornò ai piccoli recipienti. È, a dire il vero, sorprendente che in quel momento, quando vide Esau che stava arrivando per ucciderlo e per rubargli tutto quello che aveva, egli considerò ancora di restare nella situazione di pericolo che correva per salvare i piccoli recipienti. Ed egli non credette nella sua vita, come è scritto: “Allora Giacobbe aveva molta paura”, ecc. “Ed egli divise il popolo…in due accampamenti”.

Però, questo è spiegato ampiamente con quanto detto sopra, perché il modo di cui sopra – l’uomo e la bestia – era la qualità di Giacobbe il Patriarca, il quale diventò un emblema di questa qualità. È come troviamo scritto nei libri: Abramo il Patriarca diventò un emblema della qualità dell’amore, ed Isacco il Patriarca della qualità del timore.

Queste due qualità sono opposte, perché colui che ama non ha paura ed ha sempre fiducia in colui che ama, e l’amore copre tutte le trasgressioni. Al contrario, colui che ha paura non ha fiducia, perché se avesse fiducia, non avrebbe affatto paura. Ma Giacobbe il Patriarca, di livello più elevato tra i Patriarchi, diventò un emblema della qualità della misericordia, cioè questi due opposti nello stesso oggetto – amore e timore insieme – che sono l’essenza di questa qualità.

Questo è il significato del verso “Allora Giacobbe aveva molta paura”, ecc. “Ed egli divise il popolo…in due accampamenti” lasciando a se stesso alcuni resti. Inoltre, egli gli mandò dei doni, forse voleva fare pace con lui.

E si vede che il suo comportamento in questa situazione fu lo stesso di una persona completamente comune, perciò, qual è la differenza se un uomo si preoccupa di morire di fame e cerca tutto il giorno ogni genere di tattica per provvedere al suo sostentamento e un pochino di più, o se si preoccupa che il suo amico possa rubargli ciò che gli appartiene e lo voglia uccidere, e fa tutto quello che può a questo proposito?

Questa era la domanda di Rashi: perché Giacobbe il Patriarca ebbe paura? Dopo tutto, Egli gli aveva promesso “Ed Io lo sosterrò”, ecc. Egli spiegò che lui aveva paura per timore che avrebbe potuto provocare il peccato. Dovremmo essere più precisi e dire che avrebbe dovuto dire “per paura di causare, e non per paura che avrebbe causato”. Il che mette d’accordo le cose, poiché, a dire il vero, Giacobbe il Patriarca aveva la misura completa dell’amore, cioè la fiducia, e non aveva affatto alcun dubbio che il Creatore lo sostenesse e che mancasse di qualcosa. Però, egli si comportava come un uomo comune e faceva finta di avere paura, come la mente animata ha bisogno di trovare una tattica per questo, nel senso che egli era colui che aveva paura più di tutti i 400 uomini che erano con lui. Così facendo, egli era apparentemente distratto dalla fiducia, per via del fatto che aveva veramente paura. In questo modo, egli si costruì una protezione come fanno coloro che hanno paura di un nemico, egli divise gli accampamenti e diede dei doni, ecc.

E perché lo fece se non aveva veramente paura, poiché aveva fiducia nel Creatore? Aveva paura di poter causare il peccato, poiché nella sua umiltà, il giusto non crede in se stesso, cioè che non cadrà dal suo livello durante l’atto. Per questa ragione, egli preparò tutti i mezzi terreni di salvezza contro il nemico. E dopo tutto questo, stabilì nel suo cuore che era arroganza e infedeltà, e pose la sua fiducia nel Creatore e pregò il Creatore.

Adesso comprendiamo perché egli restò per i pochi recipienti, per testimoniare che insieme alla paura, egli aveva la misura completa dell’amore, completamente senza difetti, ed egli valutò anche pochi recipienti, poiché egli ben sapeva che nessun nemico e avversario avrebbe assolutamente toccato le sue cose.

LA DIFFERENZA TRA COLUI CHE SERVE IL CREATORE E COLUI CHE NON LO FA

Questo fa la distinzione tra colui che serve il Creatore e colui che non lo fa. Colui che ha veramente paura e che non ha fede, non si accorgerà dei piccoli recipienti nei momenti di preoccupazione per timore che il nemico possa arrivare a colpire la madre con i suoi figli e distrugga tutto. Mentre il servitore del Creatore, insieme al lavoro e allo sforzo dovuti al timore, sa con certezza e ha fiducia nella Sua misericordia: che tutto è suo e che nessun forestiero controllerà le sue cose. E anche in un momento del genere, sarà in grado di sorvegliare i piccoli recipienti, come i giusti, che sono alla base della loro ricchezza.

Dunque, nella dazione della Torah, ci è stata data la forza, attraverso “ricorda e osserva furono detti con una sola espressione”. Ciò che la bocca non può dire e l’orecchio ascoltare, e il cuore pensare e contemplare”. Ciò significa che è scritto che “Ricorda” è l’amore e “Osserva” è la paura, che sono due opposti. Essi ci furono detti e donati come una cosa sola, per unirli. E sebbene siano veramente opposti e sia incomprensibile per la ragione e il cuore materiali come possa esistere nella realtà una cosa del genere, è il potere della Torah che colui che si lega ad essa è ricompensato con l’essere connesso ed unito nel proprio cuore, come avviene nella qualità di Giacobbe il Patriarca.

LA KLIPA DI ISMAELE E LA KLIPA DI ESAU

Questo è ciò che Giacobbe disse durante gli anni della carestia: “Perché hai paura?” E Rashi spiega: “Perché hai paura di Ismaele e dei figli di Esau come se fossero sazi?” Queste parole sono misteriose: i figli di Esau abitavano a Seir, ed i figli di Esau nel deserto di Paran, e quali affari essi avevano con loro? Egli doveva preoccuparsi di più dei Cananei e degli Ittiti, che erano ai confini della sua terra.

Il che è messo d’accordo da quanto detto sopra: Rashi fece due interpretazioni: 1- perché si dovrebbe apparire sazi e 2- perché si dovrebbe essere consumati dalla carestia? Adesso comprendiamo che questo è ciò che Giacobbe disse loro: “Se mangiate a sazietà, dovreste temere Ismaele; se mangiate poco, dovreste temere Esau. Ciò significa che è scritto che Ismaele è il Sigim (scarto) d’argento (amore) ed Esau è il Sigim d’oro (paura).

E questo è ciò che Giacobbe aveva insegnato ai suoi figli: se mantenete la qualità dell’amore e avete fiducia nel Creatore, che la Sua mano non starà indietro nemmeno negli anni di carestia, dovreste temere la Klipa di Ismaele. E se osservate solamente la qualità della paura e limitate il mangiare, dovreste temere le Klipa di Esau, che si nutre di questa qualità. Dunque, meglio mangiare a sazietà ed unire una cosa alla volta con la qualità della paura: scendi e compra per noi in Egitto, poiché in questo modo sarai salvo da entrambe le Klipot.


[1] Nota del traduttore: In ebraico le parole possono essere scritte con e senza vocali. Nel caso della parola “Luce”, significa scrivere con o senza la lettera Vav.

GLOSSARIO semplificato

dei termini studiati al corso

600.000 anime: frammenti dell’unica creazione, dell’anima generale chiamata “Adamo”. E’ una qualità della connessione.

Adam HaRishon: (Adamo) l’anima creata in principio prima della frammentazione. E’ la prima struttura che ha il desiderio di assomigliare al Borè.

Anima: La creatura, il desiderio originale che è stato creato.

Ari: L’abbreviazione di Ashkenazi Rav Yitzhak, il nome completo è Yitzhak Luria Ashkenazi (1534 – 1572). Il fondatore della Scuola Lurianica di Kabbalah, il metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore (XVI sec.).

Baal HaSulam: Il secondo nome di Yehuda Leib HaLevi Ashlag (1884 – 1954). L’autore del metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore, l’autore del commentario dello Zohar e tutti i lavori di Ari.

Binà:  la fase 2 della creazione, proprietà di dazione nella creazione.

Borè: significa Creatore e deriva dall’ebraico Bo-re (vieni e vedi-verifica).  Non è qualcosa di cui avere fede, è la forza dell’amore e della dazione.

Chochmà: (Saggezza) è la fase 1 della creazione.

Corpo: (Guf) sono i desideri che eseguono le intenzioni del Rosh del Parzuf.

Correzione: (Tikkun) cambiare l’intenzione del desiderio di ricevere per modificare la percezione della realtà.

Creatura: deriva dalla parola ebraica Nivrà che vuol dire fuori dal grado, cioè che non ha ancora conseguito la realtà spirituale.

Desiderio: il motore sia della vita biologica sia della vita spirituale.

Divinità: desiderio speciale di conseguire la Fonte di tutta la vita.

Egitto: desiderio di ricevere egoistico.

Ein Od Milvado: significa non esiste nulla tranne Lui.

Incarnazione: ciclo che fa l’anima in ogni gradino spirituale, anche nella stessa vita.

Israele: combinazione di 2 parole Yashar-El e significa dritto al Borè. Coloro che hanno il desiderio di conseguire la dazione si chiamano Israele.

Kabbalah: saggezza della ricezione del bene.

Keter: (Corona) detta fase radice, fase zero. E’ l’essenza del Divino, della dazione e dell’amore.

Kli: vaso, desiderio (plurale Kelim).

Luce: il piacere, il conseguimento del desiderio di dare.

Malchut: (Regno) è la quarta e ultima fase dello sviluppo del desiderio di ricevere.

Mitzvah: (precetto, plurale Mitzvot), comandamento. Ogni atto che mi avvicina alla realtà dell’anima di Adam HaRishon. E’ la correzione del cuore.

Mondo spirituale: realtà che è fuori dal nostro mondo e dalla nostra natura.

Nazioni del mondo: sono tutti i desideri comuni.

Neshamà: è l’anima in ebraico.

Olam: significa mondo e deriva dalla parola Alamà (occultamento).

Parlante: è l’Adamo che è in noi, il punto nel cuore

Partzuf: Struttura spirituale che consiste in dieci Sefirot.

Pitcha: in ebraico significa prefazione. E’ l’introduzione alla struttura dei mondi superiori.

Punto nel cuore: un desiderio nuovo per la spiritualità, desiderio di dare.

Rabash: Abbreviazione del Rav Baruch Shalom, nome completo Baruch Shalom HaLevi Ashlag  (1906 – 1991), l’autore del libro “ Shlavey Sulam” (“ I gradini della scala” in ebraico) – una descrizione dettagliata dell’ascesa dell’uomo al mondo Spirituale.

Rashbi: Rabbi Shimon Bar Yochai, l’autore dello Zohar (III sec. A. C. ).

Radice: è il conseguimento finale dei kabbalisti, la sorgente di tutti i conseguimenti. La dazione, il desiderio di dare.

Ramo: è il desiderio di ricevere.

Rosh: è il capo, la testa del Partzuf, dove ci sono le intenzioni.

Santità: (Kedushà) deriva dalla parola Kadosh (distinto e separato dall’ego).

Sefira: (plurale Sefirot) è l’ego corretto ad un certo livello, in un certo modo. Quindi, risplende ed è chiamato Sefirot (che viene dal termine ebraico “sapphire”) luminoso.

Spiritualità: la forza della dazione

Torah: significa luce (dalla parola Horaa che significa “Insegnamenti”, o dalla parola Ohr “Luce”). E’ un testo che esprime le correzioni che bisogna fare nel desiderio di ricevere.

Yud Hey Vav Hey: è il Tetragramma, il nome del Borè. È l’algoritmo, il calco di tutta la creazione.

Zeir Anpin: (Piccolo Volto) è la fase 3 della creazione, ricevere al fine di dare, è una struttura spirituale già realizzata ma in forma piccola, non consapevole.

Zohar: libro dello splendore. E’ un testo fondamentale per la saggezza della Kabbalah, scritto da 10 kabbalisti che hanno conseguito pienamente questa saggezza.

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