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Non è Tempo di Radunare il Bestiame

“Non è tempo di radunare il bestiame. Date da bere al bestiame e andate a pascolare”. (Genesi 29:7). È risaputo che tutte le parole del giusto si rivolgono verso l’alto, come gli è stato detto, “E fu rivelato dai pastori di Haran”. È così perché era impossibile far rotolare via la pietra dall’imboccatura del pozzo, dove Rachel si rivelò, prima che tutte le greggi fossero radunate e la pietra fosse rotolata via dall’imboccatura del pozzo.

Secondo la mia modesta opinione, si può dire che prima di ogni rivelazione, ci dev’essere una copertura, come l’oscurità prima del mattino. Per questa ragione, poiché Yaakov arrivò al pozzo in cui ci fu il rivelarsi di Rachel a Yaakov, egli non sentì l’amore di Rachel come gli successe lungo la via, mentre la seguiva con il suo bastone lungo il Nehar haYarden (Giordano).

Questa è la ragione per cui egli si mise in viaggio per il pozzo superiore, in quanto il pozzo era bloccato dalla pietra e Yaakov rappresenta l’elevazione dell’esteriorità.

Dunque, egli si rivolse all’esteriorità. (Questo è il significato di “Ed egli si sedette sul pozzo”, con il significato di sedersi).

E prontamente egli si alzò a pregare, ed un uomo si rivolse ai pastori del gregge. (Perché, ecc.) “Non è tempo di radunare il bestiame. Date da bere al bestiame e andate a pascolare”, come in (Cantico dei Cantici, 1:7): “Dove vai a pascolare il gregge” e “Dove lo fai riposare”. E la risposta gli arrivò: “Non possiamo, finché non siano radunate tutte le greggi”. Cioè, fino a quando Yaakov non avrà raggiunto la copulazione con l’esteriorità, la totalità di Israele, comprese le quattro madri, dipendono da lui soltanto. Questa è la ragione per cui il suo lavoro fu compiuto fino a quel punto da solo, non in pubblico, in quanto egli non ebbe bisogno di alcun aiuto dagli altri e fu il più forte nel lavoro senza sentirsi mai stanco.

Ma in quell’istante, quando arrivò il suo momento di accoppiarsi con Rachel per suscitare settanta anime, egli prontamente sentì la stanchezza, e questo è ciò di cui parlava e pregava. (In effetti lo sapeva) e questo è il significato di Yaakov che non fa rotolare la pietra dall’imboccatura del pozzo prima della rivelazione di Rachel. Tuttavia, dopo la rivelazione di Rachel davanti a lui, fu completato lo Zivug Eynaim (accoppiamento degli occhi). Pertanto, in quel momento, tutti di Israele erano inclusi in lui. Quindi, tutte le greggi di quel tempo si erano già radunate e perciò “[egli] rotolò la pietra dall’imboccatura del pozzo”.

Ma da quel momento in poi, quando le settanta anime di Yaakov si moltiplicarono nelle 600.000 anime, la materia ritornò al suo stato iniziale, il che richiese il raggruppamento di tutte le greggi per far rotolare via la pietra dall’imboccatura del pozzo.  E quando manca la forza di una parte, questo provoca debolezza nel livello in tutto il suo complesso. Questo è il significato di (Braita de Rabbi Ishmael) un uomo singolo che richiede una collettività, e tutto ciò che era nella collettività, e ha diviso la collettività, non dà testimonianza a se stesso, ma si è diviso per dare testimonianza a tutta la collettività, poiché (Salmi, 103:15) “I giorni dell’uomo sono come l’erba; egli fiorisce come il germoglio dei campi”.

Tutto il discorso dei germogli si eleva in un solo fiore, la collettività di Yaakov e le tribù, un giaciglio completo. Il che pone un unico limite ad ogni anima, come per la ricezione della luce dall’Alto in questo mondo, nel lavoro, ed un uomo è più grande dell’altro, e un uomo è più elevato dell’altro, e nessun volto è come un altro.

La raffigurazione di questi limiti è identica all’immagine delle linee e dei punti di un fiore, dove i bordi di ogni parte e i punti sul fiore formano la bellezza del fiore. Ma quando il punto o la parte del fiore estendono il loro limite, che sia poco o tanto, questo rende tutto il fiore sgradevole. È impossibile prendere solo una parte del fiore ed esaminarla a parte, per cui in quel momento questa parte non ha né bellezza né gloria.

Questo è il significato dell’allegoria ne Lo Zohar (Il Commentario Sulam, Nasso, Punto 19) riguardo a due uomini che sono su una barca, e uno dei due fa un buco sotto i suoi piedi. Il suo amico lo ammonisce: “Perché stai facendo un buco?”. E lo sciocco risponde, “Perché te ne dovrebbe importare? Sto facendo un buco sotto di me!” Ma in effetti, è il singolo uomo che rovina la bellezza dell’intera immagine.

Da ciò comprendiamo che nella distruzione del Primo Tempio, l’artigiano e il fabbro ferraio non salvarono il Tempio dalla rovina perché fu la maggior parte dei loro contemporanei a rovinare la bellezza, sebbene in loro non ci fosse alcun difetto, in quanto la profezia non è presente in un luogo difettoso e nemmeno in un luogo piccolissimo.

Questo è il significato della preghiera in pubblico, che un uomo non deve escludersi dalla gente e chiedere per se stesso, e nemmeno per arrecare contentezza al proprio artefice, ma solamente per tutta la gente. È così perché un uomo non può estendere il proprio limite quando i limiti del resto dei germogli del fiore rimangono dove sono, in quanto come la piccolezza macchia la bellezza, così fa la grandezza, poiché i limiti di tutte le linee e di tutti i cerchi del fiore devono essere correlati.

Questo è il significato di (Salmi, 22:20) “Libera la mia vita dalla spada, l’unica mia dal cane”. Colui che si stacca dagli altri uomini per chiedere specificamente per la propria anima, non costruisce. Al contrario, egli infligge la rovina alla sua anima, come in (Midrash Rabah, Capitolo 7, Punto 6) “Tutto di colui che è orgoglioso”, ecc., in quanto non può esserci un uomo che si ritira dalla gente, a meno che non ci sia un aspetto di orgoglio. Guai a costui, in quanto egli infligge la rovina alla sua anima, in quanto colui che prende dal fiore, non solo condanna la bellezza del fiore in generale, che c’è un difetto nel suo valore, ma anche quella parte specifica non ha assolutamente alcuna gloria o bellezza, e nessun colore nell’occhio lo riguarderà.

Per questa ragione, egli rovina la sua anima, e provoca anche la dazione della sua Yechida (solo uno) ad un cane, cioè BON, la divisione dei punti, mentre MA è la connessione in un solo fiore, e Yechida è colui che riceve la luce di MA, ed ogni persona ha una Yechida, cioè la propria espansione.

Questo è ciò che causa ogni limite, cioè la sensazione dell’uomo che si percepisce come un sé unico, cioè uno soltanto. Di fatto, alla radice, egli è chiamato Yechida (solo uno) perché lì, tutte le anime di Israele sono uno, una collettività, come in “contare un numero e non c’è alcun numero”, e come in “collettività ed individuo”, come nella scelta. Tutto ciò che si richiede al lavoro dell’uomo è di estendere sopra di sé la luce di Yechida, che sarà completata solamente quando tutte le greggi saranno radunate.

Anche durante il lavoro, quando l’uomo prega da solo, contro la sua volontà egli si stacca dalla gente e rovina la sua anima, che arriva da Chazeh e in basso, come nella rivelazione e nella particolarizzazione delle anime. Inoltre, Yechida passa al cane anche alla radice, come nell’espansione del nome, BON, in (Isaia 56:10) “Cani muti, incapaci di abbaiare”. Cioè, il loro pianto non salirà assolutamente al cielo, allo Zivug di MA e a BON, cioè per unire, ma verrà dato piuttosto ad un cane, nel senso della separazione, come in Hav! Hav! (in ebraico abbaiare, ma anche “dare”,) delle figlie del Gehenom.

Questo è il significato di (Esodo, 10:23) “Ma per tutti i figli di Israele vi era luce là dove abitavano”, cioè nel loro dimorare sul trono, il che è da Chazeh e in basso. È un luogo in cui Hassadim è rivelata ed espansa (in quanto in NHY l’interiorità non scompare e lì non ci sono viscere), e ancora: “Neppure un cane abbaierà” (Esodo 11:7). Cioè, non ci fu nemmeno un risveglio di nessuno tra i figli di Israele per domandare qualcosa di personale, come in Hav! Hav!, in quanto nessuno aveva bisogno di qualcosa, poiché essi non si percepivano come sé separati, e questa fu la loro forza per uscire dall’Egitto con una mano possente.

Di conseguenza, ogni uomo deve unirsi con tutta la propria forza alla totalità di Israele con ogni supplica al Borè nella preghiera e nel lavoro, poiché svelare prima la propria nudità è motivo di insolenza e di grande disgrazia, ecc.

Questo è il significato di (Esodo 20:26) “Non salirai sul Mio altare per mezzo di gradini”, cioè come un individuo, dove uno è al di sopra dell’altro. Ed è effettivamente questo ciò che l’uomo desidera per vantarsi contro il seme della santità, e la nazione santa non ha bisogno di lui. Egli marcia alla testa della nazione santa e pretende grandezza rispetto a loro. Questa è una disgrazia di cui non dobbiamo fare cenno d’ora in poi.

Invece, egli si deve includere nell’unico, la radice di tutto Israele, come in (Isaia 44:6) “Io sono il primo e sono l’ultimo”. E allora la sua forza sarà proprio come la forza di Yaakov. In quel momento, egli sarà capace di far rotolare la pietra dall’imboccatura del pozzo con mano possente e darà da bere a tutte le greggi dal pozzo d’acqua, poiché il precedente limite sarà innalzato da tutte le anime di Israele, sia al di sotto che al di sopra di lui.

Inoltre, le raffigurazioni dei limiti del fiore che rendono gloria e bellezza non cambieranno affatto, in quanto rimarranno nella loro precedente raffigurazione. Ma il limite della santità in generale sarà esteso grandemente, portando la luce a tutti i figli di Israele nei luoghi della loro dimora. E allora, anche il cane proprio dell’uomo rimarrà stordito, poiché apparirà la luce della bellezza, come nel luogo della sua dimora, cioè dal Chazeh e in basso, poiché questa è la natura della luce della collettività che si trova sull’uomo che si è annullato rispetto alla sua propria individualità, e non si percepisce.

GLOSSARIO semplificato

dei termini studiati al corso

600.000 anime: frammenti dell’unica creazione, dell’anima generale chiamata “Adamo”. E’ una qualità della connessione.

Adam HaRishon: (Adamo) l’anima creata in principio prima della frammentazione. E’ la prima struttura che ha il desiderio di assomigliare al Borè.

Anima: La creatura, il desiderio originale che è stato creato.

Ari: L’abbreviazione di Ashkenazi Rav Yitzhak, il nome completo è Yitzhak Luria Ashkenazi (1534 – 1572). Il fondatore della Scuola Lurianica di Kabbalah, il metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore (XVI sec.).

Baal HaSulam: Il secondo nome di Yehuda Leib HaLevi Ashlag (1884 – 1954). L’autore del metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore, l’autore del commentario dello Zohar e tutti i lavori di Ari.

Binà:  la fase 2 della creazione, proprietà di dazione nella creazione.

Borè: significa Creatore e deriva dall’ebraico Bo-re (vieni e vedi-verifica).  Non è qualcosa di cui avere fede, è la forza dell’amore e della dazione.

Chochmà: (Saggezza) è la fase 1 della creazione.

Corpo: (Guf) sono i desideri che eseguono le intenzioni del Rosh del Parzuf.

Correzione: (Tikkun) cambiare l’intenzione del desiderio di ricevere per modificare la percezione della realtà.

Creatura: deriva dalla parola ebraica Nivrà che vuol dire fuori dal grado, cioè che non ha ancora conseguito la realtà spirituale.

Desiderio: il motore sia della vita biologica sia della vita spirituale.

Divinità: desiderio speciale di conseguire la Fonte di tutta la vita.

Egitto: desiderio di ricevere egoistico.

Ein Od Milvado: significa non esiste nulla tranne Lui.

Incarnazione: ciclo che fa l’anima in ogni gradino spirituale, anche nella stessa vita.

Israele: combinazione di 2 parole Yashar-El e significa dritto al Borè. Coloro che hanno il desiderio di conseguire la dazione si chiamano Israele.

Kabbalah: saggezza della ricezione del bene.

Keter: (Corona) detta fase radice, fase zero. E’ l’essenza del Divino, della dazione e dell’amore.

Kli: vaso, desiderio (plurale Kelim).

Luce: il piacere, il conseguimento del desiderio di dare.

Malchut: (Regno) è la quarta e ultima fase dello sviluppo del desiderio di ricevere.

Mitzvah: (precetto, plurale Mitzvot), comandamento. Ogni atto che mi avvicina alla realtà dell’anima di Adam HaRishon. E’ la correzione del cuore.

Mondo spirituale: realtà che è fuori dal nostro mondo e dalla nostra natura.

Nazioni del mondo: sono tutti i desideri comuni.

Neshamà: è l’anima in ebraico.

Olam: significa mondo e deriva dalla parola Alamà (occultamento).

Parlante: è l’Adamo che è in noi, il punto nel cuore

Partzuf: Struttura spirituale che consiste in dieci Sefirot.

Pitcha: in ebraico significa prefazione. E’ l’introduzione alla struttura dei mondi superiori.

Punto nel cuore: un desiderio nuovo per la spiritualità, desiderio di dare.

Rabash: Abbreviazione del Rav Baruch Shalom, nome completo Baruch Shalom HaLevi Ashlag  (1906 – 1991), l’autore del libro “ Shlavey Sulam” (“ I gradini della scala” in ebraico) – una descrizione dettagliata dell’ascesa dell’uomo al mondo Spirituale.

Rashbi: Rabbi Shimon Bar Yochai, l’autore dello Zohar (III sec. A. C. ).

Radice: è il conseguimento finale dei kabbalisti, la sorgente di tutti i conseguimenti. La dazione, il desiderio di dare.

Ramo: è il desiderio di ricevere.

Rosh: è il capo, la testa del Partzuf, dove ci sono le intenzioni.

Santità: (Kedushà) deriva dalla parola Kadosh (distinto e separato dall’ego).

Sefira: (plurale Sefirot) è l’ego corretto ad un certo livello, in un certo modo. Quindi, risplende ed è chiamato Sefirot (che viene dal termine ebraico “sapphire”) luminoso.

Spiritualità: la forza della dazione

Torah: significa luce (dalla parola Horaa che significa “Insegnamenti”, o dalla parola Ohr “Luce”). E’ un testo che esprime le correzioni che bisogna fare nel desiderio di ricevere.

Yud Hey Vav Hey: è il Tetragramma, il nome del Borè. È l’algoritmo, il calco di tutta la creazione.

Zeir Anpin: (Piccolo Volto) è la fase 3 della creazione, ricevere al fine di dare, è una struttura spirituale già realizzata ma in forma piccola, non consapevole.

Zohar: libro dello splendore. E’ un testo fondamentale per la saggezza della Kabbalah, scritto da 10 kabbalisti che hanno conseguito pienamente questa saggezza.

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