Fate quanto la vostra forza vi permette e la salvezza del Signore arriverà in un batter d’occhio. La cosa fondamentale che si pone oggi davanti a voi è l’unità degli amici. Sforzatevi sempre di più a questo proposito, poiché essa può completare tutte le mancanze.
È scritto: «Quando l’alunno viene mandato in esilio, anche il suo Rav viene mandato in esilio con lui». Questa interpretazione era ardua per i nostri Saggi, (che si chiedevano): com’è possibile che le accuse dominino nella Toràh e nel lavoro del discepolo, fino al punto da essere allontanato dal Creatore, e questo dopo che si è unito ad un vero Rav?
A questo proposito è stato spiegato che, nel tempo della sua discesa, allo studente sembra che anche il Rav discenda con lui. E poiché è così che avviene in verità, allora egli non potrà godere del suo Rav se non per quello che egli sente nel suo cuore. Di conseguenza egli non avrà altro che un Rav limitato ed inferiore, nella stessa misura secondo la quale egli lo ha raffigurato, mandando quindi sé stesso ed il suo Rav in esilio.
L’inizio dell’esilio in Egitto e della schiavitù incomincia con lo scritto: «Si elevò sull’Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe». Questo significa che si rivelò un nuovo padrone nelle menti d’ogni singola persona, un nuovo e recente predominio, poiché gli uomini erano caduti dal loro stato precedente, come spiegato sopra: «Quando l’alunno viene mandato in esilio, anche il suo Rav viene mandato in esilio con lui» .
Essi dunque “Non conobbero Giuseppe”. Cioè, non furono come lui, eccetto per quello che in cuor loro avevano pensato di lui. Per cui delinearono nei loro cuori l’immagine di un Giuseppe a loro somiglianza. E poiché “Non conobbero Giuseppe” ebbe inizio la schiavitù. In altre circostanze, il Giusto li avrebbe certamente protetti e non si sarebbe delineata in loro la distinzione di esilio e di schiavitù.