- COS’È LA SPIRITUALITÀ?
- LA FILOSOFIA RISPETTO ALLA SUA ESSENZA
- LA SPIRITUALITÀ È UNA FORZA SENZA IL CORPO
- IL VASO SPIRITUALE È CHIAMATO “UNA FORZA”
- LUCI E VASI
- LUCI E VASI (IL SIGNIFICATO DELLE PAROLE)
- MATERIA E FORMA NELLA KABBALAH
- ABYA
- L’ORIGINE DELL’ANIMA
- L’ELEMENTO ACIDO
- UNA FORZA UGUALE NELLO SPIRITUALE E NEL MATERIALE
- IL CORPO E L’ANIMA IN COLORO CHE SONO SUPERIORI
- LUCI E VASI
- COME PUÒ CIÒ CHE È SPIRITUALE GENERARE LA MATERIALITÀ?
- LA PSICOLOGIA MATERIALISTICA
- IO SONO SALOMONE
- TRE OSTACOLI
La filosofia ha dovuto affrontare un sacco di difficoltà per dimostrare che la materialità è generata dalla spiritualità e che l’anima genera il corpo. Ad ogni modo, le sue parole non possono essere accettate dal cuore in nessun modo. Il loro principale sbaglio sta nell’erronea percezione della spiritualità: esse stabiliscono che la spiritualità dà origine alla corporalità, il che è certamente una frottola.
Ogni genitore deve in qualche modo assomigliare alla sua progenie. Questa relazione è il percorso attraverso il quale la sua continuità si estende. Inoltre, chiunque agisca su qualcosa deve avere qualche riferimento attraverso il quale entrare in contatto con ciò su cui agisce. Poiché si dice che la spiritualità è priva di ogni aspetto materiale, allora un percorso del genere qui non esiste, e non esiste una relazione attraverso la quale la spiritualità può mettersi in contatto con la materialità e avviare qualche genere di movimento.
Tuttavia, comprendere il significato della parola “spiritualità” non ha niente a che fare con la filosofia. Questo perché ci si chiede: come possono discutere di qualcosa che non hanno mai visto o percepito? Su cosa si basano le loro prime conoscenze?
Se c’è una definizione che può distinguere la spiritualità dalla corporalità, essa appartiene solamente a coloro che hanno conseguito un concetto spirituale e lo hanno percepito. Questi sono i veri Kabbalisti; quindi, è della saggezza della Kabbalah che abbiamo bisogno.
LA FILOSOFIA RISPETTO ALLA SUA ESSENZA
La filosofia ama occuparsi della Sua Essenza e dimostrare quali regole non si applicano a Lui. Tuttavia, la Kabbalah non si preoccupa affatto di questo. Infatti, come può l’impercettibile e l’inconseguibile essere definito? In quanto, se vedi un oggetto da lontano e riconosci le sue negatività, cioè tutto quello che non è, anche questo è considerato come vedere e come una certa misura di riconoscimento. Se un oggetto è del tutto fuori dalla propria vista, anche le sue caratteristiche negative non si vedono.
Se, per esempio, vediamo da lontano un’immagine nera, ma riusciamo comunque a stabilire che non si tratta né di un umano né di un uccello, questa è considerata una visione. Se fosse stata ancora più lontana, non saremmo stati in grado di stabilire che non era una persona.
Questa è l’origine della confusione della filosofia e della sua invalidità. La filosofia ama gloriarsi del comprendere tutti gli aspetti negativi della Sua Essenza. Tuttavia, i saggi della Kabbalah, a questo punto, chiudono loro la bocca e non Gli danno nemmeno un nome semplice, in quanto noi non definiamo con un nome o una parola qualcosa che non conseguiamo. Questo perché una parola indica un certo livello di conseguimento. Tuttavia, i Kabbalisti parlano parecchio della Sua illuminazione nella realtà, cioè tutte quelle illuminazioni che i Kabbalisti hanno effettivamente conseguito, che sono un conseguimento validamente tangibile.
LA SPIRITUALITÀ È UNA FORZA SENZA IL CORPO
Questo è ciò che i Kabbalisti definiscono come “spiritualità” ed è di questo che parlano. La spiritualità non ha immagine, spazio, tempo ed alcun valore corporale (secondo me, la filosofia ha genericamente indossato un mantello che non è il suo, in quanto ha rubacchiato delle definizioni dalla saggezza della Kabbalah e ne ha fatto delle prelibatezze adatte alla comprensione umana. Se non fosse stato per questo, non avrebbero mai pensato di realizzare un tale acume). Tuttavia, si tratta solamente di una forza potenziale, nel senso che non è una forza rivestita in un ordinario corpo fisico, ma si tratta di una forza senza un corpo.
IL VASO SPIRITUALE È CHIAMATO “UNA FORZA”
Questo è il momento in cui precisare che la forza di cui parla la spiritualità non si riferisce alla Luce spirituale stessa. Questa Luce spirituale si estende direttamente dalla Sua essenza ed è perciò della Sua stessa Essenza. Ciò significa che non abbiamo nessuna percezione e nessun conseguimento della Luce spirituale che potremmo definire con un nome. Anche il nome “Luce” è preso in prestito e non è reale. Di conseguenza, dobbiamo sapere che il nome “Forza” senza un corpo si riferisce specificamente al “vaso spirituale”.
LUCI E VASI
Perciò, non dobbiamo indagare in che modo i saggi della Kabbalah, che riempiono l’intera saggezza con le loro intuizioni, distinguano tra le varie Luci. Il che avviene perché queste osservazioni non si riferiscono alle stesse Luci, ma all’impressione del vaso, che è la forza di cui sopra, il quale viene influenzato dall’incontro con la Luce.
LUCI E VASI (IL SIGNIFICATO DELLE PAROLE)
E questo è il punto dove dev’essere tracciata una linea tra il dono e l’amore che crea. Le Luci, cioè l’impressione percepita dal vaso, che è conseguibile, è chiamata “forma e materia insieme”. L’impressione è la forma e la forza di cui sopra è la materia.
Tuttavia, l’amore che viene creato è considerato una “forma senza materia”. Ciò significa che se separiamo l’amore dal dono stesso, come se non fosse mai stato rivestito, ma solamente nel nome astratto “l’amore di Dio”, allora viene considerato come una forma. In questo caso, questa messa in pratica è considerata come “Kabbalah Formativa”. Tuttavia, sarebbe comunque considerato come reale, senza alcuna somiglianza con la Filosofia Formativa, in quanto lo spirito di questo amore rimane nel conseguimento, completamente separato dal dono, che è la Luce stessa.
MATERIA E FORMA NELLA KABBALAH
La ragione è che sebbene questo amore sia meramente una conseguenza di questo dono, resta comunque di gran lunga più importante del dono stesso. È come un grande re che dona un oggetto inutile ad un uomo. Sebbene il dono stesso sia senza valore, l’amore e l’attenzione del re lo rendono inestimabile e prezioso. Il che è completamente separato dalla materia, riguardando la Luce ed il dono, in un modo che il lavoro e la distinzione rimangono impressi nel conseguimento insieme soltanto all’amore stesso, mentre il dono viene apparentemente dimenticato dal cuore. Perciò, questo aspetto della saggezza è chiamato la “Saggezza Formativa della Kabbalah”. In verità, questa parte è la parte più importante della saggezza.
ABYA
Questo amore è fatto di quattro parti che somigliano molto all’amore umano: quando all’inizio riceviamo un dono, noi comunque non consideriamo la persona che dona il regalo come qualcuno che ci ama, molto di più poi se colui che dona il regalo è una persona importante e colui che lo riceve non è uguale a lui.
Tuttavia, il continuo dare e la perseveranza faranno sembrare anche la persona più importante come un amante vero ed eguale. E questo succede perché la legge dell’amore non si applica tra il grande ed il piccolo, in quanto due veri amanti si devono sentire uguali.
Pertanto, qui si possono misurare quattro livelli di amore. L’incontro è chiamato Assiya, la ripetizione della dazione dei doni è chiamata Yetzira e la manifestazione dell’amore stesso è chiamata Beria.
È qui che inizia lo studio della Saggezza Formativa della Kabbalah, in quanto è a questo livello che l’amore viene separato dai doni. Questo è il significato di “e creano oscurità”, nel senso che la Luce è eliminata da Yetzira e l’amore rimane senza la Luce, senza i suoi doni.
Poi arriva Atzilut. Dopo che ha assaggiato e separato interamente la forma dalla materia, come in, “e creano l’oscurità”, esso è diventato degno di ascendere al livello di Atzilut, dove la forma riveste la sostanza ancora una volta, cioè la Luce e l’amore sono di nuovo insieme.
L’ORIGINE DELL’ANIMA
Tutto ciò che è spirituale viene percepito come una forza separata dal corpo perché la spiritualità non ha un’immagine materiale. Tuttavia, per questa ragione, rimane isolata e completamente separata dalla materialità. In uno stato del genere, come può la spiritualità mettere in moto qualcosa di materiale, di più ancora generare qualcosa di fisico, quando non presenta alcuna relazione attraverso la quale potere entrare in contatto con qualcosa di fisico?
L’ELEMENTO ACIDO
La verità, tuttavia, è che la forza stessa viene anche considerata come una vera materia, proprio come ogni materia fisica del mondo concreto, ed il fatto che non abbia un’immagine che i sensi umani possano percepire non riduce il valore della sostanza, che è la “forza”.
Prendi per esempio una molecola di ossigeno: è un elemento costitutivo di molti materiali del mondo. Però, se prendi una bottiglia con dell’ossigeno puro senza che sia mescolato con altre sostanze, vedrai che sembrerà come se la bottiglia fosse completamente vuota. Non sarai in grado di distinguerlo; sarà del tutto come l’aria, intangibile e invisibile all’occhio.
Se toglieremo il tappo per annusarla, non sentiremo alcun odore; se la assaggeremo, non troveremo alcun sapore, e se la metteremo su una bilancia, non peserà di più di una bottiglia vuota. Lo stesso vale anche per l’idrogeno, che è senza sapore, senza odore e senza peso.
Tuttavia, quando mettiamo insieme questi due elementi, essi formano immediatamente un liquido: l’acqua potabile, la quale possiede sia un gusto che un peso. Se metteremo dell’acqua dentro la calce attiva, si mescolerà immediatamente con essa e diventerà solida come la calce stessa.
Dunque, gli elementi ossigeno ed idrogeno dei quali non c’è assolutamente una percezione tangibile, diventano un corpo solido. Perciò, come possiamo stabilire che le forze naturali non sono delle sostanze fisiche solamente perché non sono costituite in modo tale che i nostri sensi le possano percepire? Inoltre, possiamo certamente vedere che la maggior parte dei materiali tangibili del nostro mondo sono fatti principalmente dall’elemento ossigeno, che i sensi umani non riescono a percepire!
Inoltre, anche nella realtà tangibile, lo stato solido e liquido che possiamo chiaramente percepire nel nostro mondo tangibile potrebbero trasformarsi in aria e vapore ad una certa temperatura. Allo stesso modo, i vapori possono tornare solidi quando la temperatura scende.
In questo caso, dovremmo chiedere, come fa un uomo a dare ciò che non possiede? Noi capiamo chiaramente che tutte le immagini tangibili arrivano da elementi che sono di per se stessi intangibili e che non esistono come materia di per se stessi. Allo stesso modo, tutte le immagini fisse che noi conosciamo e che usiamo per definire la materia sono inconsistenti e non hanno un loro diritto di esistere. Anzi, la materia si veste o si spoglia di una forma in base alle condizioni come il caldo o il freddo.
La parte principale della sostanza materiale è la “forza” che esiste in essa, sebbene non siamo ancora in grado di riconoscere queste forze, come con gli elementi chimici. Magari in futuro queste forze saranno scoperte nella loro forma pura, come è successo solo recentemente per gli elementi chimici.
UNA FORZA UGUALE NELLO SPIRITUALE E NEL MATERIALE
In una parola: tutti i nomi che noi assegniamo alla materia sono completamente inventati, nel senso che originano dalla concreta percezione dei nostri cinque sensi. Essi non esistono di per se stessi. D’altra parte, anche tutte le definizioni che assegniamo alla forza, separata dalla materia, sono inventate. Anche quando la scienza raggiungerà il suo sviluppo finale, dovremo comunque riferirci solamente alla realtà tangibile. Ciò significa che dentro ogni operazione materiale che vediamo e percepiamo, dobbiamo percepire chi la compie, che è anch’esso una sostanza, come l’operazione stessa. C’è una correlazione tra loro, o non sarebbero arrivati ad incontrarsi.
Dobbiamo sapere che questo sbaglio di separare chi compie l’operazione dall’operazione stessa arriva dalla Filosofia Formativa, che insisteva nel provare che l’azione spirituale influenza l’operazione materiale. Il che era il risultato di supposizioni sbagliate come quelle di cui sopra, di cui la Kabbalah non ha alcun bisogno.
IL CORPO E L’ANIMA IN COLORO CHE SONO SUPERIORI
L’opinione della Kabbalah in questa materia è chiarissima, ed esclude ogni commistione con la filosofia. Questo perché nella mente dei Kabbalisti, anche le entità concettuali spirituali e separate sono comunque fatte da un corpo e un’anima. La filosofia, invece, nega che queste entità abbiano alcuna corporalità e le descrive come delle sostanze puramente concettuali, sebbene si parli di entità spirituali, quindi più sublimi ed indefinibili.
Perciò, non c’è bisogno di chiedersi come due possano vincere il premio e dire che sono complessi. Oltretutto, la filosofia crede che tutto ciò che è complesso alla fine si disintegrerà e si decomporrà, cioè morirà. Quindi, come può un uomo dichiarare che corpo e anima sono entrambi complessi ed eterni?
LUCI E VASI
In verità, i pensieri dei filosofi non sono i nostri pensieri, in quanto il modo di operare dei saggi della Kabbalah è quello di trovare un pratico riscontro del conseguimento, rendendone impossibile la sua revoca con una riflessione intellettuale. Ma lasciami porre questa materia in termini chiari in modo che sia comprensibile a tutti.
Per prima cosa dobbiamo sapere che la differenza tra le Luci ed i vasi viene immediatamente creata nel primo essere emanato da Ein Sof (Infinito). Naturalmente, la prima emanazione è anche la più completa e la più pura rispetto a tutto quello che viene dopo. È certo che riceva questa piacevolezza e completezza dalla Sua Essenza, che desidera concedergli ogni godimento ed ogni piacere.
È risaputo che la misurazione del piacere è dato essenzialmente dal desiderio di riceverlo. Questo perché ciò che vogliamo ricevere di più lo sentiamo come il massimo piacere. A causa di questo dovremmo discernere due osservazioni in questa prima emanazione: il “desiderio di ricevere” questa Essenza ricevuta e la stessa Essenza ricevuta.
Dovremmo anche sapere che il desiderio di ricevere è ciò che percepiamo come il “corpo” dell’emanato, cioè la sua originale essenza, che è il vaso per ricevere il Suo bene. La seconda riguarda l’Essenza del bene che è ricevuto, che è la Sua Luce, che è eternamente estesa all’emanazione.
Ne consegue che distinguiamo necessariamente due discernimenti che si rivestono a vicenda anche nel concetto spirituale più sublime che il cuore possa concepire. È l’opposto dell’opinione della filosofia, che ha elaborato il concetto secondo il quale le entità separate non sono materialità complesse. È necessario che questo “desiderio di ricevere”, che esiste necessariamente nell’emanato (in quanto, senza di esso non ci sarebbe alcun piacere ma coercizione, e nessuna sensazione di piacere) sia assente nella Sua Essenza. Questa è la ragione del nome “emanato”, poiché non è più la Sua Essenza, infatti: da chi Egli riceverebbe?
Tuttavia, la ricompensa che riceve fa necessariamente parte della Sua Essenza, poiché qui non c’è bisogno di alcuna innovazione. Quindi, vediamo la grande differenza tra il corpo generato e l’abbondanza ricevuta, che è considerata la Sua Essenza.
COME PUÒ CIÒ CHE È SPIRITUALE GENERARE LA MATERIALITÀ?
È all’apparenza difficile comprendere come qualcosa di spirituale possa generare ed estendere qualcosa di materiale. Questa domanda riguarda un’antica discussione filosofica sulla quale è stato versato molto inchiostro nel tentativo di risolverla.
La verità è che si tratta di una domanda difficile se un uomo segue la dottrina dei filosofi. Questo perché loro hanno stabilito la forma della spiritualità senza alcuna connessione a ciò che è materiale. Il che produce una domanda difficile: come può qualcosa di spirituale portare o generare qualcosa di materiale?
Ma è la visione dei saggi della Kabbalah a non essere per niente difficile, in quanto i loro termini sono l’esatto opposto di quelli usati dai filosofi. I Kabbalisti sostengono che ogni qualità spirituale eguagli una qualità materiale come due gocce d’acqua in uno stagno. Quindi, il rapporto è di massima affinità e non c’è separazione tra i due, tranne che nella sostanza: ciò che è spirituale è fatto di sostanza spirituale e ciò che è materiale è fatto di sostanza materiale.
Tuttavia, tutte le qualità delle sostanze spirituali coincidono anche con le qualità delle sostanze materiali, come spiegato nell’articolo: “L’Essenza della Saggezza della Kabbalah”.
La vecchia filosofia presenta tre opinioni che diventano tre ostacoli alla mia spiegazione: il primo riguarda la loro posizione secondo la quale il potere dell’intelletto umano è l’anima eterna, l’essenza dell’uomo. Il secondo riguarda la loro supposizione che il corpo sia il risultato dell’anima. Il terzo riguarda il fatto che secondo loro le entità spirituali non sono oggetti complessi ma semplici.
LA PSICOLOGIA MATERIALISTICA
Questo non è certo il posto giusto per discutere con i filosofi delle loro congetture pre-costruite, ma è superato anche il momento dei sostenitori di questi punti di vista e la loro autorevolezza non è più riconosciuta. Noi dovremmo ringraziare gli esperti della psicologia materialistica per questo, che ha costruito le sue basi sulle rovine di chi c’era prima, conquistando il favore del pubblico. Adesso tutti ammettono la nullità della filosofia in quanto non è costruita su fondamenta concrete.
Questa antica dottrina diventò un ostacolo e una spina fatale per i saggi della Kabbalah perché, dove i filosofi avrebbero dovuto sottomettersi ai saggi della Kabbalah, e adottare l’astinenza e la prudenza, la santità e la purezza, prima ancora che i saggi avessero svelato loro anche il più piccolo concetto spirituale, essi avevano facilmente ricevuto quello che volevano dalla filosofia formativa. Senza alcun costo o compenso, essi li abbeverarono a sazietà alla loro fonte di saggezza e li trattennero dal gettarsi nella saggezza della Kabbalah fino a quando la saggezza non fu quasi dimenticata in Israele. Dunque, noi siamo grati alla psicologi materialistici per avergli dato un colpo fatale.
IO SONO SALOMONE
Quanto detto sopra somiglia molto alla fiaba che i nostri saggi raccontano: Asmodeus (il diavolo) condusse Re Salomone per quattrocento parsa (una misurazione di distanza) da Gerusalemme e Lo lasciò senza denaro e mezzi di sostentamento. Poi si sedette sul trono di Re Salomone, mentre il Re implorava di porta in porta. In ogni luogo in cui arrivava diceva: “Io sono un Ecclesiasta!” ma nessuno gli credeva. E così andò di città in città dichiarando: “Io sono Salomone!”. Ma quando arrivò dai Sanhedrin (i saggi del Talmud) essi dissero: “Uno sciocco non dichiara in continuazione la stessa sciocchezza, dicendo: ‘Io ero un re’”.
Sembra come se il nome non sia l’essenza di una persona, ma lo sia invece il possessore del nome. Perciò, come può un uomo saggio come Salomone non essere riconosciuto se egli è in verità il possessore del nome? Inoltre, è l’uomo che definisce il nome e che dovrebbe dimostrare la sua saggezza!
TRE OSTACOLI
Ci sono tre ragioni che ci impediscono di conoscere il possessore del nome:
- A causa della sua veridicità, la saggezza diventa chiara solamente quando tutti i suoi dettagli si manifestano insieme. Perciò, prima che un uomo conosca la saggezza nel suo insieme, è impossibile capirne anche solo una minima parte. Dunque, ci occorre la divulgazione della sua veridicità, in modo di avere una pregressa fede in essa che ci permetterà di fare un grande sforzo.
- Proprio come Asmodeus, il demone, che indossò gli abiti di Re Salomone ed ereditò il suo trono, la filosofia si sedette sul trono della Kabbalah ricorrendo a dei concetti più semplici da comprendere, in quanto la menzogna viene accettata velocemente. Perciò, qui abbiamo un doppio problema: primo, la saggezza della verità è profonda e faticosa, mentre la filosofia è falsa e facile da comprendere; secondo, è superflua, in quanto la filosofia è abbastanza soddisfacente.
- Come il demone sostenne che Re Salomone era matto, la filosofia deride e respinge la Kabbalah.
Tuttavia, fintanto che la saggezza è sublime, è elevata al di sopra degli uomini e separata da loro. Poiché egli era l’uomo più saggio tra gli uomini, egli era anche il più elevato rispetto agli altri uomini. Dunque, gli studiosi più attenti non lo potevano capire, tranne che quegli amici, cioè i Sanhedrin, a cui egli aveva insegnato la sua saggezza ogni giorno, per giorni e anni. Furono loro a comprenderlo e divulgarono il suo nome nel mondo intero.
La ragione di questo è che questa minuta saggezza è percepita in cinque minuti, ed è quindi conseguibile da tutti e può essere facilmente divulgata. Invece, un concetto astruso non sarà compreso in meno di parecchie ore. Potrebbero volerci anche giorni o anni, dipende dall’intelligenza. Di conseguenza, i più grandi studiosi saranno compresi solamente da pochi prescelti in ogni generazione, perché i concetti profondi si basano su una grande quantità di conoscenza pregressa.
Non è perciò una sorpresa che il più saggio di tutti gli uomini, che fu esiliato in un luogo dove non era conosciuto, non poté dimostrare la sua saggezza e nemmeno mostrare un accenno della sua saggezza prima che essi ebbero creduto che lui
era il possessore del nome.
E lo stesso succede con la saggezza della Kabbalah ai giorni nostri: le difficoltà e l’esilio in cui ci siamo imbattuti ci ha portati a dimenticarcene (e se ci sono degli uomini che la praticano, non lo fanno a suo beneficio, ma anzi la danneggiano, in quanto non l’hanno ricevuta da un Kabbalista saggio). Dunque, in questa generazione, è come se Re Salomone fosse in esilio, dichiarando: “Io sono la saggezza, e tutti i sapori della religione e della Torah sono in me”, eppure nessuno ci crede.
Da qui nasce una perplessità, poiché, se si tratta di una saggezza sincera, non può essa stessa presentarsi come tutte le altre saggezze? Non può. Come Re Salomone non poté dimostrare la sua saggezza agli studiosi nel luogo del suo esilio e dovette tornare a Gerusalemme, al luogo dei Sanhedrin, che avevano studiato con Re Salomone e lo conoscevano, e che testimoniarono la profondità della sua saggezza, e lo stesso succede con la saggezza della Kabbalah: richiede dei grandi saggi che esplorino il loro cuore per studiarla per venti o trent’anni. Solamente allora potranno darne testimonianza.
E come Re Salomone non poté impedire ad Asmodeus di sedersi sul suo trono, facendo finta di essere lui finché non arrivò a Gerusalemme, così i saggi della Kabbalah osservano la teologia filosofica e lamentano che essi hanno rubato il rivestimento superiore della loro saggezza, che Platone ed i suoi predecessori della Grecia avevano acquisito studiando con i discepoli dei profeti di Israele. Essi hanno rubato gli elementi basilari alla saggezza di Israele e hanno indossato un abito che non è il loro. Fino ad oggi, la filosofia teologica siede sul trono della Kabbalah e ne eredita gli onori.
E chi poteva credere ai saggi della Kabbalah mentre altri sedevano sul suo trono? È come quando non credevano che Re Salomone fosse in esilio, poiché sapevano che era seduto sul suo trono, ma era il demone Asmodeus. Come successe con Re Salomone, non c’è speranza che la verità venga alla luce, in quanto la saggezza è profonda e non può essere rivelata con dimostrazioni o esperimenti tranne che nei confronti di quei sostenitori che si dedicano ad essa con anima e cuore. Proprio come i Sanhedrin non riconobbero Re Salomone fintanto che la menzogna di Asmodeus non fu rivelata, così la Kabbalah non può provare la sua natura e la sua veridicità. Infatti, nessuna rivelazione basterà al mondo per conoscere la Kabbalah, prima che la pochezza e la falsità della filosofia teologica, che ha preso il suo trono, siano portate a galla.
Perciò, non ci fu salvezza per Israele fino a quando la psicologia materialistica apparve assestando un colpo letale alla testa la filosofia teologica. Ora, ogni uomo che cerca il Signore deve riportare la Kabbalah sul suo trono e ristabilire la sua gloria passata.