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Tu-bishvat

“Così è scritto: perché l’uomo è un arbusto del campo, tutti i lavori che si usano fare su di un albero affinché sia in grado di fruttificare, si effettuano anche sull’uomo ed i frutti sono le decisioni dell’uomo”. Rabash, lettera 18.

Pagine-da-Tu-bishavat---estratto-da-Iarchon-nr-148---Febbraio-2017Nel corso della nostra vita ci prefissiamo degli scopi ed investiamo molte energie per raggiungerli. Guardando da un’altra prospettiva, ci sembra che le nostre aspirazioni cambino continuamente – “il frutto” che abbiamo colto ieri non ci attira già più e quindi cerchiamo altre mete da realizzare. C’è qualcosa dentro di noi che non ci dà tregua e ci spinge incessantemente ad una nuova sfida, ad un piacere diverso, un frutto ancora più dolce. E’ normale. Secondo la Saggezza della kabbalah siamo stati creati per provare piacere infinito, per scoprire tutto ciò che di buono esiste nel creato.

Il frutto dolce ed in assoluto il migliore al quale tutti noi aspiriamo anche se la maggior parte di noi non lo sa, è il rapporto con Bore’, il Creatore, diventare “come il S-ignore, conoscitore del bene e del male” (Bereshit, 3,5). Quando raggiungeremo questo, conosceremo lo stato che la Saggezza della kabbalah chiama “giardino dell’eden”.

L’albero della Vita

Tu-bishvat (n.d.r. 9 del mese shvat) preannuncia l’inizio della stagione più magica dell’anno: l’aria diventa limpida, i cieli si schiariscono ed i raggi del sole filtrano tra le fronde  degli alberi. L’inverno è quasi alla fine e la primavera alle porte e si intravedono segnali di risveglio. Tu-bishvat è un’ottima opportunità per osservare da vicino la natura e noi stessi.

Rinnovamento

I kabbalisti si servono delle stagioni dell’anno e degli eventi naturali per spiegare la bellezza e la complessità del percorso spirituale. La prima fase del viaggio è il mese di Tishrì o, più esattamente, Rosh Hashana che segna l’inizio del cambiamento. In questo periodo inizia la stagione delle piogge. L’acqua, origine della vita, simboleggia la forza spirituale che crea e mantiene in vita il mondo. “Le acque delle piogge” penetrano nella “terra” – che è  desiderio di ricevere, natura dell’uomo – e la preparano al rinnovamento.

In quel periodo gli alberi lasciano cadere le loro foglie e rimangono spogli sotto la cupola celeste, come l’uomo che si libera dai suoi peccati verso una futura rinascita spirituale, verso una nuova rivelazione. Le giornate si accorciano, arriva l’inverno e l’aria si raffredda. Proprio dal buio e dal freddo, proprio dall’oscurità giungerà il rinnovo.

Tu-bishvat rappresenta la prima nuova fase del percorso spirituale. Fino a metà mese di Shvat è già caduta la maggior parte della pioggia annuale, ed a questo punto i cieli iniziano a schiarirsi, le giornate si allungano, i semi iniziano a germogliare ed i germogli a fiorire. E come proprio i primi germogli che alludono ai frutti in attesa di successiva maturazione, così Tu-bishvat ci offre l’opportunità di cogliere il frutto migliore che ci attende : la vita spirituale.

Il lavoro dell’uomo ed il lavoro della terra

E’ interessante notare come tutti i lavori agricoli necessari per coltivare l’albero fino alla maturazione del frutto sono analoghi ai lavori che l’uomo deve svolgere per sviluppare il “seme spirituale” che si risveglia in noi fino alla maturazione del frutto spirituale (Rabash, lettera 18). Ecco la descrizione di alcuni di essi:

Il terreno

La cosa più importante per la coltivazione di un albero è la scelta di una terra fertile che fornisca al seme le condizioni migliori per germogliare. Analogamente, l’uomo deve trovare la motivazione giusta per svilupparsi spiritualmente e proprio questa motivazione fornirà tutti i requisiti indispensabili per perfezionarsi spiritualmente.

L’ambiente che influisce sulla  nostra vita non si limita solo alla strada in cui abitiamo o alla cerchia dei nostri conoscenti, ma comprende anche i mass media come: libri, internet, televisione, radio e giornali. Questo ambiente va ad influenzare la nostra opinione, e quindi per preparare il terreno ad una fertile germinazione spirituale, i kabbalisti consigliano di leggere libri di kabbalah.

Nella misura in cui l’uomo riesce ad identificarsi con gli autori di questi libri, kabbalisti che hanno già sperimentato il percorso spirituale, egli scopre “l’esatto percorso” che conduce al mondo spirituale, e comprende come progredire e germogliare in modo giusto nel  nuovo sentiero .

Concimazione

Dopo aver interrato il “seme” spirituale nella terra fertile, si procede con la concimazione. Nel percorso spirituale questa fase acquisisce una definizione interessante e profonda. Proprio gli “scarti” cioè le forze interiori contrarie alla spiritualità che squalificano l’amore per il prossimo e ci indirizzano verso la parte egoistica che è in noi, sono proprio esse che ci permettono di rafforzare maggiormente il desiderio di amore verso il prossimo. Ogni risveglio del desiderio egoistico ci offre una ragione per unirci maggiormente alla forza di dazione assoluta ed amore. Queste forze interiori fertilizzano il terreno dal quale spunterà il fiore spirituale.

Zappatura

Affinché il nocciolo possa germogliare, bisogna sistemare le radici nella terra e preparare il terreno lateralmente. Così come scaviamo e zappiamo intorno agli alberi, così l’uomo deve scavare ed indagare quale sia lo scopo per il quale è stato creato, domanda che lo porta alla rivelazione del fine della vita.

Potatura

Sin dalla nostra infanzia siamo molto influenzati dall’ambiente in cui siamo cresciuti: ambizioni, convenzioni, preconcetti. Quando l’uomo sviluppa il suo desiderio di spiritualità, egli inizia a percepire che quelle convenzioni si sono “inaridite”. Nella misura in cui tagliare i rami secchi da un albero gli permette di svilupparsi e di dare frutti migliori, così l’uomo deve imparare a rimuovere da se tutto ciò che è arido ed ha perso il suo vigore.

Germoglio

“Egli è come un albero piantato lungo ruscelli d’acqua, che dà il proprio frutto a suo tempo e il fogliame del quale non appassisce. Egli riesce bene in tutto quello che fa.” (Salmo 1,3). Il capodanno degli alberi segna l’opportunità di un nuovo sviluppo.

Con un terreno fertile e fecondo per una vita spirituale non ci rimane che seguire le istruzioni semplici lasciateci dai kabbalisti e far riversare nella nostra vita la Saggezza della kabbalah. Tutti i requisiti necessari per fare progredire le nostre vite nel modo migliore sono a nostra disposizione.

GLOSSARIO semplificato

dei termini studiati al corso

600.000 anime: frammenti dell’unica creazione, dell’anima generale chiamata “Adamo”. E’ una qualità della connessione.

Adam HaRishon: (Adamo) l’anima creata in principio prima della frammentazione. E’ la prima struttura che ha il desiderio di assomigliare al Borè.

Anima: La creatura, il desiderio originale che è stato creato.

Ari: L’abbreviazione di Ashkenazi Rav Yitzhak, il nome completo è Yitzhak Luria Ashkenazi (1534 – 1572). Il fondatore della Scuola Lurianica di Kabbalah, il metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore (XVI sec.).

Baal HaSulam: Il secondo nome di Yehuda Leib HaLevi Ashlag (1884 – 1954). L’autore del metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore, l’autore del commentario dello Zohar e tutti i lavori di Ari.

Binà:  la fase 2 della creazione, proprietà di dazione nella creazione.

Borè: significa Creatore e deriva dall’ebraico Bo-re (vieni e vedi-verifica).  Non è qualcosa di cui avere fede, è la forza dell’amore e della dazione.

Chochmà: (Saggezza) è la fase 1 della creazione.

Corpo: (Guf) sono i desideri che eseguono le intenzioni del Rosh del Parzuf.

Correzione: (Tikkun) cambiare l’intenzione del desiderio di ricevere per modificare la percezione della realtà.

Creatura: deriva dalla parola ebraica Nivrà che vuol dire fuori dal grado, cioè che non ha ancora conseguito la realtà spirituale.

Desiderio: il motore sia della vita biologica sia della vita spirituale.

Divinità: desiderio speciale di conseguire la Fonte di tutta la vita.

Egitto: desiderio di ricevere egoistico.

Ein Od Milvado: significa non esiste nulla tranne Lui.

Incarnazione: ciclo che fa l’anima in ogni gradino spirituale, anche nella stessa vita.

Israele: combinazione di 2 parole Yashar-El e significa dritto al Borè. Coloro che hanno il desiderio di conseguire la dazione si chiamano Israele.

Kabbalah: saggezza della ricezione del bene.

Keter: (Corona) detta fase radice, fase zero. E’ l’essenza del Divino, della dazione e dell’amore.

Kli: vaso, desiderio (plurale Kelim).

Luce: il piacere, il conseguimento del desiderio di dare.

Malchut: (Regno) è la quarta e ultima fase dello sviluppo del desiderio di ricevere.

Mitzvah: (precetto, plurale Mitzvot), comandamento. Ogni atto che mi avvicina alla realtà dell’anima di Adam HaRishon. E’ la correzione del cuore.

Mondo spirituale: realtà che è fuori dal nostro mondo e dalla nostra natura.

Nazioni del mondo: sono tutti i desideri comuni.

Neshamà: è l’anima in ebraico.

Olam: significa mondo e deriva dalla parola Alamà (occultamento).

Parlante: è l’Adamo che è in noi, il punto nel cuore

Partzuf: Struttura spirituale che consiste in dieci Sefirot.

Pitcha: in ebraico significa prefazione. E’ l’introduzione alla struttura dei mondi superiori.

Punto nel cuore: un desiderio nuovo per la spiritualità, desiderio di dare.

Rabash: Abbreviazione del Rav Baruch Shalom, nome completo Baruch Shalom HaLevi Ashlag  (1906 – 1991), l’autore del libro “ Shlavey Sulam” (“ I gradini della scala” in ebraico) – una descrizione dettagliata dell’ascesa dell’uomo al mondo Spirituale.

Rashbi: Rabbi Shimon Bar Yochai, l’autore dello Zohar (III sec. A. C. ).

Radice: è il conseguimento finale dei kabbalisti, la sorgente di tutti i conseguimenti. La dazione, il desiderio di dare.

Ramo: è il desiderio di ricevere.

Rosh: è il capo, la testa del Partzuf, dove ci sono le intenzioni.

Santità: (Kedushà) deriva dalla parola Kadosh (distinto e separato dall’ego).

Sefira: (plurale Sefirot) è l’ego corretto ad un certo livello, in un certo modo. Quindi, risplende ed è chiamato Sefirot (che viene dal termine ebraico “sapphire”) luminoso.

Spiritualità: la forza della dazione

Torah: significa luce (dalla parola Horaa che significa “Insegnamenti”, o dalla parola Ohr “Luce”). E’ un testo che esprime le correzioni che bisogna fare nel desiderio di ricevere.

Yud Hey Vav Hey: è il Tetragramma, il nome del Borè. È l’algoritmo, il calco di tutta la creazione.

Zeir Anpin: (Piccolo Volto) è la fase 3 della creazione, ricevere al fine di dare, è una struttura spirituale già realizzata ma in forma piccola, non consapevole.

Zohar: libro dello splendore. E’ un testo fondamentale per la saggezza della Kabbalah, scritto da 10 kabbalisti che hanno conseguito pienamente questa saggezza.

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