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Rosh haShana

Auguri, forse non lo sapevate, ma secondo la saggezza della Kabbalah, Rosh haShana è anche il compleanno del “Primo Uomo” (אדם הראשון””), che come si evince dal suo nome, fu il primo uomo sulla terra a scoprire la realtà spirituale. Era un uomo semplice, come uno di noi, che per primo ebbe l’immagine completa della realtà. Il conteggio degli anni nel calendario ebraico inizia proprio da quel momento.

Rosh haShana è il principio di un cambiamento, un nuovo inizio e, secondo la saggezza della Kabbalah, ogni cosa che si rinnova e muta in noi è frutto di un desiderio nuovo che si palesa in noi. A Rosh haShana compare in noi un desiderio diverso, speciale, il desiderio di oltrepassare la quotidianità per scoprire le ragioni della nostra esistenza, cercandone l’essenza. Questo è il desiderio che sorse nel “Primo Uomo” ed è sorto in migliaia di uomini nel corso della storia. Ora è il tuo turno…

Una nuova rinascita

La prima festa ovvero la prima tappa sulla strada spirituale dell’uomo è chiamata    “Rosh haShana” ed in questa fase è come se l’uomo rinascesse di nuovo. Egli inizia a porsi delle domande sul perché certe cose accadano proprio in un determinato modo e non in un altro, su chi diriga la realtà e quale sia lo scopo dell’esistenza. Rosh haShana simboleggia, in pratica, la nascita spirituale dell’uomo.

Il primo Rosh haShana

Il primo Rosh haShana fu “festeggiato” per la prima volta quando l’essere umano si pose delle domande simili a quelle evidenziate poc’anzi e questo accadde 5776 anni fa (n.d.r. vero nel momento in cui si scrive).

Il nome di questo primo uomo fu chiamato “Adam”, da “Edameh le Elion” (n.d.r. “Assomiglierò al Supremo”, Isaia, 14,14). Il nome “Adam” gli fu dato per il suo desiderio di scoprire le ragioni di ciò che succede in questo mondo, di assomigliare alla Forza Suprema che domina nella natura.

Lo scopo dello sviluppo di ogni uomo è quello di essere “Adam” ovvero assomigliare al Creatore, alla Forza dell’amore. Come un bambino che crescendo vuole assomigliare ai suoi genitori, così anche noi dobbiamo assomigliare alla Forza creatrice, a Colui che dona, a Colui che riporta in vita le nostre anime. Ambire a Lui, tendere alla Sua realtà, desiderare la Sua rivelazione, perché solo un desiderio ottimale ci darà la forza di superare la natura materiale e limitata ed essere “bne’ Adam” (“figli di Adam”).

Le cose che fuoriescono dal cuore

Il desiderio ardente di sapere per quale ragione noi viviamo, è stato definito dai kabbalisti con il nome “Il punto nel cuore” e, nella saggezza della Kabbalah, il concetto “cuore” simboleggia sinteticamente tutti i desideri egoistici dell’uomo, desideri questi che man mano si incrementano: si parte dai desideri basilari come il sesso, cibo, famiglia fino ad arrivare a desideri più articolati come denaro, onore e conoscenza. Il “punto nel cuore” è il desiderio più sviluppato nell’uomo, è il desiderio di spiritualità.

Quando nell’uomo si risveglia il “punto nel cuore” porta una ventata di rinnovata energia vitale e schiude davanti a lui (l’uomo) una via per un’autorealizzazione completa.

Quando il punto nel cuore si risveglia, l’uomo non sa ancora come usarlo perché esso vorrebbe essere colmato con qualcosa di completamente diverso: non vuole denaro o conoscenza, esso vuole sapere quale sia lo scopo della vita e come viverla nel modo giusto. Questo nuovo desiderio, il risveglio del punto nel cuore, il cambiamento che l’uomo sente dentro di se, tutto ciò è chiamato, nella saggezza della Kabbalah “Rosh haShana” – l’inizio del cambiamento.

Ricordo spirituale sbiadito

Il desiderio di scoprire il senso della vita non si risveglia per caso nell’uomo in quanto esso è profondamente latente dentro ognuno di noi ed aspetta solo il momento giusto per rivelarsi.

I kabbalisti, che hanno raggiunto le alte sfere spirituali, descrivono una realtà in cui tutti gli uomini sono uniti ed operano all’unisono armoniosamente, come le cellule di un corpo, che amano e danno come il Creatore, al di là di qualunque forza di separazione. I kabbalisti spiegano che, ad un certo punto, abbiamo perso la percezione di unità, il rapporto tra noi si è interrotto e di conseguenza anche la percezione della spiritualità si è volatilizzata, sparendo.

Nel corso di tutte le generazioni i kabbalisti ripeterono e sottolinearono che sarebbe giunto il momento in cui avremmo nuovamente ricordato quello stato spirituale in cui le nostre anime erano state unite dall’amore reciproco ed il punto del nostro cuore si sarebbe risvegliato per sempre. Nei nostri giorni la domanda sul significato della vita inizia a riecheggiare nella mente di sempre più persone e Rosh haShan spirituale viene segnato nel calendario del loro cuore riavvicinandoli all’unione ed all’amore.

GLOSSARIO semplificato

dei termini studiati al corso

600.000 anime: frammenti dell’unica creazione, dell’anima generale chiamata “Adamo”. E’ una qualità della connessione.

Adam HaRishon: (Adamo) l’anima creata in principio prima della frammentazione. E’ la prima struttura che ha il desiderio di assomigliare al Borè.

Anima: La creatura, il desiderio originale che è stato creato.

Ari: L’abbreviazione di Ashkenazi Rav Yitzhak, il nome completo è Yitzhak Luria Ashkenazi (1534 – 1572). Il fondatore della Scuola Lurianica di Kabbalah, il metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore (XVI sec.).

Baal HaSulam: Il secondo nome di Yehuda Leib HaLevi Ashlag (1884 – 1954). L’autore del metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore, l’autore del commentario dello Zohar e tutti i lavori di Ari.

Binà:  la fase 2 della creazione, proprietà di dazione nella creazione.

Borè: significa Creatore e deriva dall’ebraico Bo-re (vieni e vedi-verifica).  Non è qualcosa di cui avere fede, è la forza dell’amore e della dazione.

Chochmà: (Saggezza) è la fase 1 della creazione.

Corpo: (Guf) sono i desideri che eseguono le intenzioni del Rosh del Parzuf.

Correzione: (Tikkun) cambiare l’intenzione del desiderio di ricevere per modificare la percezione della realtà.

Creatura: deriva dalla parola ebraica Nivrà che vuol dire fuori dal grado, cioè che non ha ancora conseguito la realtà spirituale.

Desiderio: il motore sia della vita biologica sia della vita spirituale.

Divinità: desiderio speciale di conseguire la Fonte di tutta la vita.

Egitto: desiderio di ricevere egoistico.

Ein Od Milvado: significa non esiste nulla tranne Lui.

Incarnazione: ciclo che fa l’anima in ogni gradino spirituale, anche nella stessa vita.

Israele: combinazione di 2 parole Yashar-El e significa dritto al Borè. Coloro che hanno il desiderio di conseguire la dazione si chiamano Israele.

Kabbalah: saggezza della ricezione del bene.

Keter: (Corona) detta fase radice, fase zero. E’ l’essenza del Divino, della dazione e dell’amore.

Kli: vaso, desiderio (plurale Kelim).

Luce: il piacere, il conseguimento del desiderio di dare.

Malchut: (Regno) è la quarta e ultima fase dello sviluppo del desiderio di ricevere.

Mitzvah: (precetto, plurale Mitzvot), comandamento. Ogni atto che mi avvicina alla realtà dell’anima di Adam HaRishon. E’ la correzione del cuore.

Mondo spirituale: realtà che è fuori dal nostro mondo e dalla nostra natura.

Nazioni del mondo: sono tutti i desideri comuni.

Neshamà: è l’anima in ebraico.

Olam: significa mondo e deriva dalla parola Alamà (occultamento).

Parlante: è l’Adamo che è in noi, il punto nel cuore

Partzuf: Struttura spirituale che consiste in dieci Sefirot.

Pitcha: in ebraico significa prefazione. E’ l’introduzione alla struttura dei mondi superiori.

Punto nel cuore: un desiderio nuovo per la spiritualità, desiderio di dare.

Rabash: Abbreviazione del Rav Baruch Shalom, nome completo Baruch Shalom HaLevi Ashlag  (1906 – 1991), l’autore del libro “ Shlavey Sulam” (“ I gradini della scala” in ebraico) – una descrizione dettagliata dell’ascesa dell’uomo al mondo Spirituale.

Rashbi: Rabbi Shimon Bar Yochai, l’autore dello Zohar (III sec. A. C. ).

Radice: è il conseguimento finale dei kabbalisti, la sorgente di tutti i conseguimenti. La dazione, il desiderio di dare.

Ramo: è il desiderio di ricevere.

Rosh: è il capo, la testa del Partzuf, dove ci sono le intenzioni.

Santità: (Kedushà) deriva dalla parola Kadosh (distinto e separato dall’ego).

Sefira: (plurale Sefirot) è l’ego corretto ad un certo livello, in un certo modo. Quindi, risplende ed è chiamato Sefirot (che viene dal termine ebraico “sapphire”) luminoso.

Spiritualità: la forza della dazione

Torah: significa luce (dalla parola Horaa che significa “Insegnamenti”, o dalla parola Ohr “Luce”). E’ un testo che esprime le correzioni che bisogna fare nel desiderio di ricevere.

Yud Hey Vav Hey: è il Tetragramma, il nome del Borè. È l’algoritmo, il calco di tutta la creazione.

Zeir Anpin: (Piccolo Volto) è la fase 3 della creazione, ricevere al fine di dare, è una struttura spirituale già realizzata ma in forma piccola, non consapevole.

Zohar: libro dello splendore. E’ un testo fondamentale per la saggezza della Kabbalah, scritto da 10 kabbalisti che hanno conseguito pienamente questa saggezza.

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