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Purim

Tutte le feste sono destinate a scomparire tranne Purim perchè collegato al compimento della correzione.

Rabash, articolo “עד דלא ידע” (Ad delo Iada’) (Festa di Purim)

Purim---estratto-da-Iarchon-nr-149---Marzo-2017-1Purim è una festa speciale, molto speciale. Così scrive il santo Ari: “Nel futuro, tutte le ricorrenze religiose saranno eliminate, tranne la Meghillat Ester; questo perché non c’è mai stato un miracolo maggiore di questo, non nei Sabato e non nei giorni festivi” (Ari, “la porte delle intenzioni”, argomento Purim, discussione 1).

Come mai la Festa di Purim ha ottenuto il privilegio di un rango tale da non farla mai più eliminare? La Festa di Purim simboleggia lo stato spirituale più elevato che l’uomo possa raggiungere, “Ghmar ha Tikkun” ovvero il “Compimento della correzione”. Nella condizione spirituale chiamata “Purim”, il percorso inerente la correzione dell’uomo raggiunge il traguardo e quindi la realtà spirituale gli viene del tutto rivelata.

Tutte le altre feste nel calendario ebraico segnano le tappe lungo il percorso della correzione: la Festa di Purim ne è l’ultima tappa, la rivelazione del bene assoluto che mai sarà cancellata.

עד דלא ידע” – La Festa di Purim

Non vi è dubbio che lo scenario meticoloso della Meghillat Ester è imponente: un re volubile e potente, una regina bellissima ed intraprendente, un consigliere scaltro e un vecchio saggio e buono, non sono che solo una parte degli attori nel dramma storico pieno di risvolti, che inizia con una minaccia di vita e termina con un lieto fine  avvincente e commovente.

Ma la storia della Meghillah è molto più di una movimentata sceneggiatura hollywoodiana. Se solo guardassimo la spiegazione kabbalistica, potremmo comprendere il significato della festa assolutamente sotto un altro aspetto.

Rivelazione dell’occulto

Se esaminiamo il nome Meghillat Ester esso vuol dire anche “Rivelazione dell’occulto”. Il termine “meghilla”, infatti, viene dal termine “ghilui” (n.d.r. “rivelazione”), Ester dal termine “celato”, ovvero rivelazione di ciò che è celato. Nello stato spirituale elevato chiamato “Meghillat Ester”, l’uomo scopre le ragioni per le quali il bene viene nascosto e le finalità di tutto il processo. Gli viene chiarito che tutti gli avvenimenti subiti, a lui parsi inutili o negativi,  erano tutti finalizzati con grande esattezza per condurlo ad un livello spirituale più elevato, ad uno stato in cui percepisce che tutto è buono. Anche e persino nelle minuzie che durante il percorso potrebbero sembrare  cattive.

Come può accadere tutto ciò

Nel momento in cui l’uomo inizia a muovere i primi passi nel suo percorso verso la spiritualità, impara ad individuare le forze che operano in lui: inizia ad esaminare e ad apprezzare i suoi desideri in merito alla spiritualità e si accorge che sono di due tipi: “Aman” che simboleggia l’ego che presenta la spiritualità come qualcosa di inesistente, e dunque non gli permette di sentirla, e “Mordechai” al contrario, è la volontà che ci spinge a cercare il significato della vita e a scoprire il quadro completo della realtà. Quando l’uomo osserva il conflitto generato dentro di se tra “Aman” e “Mordechai”, conflitto sulle sue probabilità di raggiungimento della spiritualità, solo allora inizia il vero dramma della Meghillat Ester.

Una lotta  accanita

L’uomo che segue il richiamo di “Mordechai” insito in lui, si stupisce nello scoprire che proprio è la forza egoistica insita in lui “Aman” ad essere cresciuta. E’ disorientato: riteneva che come conseguenza dei suoi sforzi avrebbe scoperto la spiritualità, invece, contrariamente alle sue aspettative, gli sembra  di allontanarsene.

Quale  il vantaggio di tutto ciò? Il Rabash, uno dei più grandi kabbalisti della nostra generazione, spiega che l’uomo non può elevarsi al mondo spirituale, mondo dell’amore e della dazione assoluta, senza che prima egli riconosca chiaramente il dominio assoluto che l’ego ha su di sé. Solo in tale condizione egli potrà rivolgere la supplica-richiesta giusta ed autentica (scritti di Rabbah 3, articolo “nella Sua Torah si esprimerà”). Tutta la questione verte su una giusta richiesta, su una richiesta meritevole che porta di conseguenza una risposta. Quando nel cuore dell’uomo si risveglia una volontà abbastanza forte da superare l’ego verso l’amore per il prossimo, il Creatore si rivela ed il mondo spirituale si apre davanti a lui. E da qui  che proprio quanto celato porta a formulare una richiesta sincera e quindi conduce alla rivelazione.

E al contrario”

La storia della meghilla descrive minuziosamente il processo che avviene nell’uomo. Quando Mordechai l’ebreo, il desiderio di essere simile al Creatore, smaschera il complotto di Bigtan e Teresh che vorrebbero attentare alla vita del re, quest’ultimo vorrebbe ricambiare il favore a Mordechai, ma egli non è capace di ricevere nulla in cambio delle sue azioni in quanto egli agisce solo per il bene del prossimo e non vuole fare uso della sua volontà per interesse personale. Per questa ragione il re lo ripaga indirettamente, proprio rinforzando la potenza di Aman.

Aman impone la sua intenzione egoistica su tutte le province del re, cioè su tutti i desideri dell’uomo, e tutti  accondiscendono.

Non avendo altra scelta, Mordechai decide di agire: riunisce tutti gli ebrei per rivolgere una preghiera comune ed in grado di rovesciare la situazione facendo impiccare Aman sulla forca invece di sterminare gli ebrei.

Conseguentemente, si rafforza il rapporto tra Mordechai ed il re, tra l’uomo e la spiritualità. L’intenzione del re di restituire il favore a Mordechai ed avvicinarlo a sé  viene realizzata con l’aiuto di Aman.

Due forze con un unico scopo

Meghillat Ester è il racconto di un percorso spirituale. Il punto di partenza del percorso inizia dal risveglio del desiderio di spiritualità nell’uomo ed il traguardo è l’apice dello sviluppo spirituale.

Sia il punto di apertura che il punto di traguardo vengono definiti come “Ad delo Iada’ ben Arur Aman ve baruch Mordechai” (n.d.r. “Tanto da non distinguere tra il malvagio Aman e Mordechai il benedetto”). All’inizio l’uomo non è a conoscenza delle forze “Aman e Mordechai” che agiscono dentro di lui, e dunque egli non è  consapevole della loro differenza. Alla fine del percorso egli conosce entrambe molto bene e comprende che entrambe hanno un solo scopo: condurlo al livello più elevato nella realtà, ad un punto di vista senza più differenze tra di loro. A questo livello spirituale più elevato, raggiungibile da tutti noi, tutto il male si trasforma in bene e questo è il vero motivo per essere felici.

GLOSSARIO semplificato

dei termini studiati al corso

600.000 anime: frammenti dell’unica creazione, dell’anima generale chiamata “Adamo”. E’ una qualità della connessione.

Adam HaRishon: (Adamo) l’anima creata in principio prima della frammentazione. E’ la prima struttura che ha il desiderio di assomigliare al Borè.

Anima: La creatura, il desiderio originale che è stato creato.

Ari: L’abbreviazione di Ashkenazi Rav Yitzhak, il nome completo è Yitzhak Luria Ashkenazi (1534 – 1572). Il fondatore della Scuola Lurianica di Kabbalah, il metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore (XVI sec.).

Baal HaSulam: Il secondo nome di Yehuda Leib HaLevi Ashlag (1884 – 1954). L’autore del metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore, l’autore del commentario dello Zohar e tutti i lavori di Ari.

Binà:  la fase 2 della creazione, proprietà di dazione nella creazione.

Borè: significa Creatore e deriva dall’ebraico Bo-re (vieni e vedi-verifica).  Non è qualcosa di cui avere fede, è la forza dell’amore e della dazione.

Chochmà: (Saggezza) è la fase 1 della creazione.

Corpo: (Guf) sono i desideri che eseguono le intenzioni del Rosh del Parzuf.

Correzione: (Tikkun) cambiare l’intenzione del desiderio di ricevere per modificare la percezione della realtà.

Creatura: deriva dalla parola ebraica Nivrà che vuol dire fuori dal grado, cioè che non ha ancora conseguito la realtà spirituale.

Desiderio: il motore sia della vita biologica sia della vita spirituale.

Divinità: desiderio speciale di conseguire la Fonte di tutta la vita.

Egitto: desiderio di ricevere egoistico.

Ein Od Milvado: significa non esiste nulla tranne Lui.

Incarnazione: ciclo che fa l’anima in ogni gradino spirituale, anche nella stessa vita.

Israele: combinazione di 2 parole Yashar-El e significa dritto al Borè. Coloro che hanno il desiderio di conseguire la dazione si chiamano Israele.

Kabbalah: saggezza della ricezione del bene.

Keter: (Corona) detta fase radice, fase zero. E’ l’essenza del Divino, della dazione e dell’amore.

Kli: vaso, desiderio (plurale Kelim).

Luce: il piacere, il conseguimento del desiderio di dare.

Malchut: (Regno) è la quarta e ultima fase dello sviluppo del desiderio di ricevere.

Mitzvah: (precetto, plurale Mitzvot), comandamento. Ogni atto che mi avvicina alla realtà dell’anima di Adam HaRishon. E’ la correzione del cuore.

Mondo spirituale: realtà che è fuori dal nostro mondo e dalla nostra natura.

Nazioni del mondo: sono tutti i desideri comuni.

Neshamà: è l’anima in ebraico.

Olam: significa mondo e deriva dalla parola Alamà (occultamento).

Parlante: è l’Adamo che è in noi, il punto nel cuore

Partzuf: Struttura spirituale che consiste in dieci Sefirot.

Pitcha: in ebraico significa prefazione. E’ l’introduzione alla struttura dei mondi superiori.

Punto nel cuore: un desiderio nuovo per la spiritualità, desiderio di dare.

Rabash: Abbreviazione del Rav Baruch Shalom, nome completo Baruch Shalom HaLevi Ashlag  (1906 – 1991), l’autore del libro “ Shlavey Sulam” (“ I gradini della scala” in ebraico) – una descrizione dettagliata dell’ascesa dell’uomo al mondo Spirituale.

Rashbi: Rabbi Shimon Bar Yochai, l’autore dello Zohar (III sec. A. C. ).

Radice: è il conseguimento finale dei kabbalisti, la sorgente di tutti i conseguimenti. La dazione, il desiderio di dare.

Ramo: è il desiderio di ricevere.

Rosh: è il capo, la testa del Partzuf, dove ci sono le intenzioni.

Santità: (Kedushà) deriva dalla parola Kadosh (distinto e separato dall’ego).

Sefira: (plurale Sefirot) è l’ego corretto ad un certo livello, in un certo modo. Quindi, risplende ed è chiamato Sefirot (che viene dal termine ebraico “sapphire”) luminoso.

Spiritualità: la forza della dazione

Torah: significa luce (dalla parola Horaa che significa “Insegnamenti”, o dalla parola Ohr “Luce”). E’ un testo che esprime le correzioni che bisogna fare nel desiderio di ricevere.

Yud Hey Vav Hey: è il Tetragramma, il nome del Borè. È l’algoritmo, il calco di tutta la creazione.

Zeir Anpin: (Piccolo Volto) è la fase 3 della creazione, ricevere al fine di dare, è una struttura spirituale già realizzata ma in forma piccola, non consapevole.

Zohar: libro dello splendore. E’ un testo fondamentale per la saggezza della Kabbalah, scritto da 10 kabbalisti che hanno conseguito pienamente questa saggezza.

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