Cercando su Wikipedia la definizione di pulizie di primavera, il risultato che si ottiene è: “Pratica di pulire a fondo la casa nel periodo primaverile. L’uso più comune delle pulizie di primavera riguarda l’azione annuale di pulire la casa da cima a fondo che ha luogo nei primi giorni tiepidi dell’anno, di solito in primavera, da cui appunto deriva il nome”.
La pulizia di Pesach è una pulizia accurata che molte famiglie ebraiche svolgono tradizionalmente appena prima di Pesach. Nel rendere kosher la cucina per Pesach, tendono a “cogliere l’attimo” (che di solito dura giorni) e puliscono tutta la casa, dallo scantinato a tutto il resto, buttando la spazzatura e mettendo in ordine i cassetti dell’armadio. Dato che Pesach cade in primavera, spesso le combiniamo e rendiamo la pulizia di Pesach come una sorta di “pulizie di primavera con un tocco ebraico”.
Io sono per la pulizia e per lo sbarazzarsi della spazzatura, ma la pulizia di Pesach in realtà ha un significato molto più profondo di una semplice spolverata e riassetto degli armadi dello scantinato. Il cuore dell’uomo è considerato la propria casa. Pulire la propria casa significa pulire il cuore dalla “spazzatura”, ovvero, dai cattivi pensieri sugli altri.
Pesach segna la prima volta in cui si passa da una mentalità egocentrica, altrimenti nota come “inclinazione al male”, e si raggiunge il primo grado di amore per gli altri: una scala di amore fraterno che saliamo fino al raggiungimento dello stato noto come “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Prima di arrivare a quel primo passo, dobbiamo esaminare tutti i nostri desideri e pensieri, ed evitare di usare tutti quelli che si rivolgono verso se stessi. Questa analisi è la pulizia di Pesach.
Casualmente, il tipico uso copioso di candeggina durante la pulizia della Pesach si adatta proprio al significato interiore, poiché pulire il proprio cuore è chiamato anche “sbiancarlo”. Dubito che questa fosse l’intenzione dei produttori di candeggina quando la produssero, ma se il pensiero di questo rende l’odore un po’ più tollerabile, almeno è una magra consolazione.
La notte prima di Pesach, dopo che tutto è stato pulito e sbiancato, vi è la consuetudine di distribuire dieci pezzi di hametz (pane lievitato) intorno alla casa, e di cercarli con la luce di una candela. Quando troviamo tutti i pezzi, li chiamiamo con i nomi delle dieci Sefirot: Keter, Hochma, Bina, Chesed, Gevurah, Tiferet, Netzach, Hod, Yesod, Malchut (consiglio amichevole: se volete la vostra casa sia kosher per Pesach, non nascondete i pezzi dove nessuno può trovarli).
Anche qui la simbologia è che ogni Sefira (singolare di Sefirot) di cui troviamo la hametz relativa, rappresenta la correzione di un certo tipo di desideri e pensieri. La mattina seguente, durante la vigilia di Pesach, bruciamo i pezzi di hametz che abbiamo raccolto, e dichiariamo che la nostra casa, ovvero, il nostro cuore, è privo di cattivi pensieri sugli altri.
Quando quel momento avviene interiormente, siamo pronti a passare dall’egoismo al primo livello di amore per gli altri, ed inizia la nostra Pesach interiore.
La festività che celebriamo cade ogni anno il 14 di Nissan. Tuttavia, interiormente, può succedere in qualsiasi momento, quando siamo pronti a mettere da parte il nostro ego e a connetterci agli altri con il vero amore fraterno.
Poco dopo la Torah ci dice che passiamo e attraversiamo il Mar Rosso, riceviamo la Torah ai piedi del Monte Sinai, la montagna del Sinai (Odio), da cui deriva il nome Sinai. Quando superiamo l’odio e ci impegniamo ad essere “Come un solo uomo con un solo cuore”, diventiamo una nazione forgiata nell’unione e nella connessione.
Tuttavia prima dobbiamo passare oltre. Quindi, quest’anno, sia che sarà una pulizia di primavera o di Pesach, puliamo un po’ anche i nostri cuori verso l’altro.
Buon candeggio!