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Noi siamo Giona

Durante Yom Kippùr (il giorno dell’espiazione) la parte più importante del servizio arriva dopo la lettura di una sezione della Torah. Si chiama Haphtarah e in essa si leggono parti della Bibbia (Tanach). Durante Yom Kippùr il testo dell’Haphtarah è il libro di Giona. La storia di Giona è speciale perché parla di un profeta che ha inizialmente cercato di “evitare” la sua missione per poi pentirsi. Un altro punto speciale di Giona è che la sua missione non era quella di guidare direttamente il popolo d’Israele o avvertire di ciò che sarebbe accaduto se non avesse corretto il suo comportamento, ma quella di salvare la grande città di Ninive, i cui residenti non erano ebrei. Oggi, alla luce del crescente antisemitismo, è più che mai pertinente riflettere sulla storia di Giona e sul messaggio che c’è dietro.

Dio ordina al profeta Giona di avvertire gli abitanti della grande città di Ninive che il loro comportamento è corrotto. In altre parole, Giona deve avvertirli che sono diventati talmente mal disposti ed egoisti da far diventare la loro società insostenibile. Compito del profeta era quello di far desistere gli abitanti di Ninive dal loro odio e condurli verso l’unione e l’amore per gli altri, altrimenti sarebbero stati tutti annientati.  Giona, tuttavia, decide di eludere il suo compito e si mette in viaggio per mare nel tentativo di fuggire. Negli ultimi duemila anni, proprio come Giona, noi ebrei stiamo deviando dalla nostra missione, ma non possiamo più permetterci di farlo a lungo. Abbiamo un compito ed è quello datoci da Abramo quando ci ha riuniti in una nazione basata sull’amore per gli altri e sulla responsabilità reciproca, il che ci ha fatto capire che la nostra esistenza dipende dalla nostra unione e dall’essere un modello di unione per il mondo intero. I nostri saggi e leader hanno per secoli sottolineato ripetutamente l’indispensabilità della nostra unione per la nostra prosperità così come per la prosperità del mondo. Hanno sottolineato, inoltre, che quando cadiamo nell’odio immotivato subito veniamo raggiunti da calamità e problemi, e anche il mondo ne soffre.

Nel corso dei tempi purtroppo abbiamo perso la consapevolezza e siamo cresciuti distaccati, lontani l’uno dall’altro e, cosa ancor peggiore, siamo arrivati a ridicolizzare termini come “luce per le nazioni” e “popolo eletto”. Non abbiamo ricordo alcuno di ciò per cui siamo stati scelti, il nostro compito è stato dimenticato, e quando ce ne distacchiamo arriva una tempesta.

La tempesta

La fuga di Giona provocò la furia del mare e un disastro per coloro che erano a bordo. Al culmine della tempesta, Giona andò a dormire e si allontanò dal tumulto intorno a lui, mentre i marinai rimasti sul ponte lottavano per salvare la nave. A poco a poco cominciarono a sospettare che qualcuno tra loro stesse causando la collera delle onde. E dopo aver molto indagato, scoprirono che quel qualcuno era Giona, l’unico ebreo a bordo.

La situazione odierna presenta molte similitudini con la nave di Giona: il mondo è diventato un villaggio globale, siamo tutti su una stessa barca e i marinai, cioè gli abitanti del mondo, stanno incolpando di tutti i loro problemi l’unico ebreo “a bordo” (il popolo ebraico).

Noi rischiamo, come Giona, di cadere in un sonno profondo, per venire poi risvegliati dall’odio. Se non ci risveglieremo al più presto, i marinai ci butteranno in mare proprio come fecero con Giona.

La decisione

Nella storia, i marinai compiono un disperato tentativo di calmare le acque e, dietro ordine di Giona, lo gettano in mare e, una volta in acqua, la tempesta si calma, ma una balena ingoia Giona. Per tre giorni e tre notti Giona resta nel ventre del pesce. Egli implora per la sua vita e decide di compiere la sua missione.

Ognuno di noi, novello Giona, porta dentro di sé qualcosa che sta agitando il mondo. Noi, Popolo d’Israele, siamo portatori di un metodo di connessione, un metodo per il raggiungimento della pace in tutto il mondo. Questa è la radice da cui la nostra nazione è cresciuta: la radice dell’unione. Questo genoma è ciò che ci tiene uniti in un’unica nazione e dobbiamo ricordarcelo l’un l’altro ancora più intensamente, altrimenti il mondo circostante si destabilizzerà obbligandoci a unirci. Questa nostra unione ispirerà, quasi obbligherà, il resto delle nazioni a fare lo stesso. Quando ci uniamo, dotiamo l’umanità dell’energia necessaria per raggiungere l’unione di tutto il mondo, dove tutti vivono “come un uomo con un solo cuore”. Quindi l’unico quesito è se assumerci la nostra responsabilità o preferire di essere gettati in mare, per accettare in un secondo momento di adempiere il nostro compito.

Luce per le Nazioni

l ruolo di Giona fu quello di trasformare l’odio immotivato in amore fraterno. E questo deve essere anche il nostro ruolo: nulla è cambiato, tranne il periodo storico e il nome. Invece di essere “Luce per le Nazioni” rischiamo di voler essere come le altre nazioni.

Tuttavia il mondo necessita di guarigione. Sempre più persone e Nazioni avvertono inconsciamente che gli ebrei non sono come le altre Nazioni e che sono i responsabili delle loro disgrazie, quindi cominciano a trattarci in base a quello che percepiscono. Le persone reagiscono istintivamente a quanto accade loro e, naturalmente, rivolgono la loro rabbia e frustrazione contro di noi. Il Giorno dell’Espiazione è la nostra occasione di riflessione sul nostro ruolo, è l’occasione per prendere la decisione di riunirci e di ritornare ad essere “Luce per le Nazioni”. Solo allora il vortice globale che ci circonda si placherà, l’umanità sarà in pace e un’aura (Sukkah) di pace si diffonderà su tutti noi.

In questa Sukkah saremo seduti come un tutt’uno senza lotta o conflitto e faremo dell’unione il nostro valore principale. Ora, visto che riconosciamo il nostro ruolo, dobbiamo cominciare a porre al di sopra di tutto l’enunciato basilare: “Ama il prossimo tuo come te stesso” fino a che diventi un tetto che ci protegga da qualsiasi difficoltà e afflizione.

Comunque, se vogliamo che i nostri problemi finiscano liberandoci dell’antisemitismo, se vogliamo trasformare il giudizio in misericordia e avere una vita sicura e felice, dobbiamo essere uniti, dando così un esempio di unione a tutte le nazioni. Questo è il modo in cui porteremo pace e tranquillità al mondo.

GLOSSARIO semplificato

dei termini studiati al corso

600.000 anime: frammenti dell’unica creazione, dell’anima generale chiamata “Adamo”. E’ una qualità della connessione.

Adam HaRishon: (Adamo) l’anima creata in principio prima della frammentazione. E’ la prima struttura che ha il desiderio di assomigliare al Borè.

Anima: La creatura, il desiderio originale che è stato creato.

Ari: L’abbreviazione di Ashkenazi Rav Yitzhak, il nome completo è Yitzhak Luria Ashkenazi (1534 – 1572). Il fondatore della Scuola Lurianica di Kabbalah, il metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore (XVI sec.).

Baal HaSulam: Il secondo nome di Yehuda Leib HaLevi Ashlag (1884 – 1954). L’autore del metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore, l’autore del commentario dello Zohar e tutti i lavori di Ari.

Binà:  la fase 2 della creazione, proprietà di dazione nella creazione.

Borè: significa Creatore e deriva dall’ebraico Bo-re (vieni e vedi-verifica).  Non è qualcosa di cui avere fede, è la forza dell’amore e della dazione.

Chochmà: (Saggezza) è la fase 1 della creazione.

Corpo: (Guf) sono i desideri che eseguono le intenzioni del Rosh del Parzuf.

Correzione: (Tikkun) cambiare l’intenzione del desiderio di ricevere per modificare la percezione della realtà.

Creatura: deriva dalla parola ebraica Nivrà che vuol dire fuori dal grado, cioè che non ha ancora conseguito la realtà spirituale.

Desiderio: il motore sia della vita biologica sia della vita spirituale.

Divinità: desiderio speciale di conseguire la Fonte di tutta la vita.

Egitto: desiderio di ricevere egoistico.

Ein Od Milvado: significa non esiste nulla tranne Lui.

Incarnazione: ciclo che fa l’anima in ogni gradino spirituale, anche nella stessa vita.

Israele: combinazione di 2 parole Yashar-El e significa dritto al Borè. Coloro che hanno il desiderio di conseguire la dazione si chiamano Israele.

Kabbalah: saggezza della ricezione del bene.

Keter: (Corona) detta fase radice, fase zero. E’ l’essenza del Divino, della dazione e dell’amore.

Kli: vaso, desiderio (plurale Kelim).

Luce: il piacere, il conseguimento del desiderio di dare.

Malchut: (Regno) è la quarta e ultima fase dello sviluppo del desiderio di ricevere.

Mitzvah: (precetto, plurale Mitzvot), comandamento. Ogni atto che mi avvicina alla realtà dell’anima di Adam HaRishon. E’ la correzione del cuore.

Mondo spirituale: realtà che è fuori dal nostro mondo e dalla nostra natura.

Nazioni del mondo: sono tutti i desideri comuni.

Neshamà: è l’anima in ebraico.

Olam: significa mondo e deriva dalla parola Alamà (occultamento).

Parlante: è l’Adamo che è in noi, il punto nel cuore

Partzuf: Struttura spirituale che consiste in dieci Sefirot.

Pitcha: in ebraico significa prefazione. E’ l’introduzione alla struttura dei mondi superiori.

Punto nel cuore: un desiderio nuovo per la spiritualità, desiderio di dare.

Rabash: Abbreviazione del Rav Baruch Shalom, nome completo Baruch Shalom HaLevi Ashlag  (1906 – 1991), l’autore del libro “ Shlavey Sulam” (“ I gradini della scala” in ebraico) – una descrizione dettagliata dell’ascesa dell’uomo al mondo Spirituale.

Rashbi: Rabbi Shimon Bar Yochai, l’autore dello Zohar (III sec. A. C. ).

Radice: è il conseguimento finale dei kabbalisti, la sorgente di tutti i conseguimenti. La dazione, il desiderio di dare.

Ramo: è il desiderio di ricevere.

Rosh: è il capo, la testa del Partzuf, dove ci sono le intenzioni.

Santità: (Kedushà) deriva dalla parola Kadosh (distinto e separato dall’ego).

Sefira: (plurale Sefirot) è l’ego corretto ad un certo livello, in un certo modo. Quindi, risplende ed è chiamato Sefirot (che viene dal termine ebraico “sapphire”) luminoso.

Spiritualità: la forza della dazione

Torah: significa luce (dalla parola Horaa che significa “Insegnamenti”, o dalla parola Ohr “Luce”). E’ un testo che esprime le correzioni che bisogna fare nel desiderio di ricevere.

Yud Hey Vav Hey: è il Tetragramma, il nome del Borè. È l’algoritmo, il calco di tutta la creazione.

Zeir Anpin: (Piccolo Volto) è la fase 3 della creazione, ricevere al fine di dare, è una struttura spirituale già realizzata ma in forma piccola, non consapevole.

Zohar: libro dello splendore. E’ un testo fondamentale per la saggezza della Kabbalah, scritto da 10 kabbalisti che hanno conseguito pienamente questa saggezza.

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