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La percezione della realtà

Noi ci troviamo in una situazione particolare per quanto riguarda la percezione della realtà. Quando eravamo bambini, ci sembrava che il mondo fosse pervaso da forze e spiriti, così come leggevamo nelle favole, ma che i grandi non vedevano, mentre noi sentivamo di vivere in questo mondo.
In una fase successiva, questo discernimento gradualmente scomparve sebbene anche adesso, ci sembra esista. La verità è che, quel mondo, lo cerchiamo tutto il tempo. Noi cerchiamo di conoscere il mondo nel quale viviamo, dato che senza tutto ciò non si potrebbe esistere realmente, né sopravvivere, né godere e, in generale, liberarsi dalla sensazione di incertezza riguardo dove sono, chi sono, cosa sono e cosa mi nasconde l’indomani. Nell’intimo dell’uomo si risvegliano perplessità, a causa del desiderio di migliorare la sua situazione, o per curiosità, o a motivo del desiderio di capire meglio il mondo.Queste stesse domande ci spingono a conoscere la realtà nella quale viviamo. Investighiamo la realtà come un bambino piccolo che gira in una stanza e studia l’ambiente circostante. In un secondo tempo diventa grande e costruisce macchinari.

Noi cerchiamo di sviluppare molti sistemi per investigare su noi stessi e sul mondo che ci circonda. L’intera realtà si divide in due parti: me stesso e tutto ciò che è al di fuori di me. C’è chi è dell’avviso che sia meglio investigare noi stessi e cambiarci affinché il mondo intorno a noi cambi, prendendo in questo modo, le cose diversamente, diventando più rilassati e vedendo il mondo migliore. Altri pensano che sia meglio rimanere quelli che siamo ed invero, modificare il mondo, cioè adattarlo a noi. Noi constatiamo però che in entrambi i modi non riusciamo a cavarcela in modo soddisfacente. Il modo migliore per essere in armonia col mondo è quello di arrivare ad essere in equilibrio con esso, capirlo del tutto, essere nell’equivalenza dei desideri, delle forze, dei pensieri e delle intenzioni.Quando riconosco che esiste un’unica cosa al mondo e che tutti mi capiscono e tutti vogliono quello che io voglio, questo è in effetti equilibrio. Non esiste niente di più perfetto che avere la sensazione di essere in equilibrio con il mondo. E’ come la sensazione del feto nell’utero materno, dove tutto ha lo scopo di prendersi cura di lui e non c’è bisogno di alcuna resistenza, non è necessario costruire “muri di difesa”, niente. Questo è quello che effettivamente noi cerchiamo.
Come possiamo arrivare ad una situazione simile? Questa situazione è chiamata in termini scientifici “omeostasi”. La parola “omo” vuol dire simile e “stasi” ha il significato di compensazione di situazioni. Questo stato è anelato da ogni corpo, sia vegetale che animale e certamente dall’uomo. Noi siamo attratti verso questo stato in molti livelli, nell’inconscio, nel capire, nella forma dei materiali, nei liquidi, nei pensieri, ed ad ogni livello del desiderio della materia: l’immobile (domem), il vegetale (zomeah), l’animale (hai) ed il parlante (medaber). Tutto è effettivamente attirato verso l’equivalenza della forma con quello che lo circonda.

Per sapere come arrivare all’equivalenza della forma, uguagliarsi alla natura, ottenere la congiunzione con il mondo che ci circonda, per sapere come giungere ad una situazione nella quale tutti sappiano e desiderino quello che io voglio, che tutti la pensino come me e che non ci sia chi ce l’abbia con me o chi voglia darmi qualcosa per forza o voglia ottenere da me qualcosa per forza affinché tutto succeda con amore e con serenità, per sapere tutto ciò, devo innanzitutto sapere chi sono, quale sia la natura del mondo che mi circonda ed in che modo arrivare all’equivalenza della forma.

La saggezza della Kabbalah in effetti ha questo scopo, ci insegna come arrivare alla serenità, cioè quando la nostra percezione esterna nei confronti del mondo e la nostra sensazione interna, sono in pace fra di loro. L’investigazione sul mondo ed il suo contenuto sono in effetti compiute dalla scienza in moltissimi modi, con molti mezzi, strumenti e metodi che continuano ad essere sviluppati progredendo anno dopo anno generazione dopo generazione. In effetti, si può constatare che tutti noi vogliamo raggiungere la situazione di pienezza, serenità e sentirci bene ritrovandoci però in una situazione opposta nonostante il fatto che di anno in anno i mezzi per arrivarci progrediscano sempre di più.

Ed allora da dove deriva il problema? Tutti noi aspiriamo al bene, si può chiedere a qualunque persona in questo mondo ricevendo la stessa risposta: l’uomo aspira solo a questo. Il fatto è che noi non conosciamo la realtà generale, come si comporta, in che modo è composta ed in quale modo agisce su di noi, a che cosa dobbiamo uguagliarci, connetterci, avvicinarci ed aderire. Per arrivare a questo abbiamo bisogno di strumenti più delicati. Più noi penetriamo nella profondità della materia per capire la nostra natura e la natura del mondo esterno, meno siamo capaci di scoprire cosa vuole la natura stessa, per che cosa esiste, qual è il fine di ogni cellula e di ogni parte della realtà.

Ci sono scienziati che investigano la materia in se stessa, solida, gassosa, liquida e così via. Altri che approfondiscono la struttura della materia al livello molecolare e delle relazioni chimiche intermolecolari a livello degli atomi e del loro interno. Ci sono scienziati che vanno ancora più in là sostenendo che tutto ciò svanisca ad un certo livello di forma e ad un certo livello di profondità e da lì in poi non capiscono cosa succeda. Questo però non dipende dalla mancanza di strumenti, ma dal fatto che l’uomo è costituito in modo tale da non essere capace di comprendere di più.

Dato che il modo nel quale l’uomo percepisce la realtà è a livelli semplici così come si trova in essa, a livelli più interni già sente che la realtà fa quello che vuole nei suoi confronti. A livelli ancora più interni inizia a vedere che non è così e non è in altro modo, bensì è lui stesso che edifica la sua realtà e che quest’ultima è una copia di se stesso.

Di questo parlano già gli scienziati moderni, dicendoci che c’è un confine oltre il quale la nostra percezione non arriva.

Qui c’è veramente un punto di contatto fra la scienza e la Kabbalah. Dato che ci sono modi di investigazione tali da poter penetrare nelle cause e capire senza dubbio il perché esista il mondo, cosa “vuole” da noi e come possiamo viverci in pace e con tranquillità.

Coloro che lo hanno già investigato e ci hanno riferito i risultati della loro investigazione, ci parlano di cose veramente stupefacenti. Per prima cosa ci dicono che la materia che ci circonda non è semplicemente materia, ma pensiero, il Desiderio Generale (arazon aclalì). Dicono che il Desiderio Generale circonda tutta la realtà, che la legge generale della realtà è fare del bene a tutti e a tutte le parti della realtà stessa, dall’esterno all’interno della materia.Ma la materia stessa, immobile, vegetale, animale e parlante, che è al suo interno, deve fare un passo avanti verso questo Desiderio, verso questo Pensiero, per equivalere la forma con Lui per attaccarsi a Lui, per capire, sentire e congiungersi a Lui. Per questo la saggezza della Kabbalah è chiamata saggezza di Kabbalah-del ricevere, dato che ci aiuta a ricevere l’atteggiamento della realtà nei nostri confronti ed a propagare il nostro atteggiamento nei confronti di essa.

GLOSSARIO semplificato

dei termini studiati al corso

600.000 anime: frammenti dell’unica creazione, dell’anima generale chiamata “Adamo”. E’ una qualità della connessione.

Adam HaRishon: (Adamo) l’anima creata in principio prima della frammentazione. E’ la prima struttura che ha il desiderio di assomigliare al Borè.

Anima: La creatura, il desiderio originale che è stato creato.

Ari: L’abbreviazione di Ashkenazi Rav Yitzhak, il nome completo è Yitzhak Luria Ashkenazi (1534 – 1572). Il fondatore della Scuola Lurianica di Kabbalah, il metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore (XVI sec.).

Baal HaSulam: Il secondo nome di Yehuda Leib HaLevi Ashlag (1884 – 1954). L’autore del metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore, l’autore del commentario dello Zohar e tutti i lavori di Ari.

Binà:  la fase 2 della creazione, proprietà di dazione nella creazione.

Borè: significa Creatore e deriva dall’ebraico Bo-re (vieni e vedi-verifica).  Non è qualcosa di cui avere fede, è la forza dell’amore e della dazione.

Chochmà: (Saggezza) è la fase 1 della creazione.

Corpo: (Guf) sono i desideri che eseguono le intenzioni del Rosh del Parzuf.

Correzione: (Tikkun) cambiare l’intenzione del desiderio di ricevere per modificare la percezione della realtà.

Creatura: deriva dalla parola ebraica Nivrà che vuol dire fuori dal grado, cioè che non ha ancora conseguito la realtà spirituale.

Desiderio: il motore sia della vita biologica sia della vita spirituale.

Divinità: desiderio speciale di conseguire la Fonte di tutta la vita.

Egitto: desiderio di ricevere egoistico.

Ein Od Milvado: significa non esiste nulla tranne Lui.

Incarnazione: ciclo che fa l’anima in ogni gradino spirituale, anche nella stessa vita.

Israele: combinazione di 2 parole Yashar-El e significa dritto al Borè. Coloro che hanno il desiderio di conseguire la dazione si chiamano Israele.

Kabbalah: saggezza della ricezione del bene.

Keter: (Corona) detta fase radice, fase zero. E’ l’essenza del Divino, della dazione e dell’amore.

Kli: vaso, desiderio (plurale Kelim).

Luce: il piacere, il conseguimento del desiderio di dare.

Malchut: (Regno) è la quarta e ultima fase dello sviluppo del desiderio di ricevere.

Mitzvah: (precetto, plurale Mitzvot), comandamento. Ogni atto che mi avvicina alla realtà dell’anima di Adam HaRishon. E’ la correzione del cuore.

Mondo spirituale: realtà che è fuori dal nostro mondo e dalla nostra natura.

Nazioni del mondo: sono tutti i desideri comuni.

Neshamà: è l’anima in ebraico.

Olam: significa mondo e deriva dalla parola Alamà (occultamento).

Parlante: è l’Adamo che è in noi, il punto nel cuore

Partzuf: Struttura spirituale che consiste in dieci Sefirot.

Pitcha: in ebraico significa prefazione. E’ l’introduzione alla struttura dei mondi superiori.

Punto nel cuore: un desiderio nuovo per la spiritualità, desiderio di dare.

Rabash: Abbreviazione del Rav Baruch Shalom, nome completo Baruch Shalom HaLevi Ashlag  (1906 – 1991), l’autore del libro “ Shlavey Sulam” (“ I gradini della scala” in ebraico) – una descrizione dettagliata dell’ascesa dell’uomo al mondo Spirituale.

Rashbi: Rabbi Shimon Bar Yochai, l’autore dello Zohar (III sec. A. C. ).

Radice: è il conseguimento finale dei kabbalisti, la sorgente di tutti i conseguimenti. La dazione, il desiderio di dare.

Ramo: è il desiderio di ricevere.

Rosh: è il capo, la testa del Partzuf, dove ci sono le intenzioni.

Santità: (Kedushà) deriva dalla parola Kadosh (distinto e separato dall’ego).

Sefira: (plurale Sefirot) è l’ego corretto ad un certo livello, in un certo modo. Quindi, risplende ed è chiamato Sefirot (che viene dal termine ebraico “sapphire”) luminoso.

Spiritualità: la forza della dazione

Torah: significa luce (dalla parola Horaa che significa “Insegnamenti”, o dalla parola Ohr “Luce”). E’ un testo che esprime le correzioni che bisogna fare nel desiderio di ricevere.

Yud Hey Vav Hey: è il Tetragramma, il nome del Borè. È l’algoritmo, il calco di tutta la creazione.

Zeir Anpin: (Piccolo Volto) è la fase 3 della creazione, ricevere al fine di dare, è una struttura spirituale già realizzata ma in forma piccola, non consapevole.

Zohar: libro dello splendore. E’ un testo fondamentale per la saggezza della Kabbalah, scritto da 10 kabbalisti che hanno conseguito pienamente questa saggezza.

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