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Un secchio pieno di luce

di Meira Levi

duende_2C’era una volta, un secchio di colore blu, pieno fino ai bordi di una luce bianca. Ogni giorno succedeva un miracolo e il secchio si riempiva di questa luce.

Dentro questo secchio viveva un folletto. Sì, sì, proprio un folletto! La luce gli faceva tanti bei doni: una bicicletta, un gelato, un televisore, un pallone da calcio e tante altre cose. Tutto quello che desiderava. Il folletto era molto felice.

Un giorno, quando il secchio si riempì nuovamente di luce e di regali, il folletto diventò un po’ nervoso e iniziò a chiedersi: “Sono io che faccio tutto questo? Forse c’è qualcuno che mi regala tutta questa luce”?

duende_3Il folletto guardò in alto e sorrise. Vide che c’era un grande mago che lo guardava dall’alto. Il mago amava molto il folletto e faceva di tutto per renderlo felice.

Il folletto se ne accorse, e provò un po’ di vergogna sapendo di non avere niente da offrire al mago.

Il giorno seguente, quando il secchio si riempì di nuovo di luce, il folletto pensò: “Io non voglio essere più un folletto che si limita a ricevere i regali. Io voglio essere come il grande mago, voglio donare agli altri la felicità e la luce”.

Il folletto guardò il mago e disse “Grande mago, non darmi più niente! Io voglio essere come te. Vorrei solamente donare e non ricevere. Purtroppo non ho niente da donarti e l’unica cosa che posso fare per somigliare a te è quella di non ricevere niente”.

duende_4Il giorno dopo il secchio non aveva luce ed era completamente buio. Il folletto si sentì vuoto. Sentì anche che il mago era triste. Allora il folletto parlò di nuovo al mago: “Grande mago, io vorrei essere come te e fare i regali. Tutto quello che ho ricevuto, è tuo, per questo mi vergogno. E adesso vedo che tu sei triste. Forse potrei darti la felicità ricevendo i regali da te. Adesso capisco che farmi i regali ti ha reso felice. In questo modo possiamo essere felici insieme”.

Il mago iniziò a riempire di nuovo il secchio con la luce. Questa volta il folletto decise di non ricevere per se stesso. Questa volta il folletto ricevette la luce per fare felice il mago. Egli riceveva tutto quello che il mago gli regalava, per donargli a sua volta felicità. Ad esempio, se riceveva della cioccolata e ne mangiava un pezzetto, guardava subito il mago per vedere se ciò lo rendesse felice. Vedendo che il mago era felice di donare, continuava a mangiare la cioccolata.

duende_6Così il mago continuò a riempire il secchio di luce. Il folletto cresceva e assomigliava sempre di più al mago. Il folletto godeva nel donare più piacere al mago. Al posto della bicicletta e della bambola, il folletto ricevette regali sempre più grandi come un’automobile e una fidanzata.

Da allora il secchio blu è sempre pieno di luce. Il folletto e il mago sono in pace e armonia perché ognuno vive per rendere felice l’altro. Il folletto, ogni volta che riceve un dono e se ne rallegra, dona felicità al mago.

GLOSSARIO semplificato

dei termini studiati al corso

600.000 anime: frammenti dell’unica creazione, dell’anima generale chiamata “Adamo”. E’ una qualità della connessione.

Adam HaRishon: (Adamo) l’anima creata in principio prima della frammentazione. E’ la prima struttura che ha il desiderio di assomigliare al Borè.

Anima: La creatura, il desiderio originale che è stato creato.

Ari: L’abbreviazione di Ashkenazi Rav Yitzhak, il nome completo è Yitzhak Luria Ashkenazi (1534 – 1572). Il fondatore della Scuola Lurianica di Kabbalah, il metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore (XVI sec.).

Baal HaSulam: Il secondo nome di Yehuda Leib HaLevi Ashlag (1884 – 1954). L’autore del metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore, l’autore del commentario dello Zohar e tutti i lavori di Ari.

Binà:  la fase 2 della creazione, proprietà di dazione nella creazione.

Borè: significa Creatore e deriva dall’ebraico Bo-re (vieni e vedi-verifica).  Non è qualcosa di cui avere fede, è la forza dell’amore e della dazione.

Chochmà: (Saggezza) è la fase 1 della creazione.

Corpo: (Guf) sono i desideri che eseguono le intenzioni del Rosh del Parzuf.

Correzione: (Tikkun) cambiare l’intenzione del desiderio di ricevere per modificare la percezione della realtà.

Creatura: deriva dalla parola ebraica Nivrà che vuol dire fuori dal grado, cioè che non ha ancora conseguito la realtà spirituale.

Desiderio: il motore sia della vita biologica sia della vita spirituale.

Divinità: desiderio speciale di conseguire la Fonte di tutta la vita.

Egitto: desiderio di ricevere egoistico.

Ein Od Milvado: significa non esiste nulla tranne Lui.

Incarnazione: ciclo che fa l’anima in ogni gradino spirituale, anche nella stessa vita.

Israele: combinazione di 2 parole Yashar-El e significa dritto al Borè. Coloro che hanno il desiderio di conseguire la dazione si chiamano Israele.

Kabbalah: saggezza della ricezione del bene.

Keter: (Corona) detta fase radice, fase zero. E’ l’essenza del Divino, della dazione e dell’amore.

Kli: vaso, desiderio (plurale Kelim).

Luce: il piacere, il conseguimento del desiderio di dare.

Malchut: (Regno) è la quarta e ultima fase dello sviluppo del desiderio di ricevere.

Mitzvah: (precetto, plurale Mitzvot), comandamento. Ogni atto che mi avvicina alla realtà dell’anima di Adam HaRishon. E’ la correzione del cuore.

Mondo spirituale: realtà che è fuori dal nostro mondo e dalla nostra natura.

Nazioni del mondo: sono tutti i desideri comuni.

Neshamà: è l’anima in ebraico.

Olam: significa mondo e deriva dalla parola Alamà (occultamento).

Parlante: è l’Adamo che è in noi, il punto nel cuore

Partzuf: Struttura spirituale che consiste in dieci Sefirot.

Pitcha: in ebraico significa prefazione. E’ l’introduzione alla struttura dei mondi superiori.

Punto nel cuore: un desiderio nuovo per la spiritualità, desiderio di dare.

Rabash: Abbreviazione del Rav Baruch Shalom, nome completo Baruch Shalom HaLevi Ashlag  (1906 – 1991), l’autore del libro “ Shlavey Sulam” (“ I gradini della scala” in ebraico) – una descrizione dettagliata dell’ascesa dell’uomo al mondo Spirituale.

Rashbi: Rabbi Shimon Bar Yochai, l’autore dello Zohar (III sec. A. C. ).

Radice: è il conseguimento finale dei kabbalisti, la sorgente di tutti i conseguimenti. La dazione, il desiderio di dare.

Ramo: è il desiderio di ricevere.

Rosh: è il capo, la testa del Partzuf, dove ci sono le intenzioni.

Santità: (Kedushà) deriva dalla parola Kadosh (distinto e separato dall’ego).

Sefira: (plurale Sefirot) è l’ego corretto ad un certo livello, in un certo modo. Quindi, risplende ed è chiamato Sefirot (che viene dal termine ebraico “sapphire”) luminoso.

Spiritualità: la forza della dazione

Torah: significa luce (dalla parola Horaa che significa “Insegnamenti”, o dalla parola Ohr “Luce”). E’ un testo che esprime le correzioni che bisogna fare nel desiderio di ricevere.

Yud Hey Vav Hey: è il Tetragramma, il nome del Borè. È l’algoritmo, il calco di tutta la creazione.

Zeir Anpin: (Piccolo Volto) è la fase 3 della creazione, ricevere al fine di dare, è una struttura spirituale già realizzata ma in forma piccola, non consapevole.

Zohar: libro dello splendore. E’ un testo fondamentale per la saggezza della Kabbalah, scritto da 10 kabbalisti che hanno conseguito pienamente questa saggezza.

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