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La Torre e i Cubetti

di Nadia Rafael

torre“Mamma, mamma, guarda, ho costruito una torre”! Annunciò con orgoglio Luca.
Luca aveva 5 anni ed era molto bravo nel gioco delle costruzioni. Sapeva mettere i cubetti con cura uno sull’altro, come un vero muratore e il suo lavoro era molto veloce .

Luca fu così preso dal suo gioco, che non si accorse che sua madre Anna era uscita dalla cucina e lo stava guardando con un sorriso…

“Wow, che torre alta! Bravo figlio mio! Ben fatto! Vuoi che ti racconti una storia sui Cubetti e la Torre”?

Luca amava molto le favole e poteva ascoltarle per delle ore, così si mise comodo accanto alla sua mamma, pronto ad ascoltare.

-C’era una volta molto tempo fa, forse ieri, forse oggi, una Torre. La Torre era alta, molto alta, robusta con i muri in pietra. Ed era molto orgogliosa di questo. Aveva il naso puntato verso il cielo, non parlava mai con nessuno che fosse più basso di lei, e disprezzava i vicini. Era molto presuntuosa con tutti.
“Io” diceva La Torre “sono più alta di tutti, e non ho bisogno di nessuno”.

Non lontano dalla Torre vivevano felicemente dei Cubetti. Erano dei bravi ragazzi: divertenti, vivaci e molto colorati. Non stavano mai senza fare nulla, erano sempre allegri: cantavano le canzoni e giocavano a nascondino. Non litigavano fra di loro e facevano tutto insieme.

Ma la grande arroganza della Torre infastidiva tanto i Cubetti. La Torre non si accorgeva di nessuno, a parte se stessa. La Torre non invitò i Cubetti nemmeno al suo compleanno e non li salutava nemmeno.

È molto sgradevole se non ti dicono neanche “Buongiorno”!

torre 2I Cubetti allora deciso di dare una lezione alla Torre. Ma come?

I Cubetti erano molto piccoli invece la Torre era troppo alta, poteva toccare il cielo con la testa. Non c’era nulla da fare, i Cubetti non avevano nessuna possibilità di vincere.

I Cubetti allora si riunirono fra di loro per un consiglio e trovarono una soluzione.

Decisero di andare dalla Torre per sfidarla a partecipare alla gara: “Chi è più alto”?

La Torre, nel sentire i Cubetti sfidarla, in un primo momento rimase sbalordita da tale arroganza, ma poi inclinò un po’ uno dei suoi muri verso il lato, che significava che era d’accordo di partecipare alla gara.

Appena ebbe inizio la gara, i Cubetti si avvicinarono fra di loro, unirono le mani ed il primo cubetto saltò sul secondo, il secondo sul terzo, il terzo sul quarto e così via, finché non costruirono una piramide così alta che la Torre rimase a bocca aperta dallo stupore. L’avevano superata! Avevano vinto i Cubetti!

Mamma Anna allora chiese al suo piccolino:

“Cos’hai capito da questa storia”? Luca, con un dolce sorriso sulle labbra, rispose: “Se si fanno le cose insieme, riescono meglio”!

“E’ vero”! disse mamma Anna, “Questo perché, quando si ha un solo scopo, anche i piccoli Cubetti sono in grado di smuovere le montagne”.

Disegni: Andrea Tardivo

GLOSSARIO semplificato

dei termini studiati al corso

600.000 anime: frammenti dell’unica creazione, dell’anima generale chiamata “Adamo”. E’ una qualità della connessione.

Adam HaRishon: (Adamo) l’anima creata in principio prima della frammentazione. E’ la prima struttura che ha il desiderio di assomigliare al Borè.

Anima: La creatura, il desiderio originale che è stato creato.

Ari: L’abbreviazione di Ashkenazi Rav Yitzhak, il nome completo è Yitzhak Luria Ashkenazi (1534 – 1572). Il fondatore della Scuola Lurianica di Kabbalah, il metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore (XVI sec.).

Baal HaSulam: Il secondo nome di Yehuda Leib HaLevi Ashlag (1884 – 1954). L’autore del metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore, l’autore del commentario dello Zohar e tutti i lavori di Ari.

Binà:  la fase 2 della creazione, proprietà di dazione nella creazione.

Borè: significa Creatore e deriva dall’ebraico Bo-re (vieni e vedi-verifica).  Non è qualcosa di cui avere fede, è la forza dell’amore e della dazione.

Chochmà: (Saggezza) è la fase 1 della creazione.

Corpo: (Guf) sono i desideri che eseguono le intenzioni del Rosh del Parzuf.

Correzione: (Tikkun) cambiare l’intenzione del desiderio di ricevere per modificare la percezione della realtà.

Creatura: deriva dalla parola ebraica Nivrà che vuol dire fuori dal grado, cioè che non ha ancora conseguito la realtà spirituale.

Desiderio: il motore sia della vita biologica sia della vita spirituale.

Divinità: desiderio speciale di conseguire la Fonte di tutta la vita.

Egitto: desiderio di ricevere egoistico.

Ein Od Milvado: significa non esiste nulla tranne Lui.

Incarnazione: ciclo che fa l’anima in ogni gradino spirituale, anche nella stessa vita.

Israele: combinazione di 2 parole Yashar-El e significa dritto al Borè. Coloro che hanno il desiderio di conseguire la dazione si chiamano Israele.

Kabbalah: saggezza della ricezione del bene.

Keter: (Corona) detta fase radice, fase zero. E’ l’essenza del Divino, della dazione e dell’amore.

Kli: vaso, desiderio (plurale Kelim).

Luce: il piacere, il conseguimento del desiderio di dare.

Malchut: (Regno) è la quarta e ultima fase dello sviluppo del desiderio di ricevere.

Mitzvah: (precetto, plurale Mitzvot), comandamento. Ogni atto che mi avvicina alla realtà dell’anima di Adam HaRishon. E’ la correzione del cuore.

Mondo spirituale: realtà che è fuori dal nostro mondo e dalla nostra natura.

Nazioni del mondo: sono tutti i desideri comuni.

Neshamà: è l’anima in ebraico.

Olam: significa mondo e deriva dalla parola Alamà (occultamento).

Parlante: è l’Adamo che è in noi, il punto nel cuore

Partzuf: Struttura spirituale che consiste in dieci Sefirot.

Pitcha: in ebraico significa prefazione. E’ l’introduzione alla struttura dei mondi superiori.

Punto nel cuore: un desiderio nuovo per la spiritualità, desiderio di dare.

Rabash: Abbreviazione del Rav Baruch Shalom, nome completo Baruch Shalom HaLevi Ashlag  (1906 – 1991), l’autore del libro “ Shlavey Sulam” (“ I gradini della scala” in ebraico) – una descrizione dettagliata dell’ascesa dell’uomo al mondo Spirituale.

Rashbi: Rabbi Shimon Bar Yochai, l’autore dello Zohar (III sec. A. C. ).

Radice: è il conseguimento finale dei kabbalisti, la sorgente di tutti i conseguimenti. La dazione, il desiderio di dare.

Ramo: è il desiderio di ricevere.

Rosh: è il capo, la testa del Partzuf, dove ci sono le intenzioni.

Santità: (Kedushà) deriva dalla parola Kadosh (distinto e separato dall’ego).

Sefira: (plurale Sefirot) è l’ego corretto ad un certo livello, in un certo modo. Quindi, risplende ed è chiamato Sefirot (che viene dal termine ebraico “sapphire”) luminoso.

Spiritualità: la forza della dazione

Torah: significa luce (dalla parola Horaa che significa “Insegnamenti”, o dalla parola Ohr “Luce”). E’ un testo che esprime le correzioni che bisogna fare nel desiderio di ricevere.

Yud Hey Vav Hey: è il Tetragramma, il nome del Borè. È l’algoritmo, il calco di tutta la creazione.

Zeir Anpin: (Piccolo Volto) è la fase 3 della creazione, ricevere al fine di dare, è una struttura spirituale già realizzata ma in forma piccola, non consapevole.

Zohar: libro dello splendore. E’ un testo fondamentale per la saggezza della Kabbalah, scritto da 10 kabbalisti che hanno conseguito pienamente questa saggezza.

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