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La piccola nave

di Yael Sofer

011All’alba di un mattino, si svegliò, molto presto, un piccolo peschereccio blu con un pennone rosso ed una vela bianca. Malgrado fosse piccola, tutti sapevano che era la barca più veloce nel porto e che tornava sempre con un grande bottino di pesci.

Sapete perché?

Perché tutte le parti della piccola barca erano amiche fra loro e lavoravano gioiosamente insieme. Ogni parte desiderava fare quello che sapeva fare al meglio, affinché la barca riscontrasse il miglior successo. L’ancora sapeva ormeggiare, la vela sapeva sfruttare il vento per far veleggiare la barca, la rete sapeva pescare grandi quantità di pesci ed il timone sapeva dirigere la navicella virando a destra ed a sinistra.

A quanto pare però, quel giorno, spirò un vento birichino e non fu un giorno consueto per gli amici che si trovavano sull’imbarcazione.

“Leviamo l’ancora!” gridò il vecchio capitano della navicella. Dopo tanti anni di mare tutti lo chiamavano “Capitano”.

“Leviamo l’ancora!” ripeté il buon amico del Capitano, un corvo grigio di nome Pirata.

“Signorsì, Capitano!” urlarono in coro la vela, l’ancora, il timone e la rete.

La piccola barca salpò dal suo porto d’origine dirigendosi verso il grande oceano.

Il Capitano guardò la mappa, lanciò uno sguardo alla bussola e inumidì il dito alzandolo in aria per determinare la direzione del vento.

“Oggi navigheremo in direzione ovest”, decise. “Pirata, salta sul timone e vira a destra! Ed ora innalza la vela!”

“Un attimo”, disse la vela. “Perché devo sempre affrettarmi e dischiudermi per ricevere forti colpi di vento? Oggi ho proprio voglia di tuffarmi in acqua, come la rete. Lei nuota nell’acqua a suo piacimento ed incontra tanti pesci!”.

03“Avete sentito? Ha-ha! Kra-kra!” rise Pirata, il corvo. “La vela vorrebbe tuffarsi in acqua! Rete, tu cosa hai da dire in proposito?”

“Non ho nessun problema a dare il cambio alla vela”, rispose la rete. “Mi bagno giorno dopo giorno, e quasi sempre l’acqua è gelida, i pesci mi fanno il solletico di proposito ed a volte mi mordono pure! Sapete cosa? Non mi tufferò più in acqua!”

Così tutti, nella piccola barca, iniziarono a parlare e a discutere e nessuno fu più disposto ad adempiere al proprio compito.

Persino il silenzioso e laborioso timone disse, “Vorrei provare a fare il lavoro dell’ancora. Lei riposa tutto il giorno e di notte lo buttano in mare e lì continua a dormire fino alla mattina dopo.”

Urlavano talmente che non avevano notato che il capitano era sparito nella sua cabina, lasciandoli soli.

Gli amici decisero di scambiarsi le mansioni. La rete si arrampicò sul pennone rosso, erigendosi, pronta a dispiegarsi ad affrontare il vento appena ricevuto il segnale dal Pirata, mentre la vela si preparò per tuffarsi in acqua al posto della rete.

“Innalza la rete!” gracchiò il Pirata.

La rete si dispiegò, cercando di prendere il vento per far salpare la barca, ma il vento, velocemente, attraversò i grossi buchi della rete e la nave rimase semplicemente ferma al suo posto.

“Ma che vela!”, ululò ridendo il vento, “Che nave strana!”

La rete si ripiegò sul pennone. Provò una grande vergogna per aver fatto una magra figura al cospetto del vento birichino.

Nel frattempo, la vela si tuffò in acqua ma, invece di prendere pesci, si distese sulle onde come un enorme tappeto.

05“Blu blu blu o glu glu glu! Avete mai visto una rete senza buchi?” si stupirono i pesci, emettendo un’infinità di bolle che fecero solo il solletico alla vela.

“Cosa ci fa questo tappeto sul mare?”, si domandarono i gabbiani posandosi sulla vela. La povera vela iniziò ad affondare e la rete, che la vide, si tuffò in acqua per salvarla.

Nel frattempo, gli amici sulla nave, ormai affamati, impugnarono forchette e coltelli facendo un gran baccano, battendo sul tavolo ed urlando ad alta voce “Cibo, cibo, cibo!…”

“Faremo noi da mangiare!”, proposero il secchio, lo strofinaccio ed il sapone. Il secchio disse: “Io sarò la pentola, mettetemi sui fornelli”. Lo strofinaccio si offrì di fare da cucchiaio e così bollirono l’acqua con il sapone, creando tanta schiuma e bolle di sapone. Nessuno però, escluso il pavimento, era disposto a mangiare tale minestra!

test1 copyAffamati e con il sapore di sapone in bocca, decisero di ritornare al porto per comprare del cibo nel grande negozio. Ma nessuno sapeva come giungervi dato che solo il Capitano sapeva manovrare la barca.

Oggi, però, si scambiano i compiti! Il corvo Pirata saltò sulla scrivania del Capitano cercando di tracciare la rotta sulla mappa, mentre il salvagente, sdraiato al posto del timone, cercò invano di far girare la nave.

“Timone a sinistra! Ora… a sinistra! Ancora un po’ a sinistra e di nuovo a sinistra!” strillò il Pirata al salvagente, con la testa sprofondata sulla mappa.

“Stiamo navigando in circolo”, disse la barchetta. “Mi sta girando la testa.”

“Forse ho sbagliato rotta e avremmo dovuto virare a sinistra?”, disse il Pirata, iniziando ad avere nostalgia degli ordini del Capitano.

“Oggi non ho preso nemmeno un pesce”, pensò la rete preoccupata, “Cosa porteremo di ritorno al porto?”

“Ho fame e ho nostalgia di una vera minestra. Oggi nemmeno un pesciolino ha visitato il becco del Pirata” pensò il corvo, tamburellando con le sue ali la pancia vuota.

“Io ho nostalgia del nostro Capitano e aspetto solo il momento che gli amici facciano ciò che sanno fare e ciò che devono fare”, sospirò la piccola imbarcazione. “In effetti solo il timone sa dirigermi a sinistra e a destra, e solamente la rete sa prendere pesci. Senza la vela non riusciremo a navigare con l’aiuto del vento e senza il Capitano non sapremo quale è la rotta giusta.”

Tutti furono pienamente d’accordo con la piccola nave e promisero di tornare ad operare come ai bei tempi.

“Capitano! Capitano!”, gridarono insieme, “Dove sei? Abbiamo nostalgia di te!”

Improvvisamente si aprì la porta della cabina, il vecchio Capitano uscì sorridendo e disse: “Issate le vele, rete in acqua, Pirata afferra il timone, salpiamo…”.

Furono tutti talmente felici, che dimenticarono ti di essere affamati e tristi, e balzarono ognuno al proprio posto, sentendosi più forti che mai.

korablik6Il timone e la vela li pilotarono velocemente e in modo sicuro, tanto che la piccola nave non percepì più le onde e gli sballottamenti. Il Pirata gioioso canterellava gli ordini del Capitano usando il timone come un pilota di formula uno. La rete si era dispiegata con tutta la sua forza riuscendo a pescare moltissimi pesci, grossi e saporiti.

Ognuno, sulla piccola barca, ormai poteva adempiere al proprio compito con gioia.

Essi fecero tutto il possibile affinché ognuno si sentisse meglio e a suo agio nel modo più semplice e facile! Questo li colmò di immensa felicità.

Il Capitano guardò avanti soddisfatto… Tra poco la piccola barca sarebbe tornata al porto di casa.

GLOSSARIO semplificato

dei termini studiati al corso

600.000 anime: frammenti dell’unica creazione, dell’anima generale chiamata “Adamo”. E’ una qualità della connessione.

Adam HaRishon: (Adamo) l’anima creata in principio prima della frammentazione. E’ la prima struttura che ha il desiderio di assomigliare al Borè.

Anima: La creatura, il desiderio originale che è stato creato.

Ari: L’abbreviazione di Ashkenazi Rav Yitzhak, il nome completo è Yitzhak Luria Ashkenazi (1534 – 1572). Il fondatore della Scuola Lurianica di Kabbalah, il metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore (XVI sec.).

Baal HaSulam: Il secondo nome di Yehuda Leib HaLevi Ashlag (1884 – 1954). L’autore del metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore, l’autore del commentario dello Zohar e tutti i lavori di Ari.

Binà:  la fase 2 della creazione, proprietà di dazione nella creazione.

Borè: significa Creatore e deriva dall’ebraico Bo-re (vieni e vedi-verifica).  Non è qualcosa di cui avere fede, è la forza dell’amore e della dazione.

Chochmà: (Saggezza) è la fase 1 della creazione.

Corpo: (Guf) sono i desideri che eseguono le intenzioni del Rosh del Parzuf.

Correzione: (Tikkun) cambiare l’intenzione del desiderio di ricevere per modificare la percezione della realtà.

Creatura: deriva dalla parola ebraica Nivrà che vuol dire fuori dal grado, cioè che non ha ancora conseguito la realtà spirituale.

Desiderio: il motore sia della vita biologica sia della vita spirituale.

Divinità: desiderio speciale di conseguire la Fonte di tutta la vita.

Egitto: desiderio di ricevere egoistico.

Ein Od Milvado: significa non esiste nulla tranne Lui.

Incarnazione: ciclo che fa l’anima in ogni gradino spirituale, anche nella stessa vita.

Israele: combinazione di 2 parole Yashar-El e significa dritto al Borè. Coloro che hanno il desiderio di conseguire la dazione si chiamano Israele.

Kabbalah: saggezza della ricezione del bene.

Keter: (Corona) detta fase radice, fase zero. E’ l’essenza del Divino, della dazione e dell’amore.

Kli: vaso, desiderio (plurale Kelim).

Luce: il piacere, il conseguimento del desiderio di dare.

Malchut: (Regno) è la quarta e ultima fase dello sviluppo del desiderio di ricevere.

Mitzvah: (precetto, plurale Mitzvot), comandamento. Ogni atto che mi avvicina alla realtà dell’anima di Adam HaRishon. E’ la correzione del cuore.

Mondo spirituale: realtà che è fuori dal nostro mondo e dalla nostra natura.

Nazioni del mondo: sono tutti i desideri comuni.

Neshamà: è l’anima in ebraico.

Olam: significa mondo e deriva dalla parola Alamà (occultamento).

Parlante: è l’Adamo che è in noi, il punto nel cuore

Partzuf: Struttura spirituale che consiste in dieci Sefirot.

Pitcha: in ebraico significa prefazione. E’ l’introduzione alla struttura dei mondi superiori.

Punto nel cuore: un desiderio nuovo per la spiritualità, desiderio di dare.

Rabash: Abbreviazione del Rav Baruch Shalom, nome completo Baruch Shalom HaLevi Ashlag  (1906 – 1991), l’autore del libro “ Shlavey Sulam” (“ I gradini della scala” in ebraico) – una descrizione dettagliata dell’ascesa dell’uomo al mondo Spirituale.

Rashbi: Rabbi Shimon Bar Yochai, l’autore dello Zohar (III sec. A. C. ).

Radice: è il conseguimento finale dei kabbalisti, la sorgente di tutti i conseguimenti. La dazione, il desiderio di dare.

Ramo: è il desiderio di ricevere.

Rosh: è il capo, la testa del Partzuf, dove ci sono le intenzioni.

Santità: (Kedushà) deriva dalla parola Kadosh (distinto e separato dall’ego).

Sefira: (plurale Sefirot) è l’ego corretto ad un certo livello, in un certo modo. Quindi, risplende ed è chiamato Sefirot (che viene dal termine ebraico “sapphire”) luminoso.

Spiritualità: la forza della dazione

Torah: significa luce (dalla parola Horaa che significa “Insegnamenti”, o dalla parola Ohr “Luce”). E’ un testo che esprime le correzioni che bisogna fare nel desiderio di ricevere.

Yud Hey Vav Hey: è il Tetragramma, il nome del Borè. È l’algoritmo, il calco di tutta la creazione.

Zeir Anpin: (Piccolo Volto) è la fase 3 della creazione, ricevere al fine di dare, è una struttura spirituale già realizzata ma in forma piccola, non consapevole.

Zohar: libro dello splendore. E’ un testo fondamentale per la saggezza della Kabbalah, scritto da 10 kabbalisti che hanno conseguito pienamente questa saggezza.

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