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Il Baobab

di Crystlle Medansky

Molto tempo fa, quando la grande isola di Madagascar non era che un piccolo villaggio, proprio lì viveva un giovane albero di Baobab.

La pioggia tropicale gli faceva un gran bene, già spuntavano grandi foglie verdi e blu.Poi, durante una sera di mezza estate, aprirono i loro petali per la prima volta dei fiori bellissimi, con i petali bianchi della misura di un piattino. I fiori riempirono l’aria con il loro dolce profumo di nettare.

Il Baobab si sentì come se una bellissima nuvola fosse scesa sulla terra e lo avesse avvolto di dolcezza.

“Da dove arriva questo profumo?” Si domandò

Il Baobab si guardò intorno, guardò in alto e sorrise quando vide le nuvole nel cielo.

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“Ma certamente! E’ la Natura che mi dà l’acqua per far crescere i miei bellissimi fiori e anche tutte le cose che mi rendono felice!”

Sentendo quale fosse la fonte della sua felicità, il Baobab desiderò poter rendere qualcosa alla Natura, in cambio della sua gentilezza. Per prima cosa pensò alle sue grandi foglie verdi, ma realizzò subito che lui stesso le aveva ricevute proprio dalla Natura.

Allora pensò ai suoi bellissimi fiori, ma anche quelli li aveva ricevuti dalla Natura.Il Baobab rifletté sul problema molto a lungo, ma non riuscì a pensare a nulla di nuovo che lui potesse dare alla Natura e questo pensiero lo rese molto triste. Non appena questo sentimento arrivò al suo cuore il soffio della brezza lo afferrò e lo sussurrò alle foglie. Le foglie lo sussurrarono agli uccelli e gli uccelli alle stelle. Tutto intorno a sé il Baobab poteva sentire il suo cuore sussurrare:

“Cos’altro posso fare? Io devo ricevere, cos’altro posso fare?”

Ma allo stesso tempo il suo cuore sospirava:

“Io voglio donare!”

L’albero di Baobab cominciò a piangere:

“Io voglio donare proprio come fa la Natura, ma sono solo capace di ricevere. Cosa farò? Forse è meglio che smetta di ricevere”

Ora, la Natura, stava aspettando questo preciso momento: finalmente era venuto il tempo per il Baobab di scoprire la sua vera ragione di esistere.

baobab_02In quel preciso istante una forte raffica di vento lo strappò fuori dalla terra e piantò le sue radici alte nel cielo che crescessero verso l’alto, mentre i suoi rami crescevano verso il basso, nella terra.

Quella stessa notte, le volpi volanti affamate planarono sui suoi fiori per succhiare il dolce nettare dai suoi petali.

Sulle prime, questi rumorosi pipistrelli aggrappati ai suoi petali spaventarono il Baobab.

“I miei petali, i miei petali!” cominciò a strillare. “Perché rovinate i miei bellissimi petali?”

“Siamo qui per trasportare il polline ai tuoi bacelli,” disse il pipistrello, “in questo modo potrai fare dei frutti.”

“Ohhhh!” disse il Baobab, “mi state aiutando a far crescere i frutti! Il nettare è buono quanto il suo profumo?!

“E’ delizioso, grazie!” rispose il pipistrello.

Il Baobab era felice che gli animaletti avessero una cena così gustosa.

E nemmeno si preoccupò quando il mattino seguente tutti i suoi bellissimi petali caddero a terra perché la tartaruga fece una festa con i petali caduti e il Baobab sentì una nuova dolce connessione con tutto ciò che gli stava intorno.

Quando i giorni cominciarono a rinfrescare, il Baobab cominciò a perdere tutte le sue foglie ma i suoi frutti arricciati rimasero appesi ai suoi rami.

Non appena la tartaruga si seppellì profondamente sotto le sue foglie per stare al caldo, il Baobab cominciò a chiedersi come potesse dare i suoi frutti alla Natura. Proprio in quel momento una truppa di lemuri cominciò ad arrampicarsi sui suoi rami.

Improvvisamente ovunque ci furono scimmiette che si dondolavano sui piedi per raggiungere i frutti.

“Deliziosi, deliziosi” cantavano le scimmiette ondeggiando sui rami. Il Baobab ridacchiò felice, agitandosi per far staccare i frutti da dare ai piccoli lemuri affamati. Le scimmiette saltellavano fra i suoi rami per afferrare i frutti che stavano cadendo finché alla fine non ne rimase neppure uno.

Il Baobab si guardò un po’ scioccamente dall’alto in basso: non c’era più alcuna foglia né alcun frutto. Ma non se ne curò.

Sapeva che il suo tronco e suoi rami erano perfetti per contenere l’acqua. Senza fiori, foglie e frutti era in grado di dare ancora più acqua a chi ne aveva bisogno. Durante la lunga stagione secca, quando anche i letti dei fiumi erano asciutti, gli elefanti assetati solleticavano il suo tronco per estrarne l’acqua.

E così molti altri animali spremevano tutta l’acqua di cui avevano bisogno dalla sua soffice corteccia bagnata. Alla fine di quella stagione il Baobab aveva imparato come aprire la porta del suo cuore a tutte le creature della Natura. I suoi rami con le loro cavità, ammaccature e giganteschi steli divennero un riparo per i cuccioli della giungla e gli scoiattoli, per lucertole e rane, per ragni e serpenti.

I buchi nel suo tronco divennero la casa di uccelli e gufi. Il programma della Natura stava funzionando perfettamente! Così, sottosopra, il Baobab imparò come donare. E più donava, più poteva ricevere.

In questo modo poteva ricevere tutta la felicità che la Natura aveva preparato per lui sin dall’inizio. Adesso, nel grande cuore dell’albero di Baobab, tutte le creature della Natura vivono insieme, in grande felicità ed armonia.

E ogni sera di mezza estate il Baobab indossa una meravigliosa corona di fiori bianchi … perché questo rende felice anche la Natura!

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Disegni: Andrea Tardivo

GLOSSARIO semplificato

dei termini studiati al corso

600.000 anime: frammenti dell’unica creazione, dell’anima generale chiamata “Adamo”. E’ una qualità della connessione.

Adam HaRishon: (Adamo) l’anima creata in principio prima della frammentazione. E’ la prima struttura che ha il desiderio di assomigliare al Borè.

Anima: La creatura, il desiderio originale che è stato creato.

Ari: L’abbreviazione di Ashkenazi Rav Yitzhak, il nome completo è Yitzhak Luria Ashkenazi (1534 – 1572). Il fondatore della Scuola Lurianica di Kabbalah, il metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore (XVI sec.).

Baal HaSulam: Il secondo nome di Yehuda Leib HaLevi Ashlag (1884 – 1954). L’autore del metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore, l’autore del commentario dello Zohar e tutti i lavori di Ari.

Binà:  la fase 2 della creazione, proprietà di dazione nella creazione.

Borè: significa Creatore e deriva dall’ebraico Bo-re (vieni e vedi-verifica).  Non è qualcosa di cui avere fede, è la forza dell’amore e della dazione.

Chochmà: (Saggezza) è la fase 1 della creazione.

Corpo: (Guf) sono i desideri che eseguono le intenzioni del Rosh del Parzuf.

Correzione: (Tikkun) cambiare l’intenzione del desiderio di ricevere per modificare la percezione della realtà.

Creatura: deriva dalla parola ebraica Nivrà che vuol dire fuori dal grado, cioè che non ha ancora conseguito la realtà spirituale.

Desiderio: il motore sia della vita biologica sia della vita spirituale.

Divinità: desiderio speciale di conseguire la Fonte di tutta la vita.

Egitto: desiderio di ricevere egoistico.

Ein Od Milvado: significa non esiste nulla tranne Lui.

Incarnazione: ciclo che fa l’anima in ogni gradino spirituale, anche nella stessa vita.

Israele: combinazione di 2 parole Yashar-El e significa dritto al Borè. Coloro che hanno il desiderio di conseguire la dazione si chiamano Israele.

Kabbalah: saggezza della ricezione del bene.

Keter: (Corona) detta fase radice, fase zero. E’ l’essenza del Divino, della dazione e dell’amore.

Kli: vaso, desiderio (plurale Kelim).

Luce: il piacere, il conseguimento del desiderio di dare.

Malchut: (Regno) è la quarta e ultima fase dello sviluppo del desiderio di ricevere.

Mitzvah: (precetto, plurale Mitzvot), comandamento. Ogni atto che mi avvicina alla realtà dell’anima di Adam HaRishon. E’ la correzione del cuore.

Mondo spirituale: realtà che è fuori dal nostro mondo e dalla nostra natura.

Nazioni del mondo: sono tutti i desideri comuni.

Neshamà: è l’anima in ebraico.

Olam: significa mondo e deriva dalla parola Alamà (occultamento).

Parlante: è l’Adamo che è in noi, il punto nel cuore

Partzuf: Struttura spirituale che consiste in dieci Sefirot.

Pitcha: in ebraico significa prefazione. E’ l’introduzione alla struttura dei mondi superiori.

Punto nel cuore: un desiderio nuovo per la spiritualità, desiderio di dare.

Rabash: Abbreviazione del Rav Baruch Shalom, nome completo Baruch Shalom HaLevi Ashlag  (1906 – 1991), l’autore del libro “ Shlavey Sulam” (“ I gradini della scala” in ebraico) – una descrizione dettagliata dell’ascesa dell’uomo al mondo Spirituale.

Rashbi: Rabbi Shimon Bar Yochai, l’autore dello Zohar (III sec. A. C. ).

Radice: è il conseguimento finale dei kabbalisti, la sorgente di tutti i conseguimenti. La dazione, il desiderio di dare.

Ramo: è il desiderio di ricevere.

Rosh: è il capo, la testa del Partzuf, dove ci sono le intenzioni.

Santità: (Kedushà) deriva dalla parola Kadosh (distinto e separato dall’ego).

Sefira: (plurale Sefirot) è l’ego corretto ad un certo livello, in un certo modo. Quindi, risplende ed è chiamato Sefirot (che viene dal termine ebraico “sapphire”) luminoso.

Spiritualità: la forza della dazione

Torah: significa luce (dalla parola Horaa che significa “Insegnamenti”, o dalla parola Ohr “Luce”). E’ un testo che esprime le correzioni che bisogna fare nel desiderio di ricevere.

Yud Hey Vav Hey: è il Tetragramma, il nome del Borè. È l’algoritmo, il calco di tutta la creazione.

Zeir Anpin: (Piccolo Volto) è la fase 3 della creazione, ricevere al fine di dare, è una struttura spirituale già realizzata ma in forma piccola, non consapevole.

Zohar: libro dello splendore. E’ un testo fondamentale per la saggezza della Kabbalah, scritto da 10 kabbalisti che hanno conseguito pienamente questa saggezza.

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