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Acquisisci un Amico (art. 1)

Nella Mishnà di Avòt, primo capitolo, il Rabbino Yeushua figlio di Pirkhià dice: «Fatti un Rav, e acquisisciti un amico e giudica ogni persona sul piatto dei meriti (piatto della bilancia)». Vediamo qui tre cose:

a) Fatti un Rav;
b) E Acquisisciti un amico;
c) E Giudica ogni persona sul piatto dei meriti.

Ciò significa che l’uomo, oltre a farsi un Rav, deve andare oltre, e nei confronti della collettività. Il che significa, che prescindendo dal fatto egli si occupa dell’amore degli amici, cosa non sufficiente, egli deve considerare ogni persona, e giudicarla sul piatto dei meriti.

Occorre capire questa discrepanza tra questi termini, cioè “Fatti”, “Acquisisciti” e “il piatto dei meriti”.

Ed ecco che con “Fare” si denomina una cosa pratica. Ciò significa che non si tratta di intelletto ma soltanto di un’azione, cioè sebbene la mente disapprovi ciò che l’uomo desidera fare, e proprio all’opposto, l’intelletto fa capire all’uomo che non è consigliabile fare questo atto.Questo si chiama Fare, cioè la distinzione della sola forza senza la mente, che si oppone alla ragione.

Ciò va interpretato in base della via del Lavoro (spirituale), poiché il fatto che l’uomo deve assumersi il giogo della Malkhut Shamaim (Regno del Cielo) si chiama “atto”. Nello stesso modo in cui noi imponiamo il giogo al toro, perché lavori la terra, e malgrado il toro si rifiuti di eseguire questo lavoro, noi lo costringiamo lo stesso, con la forza.

Allo stesso modo riguardo a Malkhut Shamaim, anche noi dobbiamo costringere e soggiogare noi stessi a causa del comandamento del Creatore senza alcuna ragione o spiegazione. Questo serve perché l’uomo deve accettare la Malkhut Shamaim, non perché il corpo sente che ricavi qualcosa a proprio beneficio, ma solo per compiacere il Borè.

Come il corpo potrebbe acconsentire ad una cosa del genere? Perciò occorre che ci sia un ordine di lavoro nella distinzione “al di sopra della ragione”. Questo si chiama Fatti un Rav, poiché il regno del cielo deve essere nella distinzione di «Poiché lui è un sovrano e governatore», come è scritto nello Zohar:

«Ma questa è la parte fondamentale del timore, l’uomo deve temere il Signore poiché Egli è sovrano e governatore, e questa è la parte fondamentale e la radice di tutti i mondi. E tutto il resto non ha valore, cioè l’uomo deve temere il Creatore dato che È grande e governa tutto. Egli è grande perché è la Radice dalla quale si espandono tutti i mondi, e la Sua grandezza si manifesta da tutte le Sue azioni. Inoltre, Egli governa tutto, dato che tutti i mondi che ha creato, sia quelli Superiori e sia quegli inferiori, sono considerati da Lui come fossero nulla, nel senso che non aggiungono niente rispetto alla Sua entità.”

Perciò l’ordine del Lavoro è, che l’uomo incominci con “Fatti un Rav”, e che si assuma il giogo del Regno del cielo al di sopra del senso e al di sopra della ragione. Poiché questo si chiama “Azione”, cioè la distinzione solamente dell’atto, nonostante il corpo non lo accetti. E dopo, “Acquisisciti un amico”, e del fatto di questo possesso è, che quando l’uomo vuole procurarsi qualcosa, egli deve rinunciare alle cose che aveva già ottenuto. Egli dà tutto ciò che possiede da tempo, e in cambio di questo si procura un nuovo oggetto.

La stessa cosa vale nel Lavoro del Creatore. Affinché l’uomo arrivi all’adesione con il Creatore, che significa distinzione dell’uguaglianza della forma, distinzione di «come Lui è pietoso anche tu sarai pietoso», ecco che deve fare molte rinunce, per conseguire la distinzione dell’Unione con il Creatore. Questo è l’interpretazione di “Acquisisciti un amico”.

Prima che l’uomo “si faccia un Rav”, cioè il Regno del Cielo, come si può dire “E acquisisciti un amico”, cioè che egli sia unito con il Rav. Eppure non ha ancora un Rav. Ma solo dopo che si è procurato un Rav, allora può esigere dal corpo che faccia queste concessioni, per poter acquisire l’unione, poiché l’uomo vuol compiacere il Borè (Creatore).

Ma ancora più di questo. Occorre capire che in base al valore della grandezza del Rav, proprio in questa misura, l’uomo dovrà avere la forza di mantenere lo scritto “Acquisisciti un amico”. Dato che in base all’importanza che egli avverte nel Rav, egli sarà pronto a fare le concessioni per poter unirsi a Lui, e allora capirà che conviene fare il tutto per meritarsi l’adesione al Creatore.

In base a questo si trova che se l’uomo vede che non è in grado di sconfiggere il corpo, poiché pensa di possedere poca forza, che è nato debole di carattere – questa non è la verità. È solo perché egli non sente la grandezza del Rav. Il che vale a dire che non ha ancora acquisito l’importanza della Malkhut Shamaim. Perciò, per una cosa che non ha un tale rilievo, egli non troverà la forza del superamento. Eppure per una cosa fondamentale, ogni corpo è capace di fare delle concessioni per conseguire le cose che ama, e per ricevere la cosa che gli necessita.

Ad esempio, un uomo molto stanco, che va a dormire di notte, diciamo alle 11:00, e lo si risveglia alle ore 3:00 del mattino. Certamente direbbe che non ha la forza di alzarsi per studiare, dato che è molto stanco. E se sentisse ancora un po’ di debolezza, o se sentisse che ha un po’ di febbre, certamente il corpo non avrebbe le forze per alzarsi all’ora fissa, l’ora abituale di alzarsi.

Ma se un uomo, molto stanco, che sente che è pure malato, ed è andato a dormire alle 12:00 di notte e all’1:00 lo si sveglia e gli si dice: «C’è un incendio nel cortile, e tra un po’ il fuoco entrerebbe nella tua stanza, alzati subito, e in cambio dello sforzo che ora stai impiegando, avrai salva la vita». L’uomo allora non troverebbe nessuna scusa, che non ha la forza o che non ha la mente per questo, ed è un po’ malato. Mentre, malgrado egli sia proprio malato, pur di avere la vita salva egli impiegherebbe qualsiasi sforzo. È certo che la causa di tutto ciò va ricercata nella cosa importante che egli otterrebbe, il corpo allora avrebbe le forze per agire con tutte le sue capacità, per ottenere l’oggetto desiderato.

Perciò se l’uomo, mentre lavora sul caso di: “Fatti un Rav”, crede che questo (caso) è «Poiché sono la nostra vita e la lunghezza dei nostri giorni» – nella stessa misura che egli sente che questa è la sua vita, ed allora il corpo avrà immediatamente le forze sufficienti perchè l’uomo potrà sconfiggere ogni ostacolo, come è stato dimostrato in questo esempio. Perciò, tutto il Lavoro – dell’Adamo che egli compie, sia nella Toràh sia nella preghiera deve essere allora concentrato tutto sulla realizzazione della grandezza e dell’importanza del Rav. E bisognerebbe impiegare tanto lavoro e moltiplicare le preghiere soltanto rispetto a ciò.

Questo si chiama nel linguaggio dello Zohar: “LeUkma Shkhinta MeAfra” (Resuscitare la Divina Presenza dalla Polvere). Il che significa di elevare il Regno del Cielo che è “umiliato fino alla polvere”, cioè una cosa che è importante non la si getta in terra, invece una cosa che non è importante la si getta in terra. E dato che il Regno del Cielo che si chiama Shkhinà (Divina Presenza), è “abbassato fino agli inferi”, viene quindi riportato in tutti i libri, che prima di ogniAtto Spirituale bisogna pregare di “resuscitare la Divina Presenza dalla polvere”, il che vuol dire pregare che il Regno del Cielo sia per noi così importante, fino a che ci parrà utile sforzarci per essa al fine di innalzare la sua importanza.

E con questo comprenderemo ciò che diciamo nella preghiera di Rosh Ashanà (nel Capodanno ebraico): «Dunque Signore dai l’onore al tuo popolo». In apparenza è molto difficile capirlo, come sia permesso pregare per avere l’onore? Eppure i nostri saggi dissero: «Devi essere molto, ma molto basso di spirito», e come facciamo a pregare che il Signore ci dia l’onore?

Bisogna interpretare secondo quanto detto sopra, che noi preghiamo il Signore affinché dia l’onore di Dio al tuo popolo, e dato che non abbiamo l’onore di Dio, ma “la città del Creatore è umiliata fino agli inferi” e questo si chiama: “La Divina Presenza nella polvere”, non possediamo la vera importanza rispetto a “Fatti un Rav”, perciò a Rosh Ashanà (Capodanno ebraico), quando giunge il tempo di assumerci l’impegno del Regno del Cielo, chiediamo al Signore che ci dia “l’onore di Dio al tuo popolo”, affinché “il popolo di Israele” senta l’onore di Dio. Allora potremo adempiere completamente la Toràh ed i precetti in completezza.

Perciò occorre dire “Dunque Signore dai l’onore al tuo popolo”. Il che vale a dire che il Signore darà l’onore di Dio al popolo di Israele. Però, ciò non significa, che darà l’onore di Israele al popolo di Israele ma che il Signore darà l’onore di Dio al popolo di Israele, poiché solo questa cosa ci manca – di sentire la Sua importanza e la Sua grandezza, (che è) il caso dell’adesione al Borè. Se acquisiremo questa importanza, allora ogni singola persona potrà fare tutti gli sforzi. E non v’è nessun uomo al mondo che possa dire che non ha la forza per ricevere la propria vita, ovvero che vuole rimanere nella morte, dal momento che sente, che la vita è una cosa molto importante, e che può godere della vita.

Eppure, se l’uomo non sente il sapore nella vita, che Dio non voglia, ci sono tante persone che scelgono di morire. (Ciò accade) dato che l’uomo non è preparato a sentire le sofferenze nella propria vita, e ciò è contrario allo scopo della Creazione. Poiché lo scopo della Creazione è stato di beneficiare le Sue creature, che godessero della vita, perciò quando l’uomo non vede ogni possibilità di ricevere ora il bene, e neppure dopo, allora egli si “suicida”, perché non ha uno scopo nella vita.

Ne consegue che non ci manca niente se non: “Fatti un Rav”, al fine di provare la sensazione della grandezza del Signore, quando cioè tutti saranno degni di giungere allo Scopo che è quello di aderire a Lui. E così va interpretato questo enunciato di Rabbino Yeushua Ben figlio di Pirkhià che dice tre cose:

a) Fatti un Rav;
b) E Acquisisciti un amico;
c) E Giudica ogni persona sul piatto dei meriti.

GLOSSARIO semplificato

dei termini studiati al corso

600.000 anime: frammenti dell’unica creazione, dell’anima generale chiamata “Adamo”. E’ una qualità della connessione.

Adam HaRishon: (Adamo) l’anima creata in principio prima della frammentazione. E’ la prima struttura che ha il desiderio di assomigliare al Borè.

Anima: La creatura, il desiderio originale che è stato creato.

Ari: L’abbreviazione di Ashkenazi Rav Yitzhak, il nome completo è Yitzhak Luria Ashkenazi (1534 – 1572). Il fondatore della Scuola Lurianica di Kabbalah, il metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore (XVI sec.).

Baal HaSulam: Il secondo nome di Yehuda Leib HaLevi Ashlag (1884 – 1954). L’autore del metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore, l’autore del commentario dello Zohar e tutti i lavori di Ari.

Binà:  la fase 2 della creazione, proprietà di dazione nella creazione.

Borè: significa Creatore e deriva dall’ebraico Bo-re (vieni e vedi-verifica).  Non è qualcosa di cui avere fede, è la forza dell’amore e della dazione.

Chochmà: (Saggezza) è la fase 1 della creazione.

Corpo: (Guf) sono i desideri che eseguono le intenzioni del Rosh del Parzuf.

Correzione: (Tikkun) cambiare l’intenzione del desiderio di ricevere per modificare la percezione della realtà.

Creatura: deriva dalla parola ebraica Nivrà che vuol dire fuori dal grado, cioè che non ha ancora conseguito la realtà spirituale.

Desiderio: il motore sia della vita biologica sia della vita spirituale.

Divinità: desiderio speciale di conseguire la Fonte di tutta la vita.

Egitto: desiderio di ricevere egoistico.

Ein Od Milvado: significa non esiste nulla tranne Lui.

Incarnazione: ciclo che fa l’anima in ogni gradino spirituale, anche nella stessa vita.

Israele: combinazione di 2 parole Yashar-El e significa dritto al Borè. Coloro che hanno il desiderio di conseguire la dazione si chiamano Israele.

Kabbalah: saggezza della ricezione del bene.

Keter: (Corona) detta fase radice, fase zero. E’ l’essenza del Divino, della dazione e dell’amore.

Kli: vaso, desiderio (plurale Kelim).

Luce: il piacere, il conseguimento del desiderio di dare.

Malchut: (Regno) è la quarta e ultima fase dello sviluppo del desiderio di ricevere.

Mitzvah: (precetto, plurale Mitzvot), comandamento. Ogni atto che mi avvicina alla realtà dell’anima di Adam HaRishon. E’ la correzione del cuore.

Mondo spirituale: realtà che è fuori dal nostro mondo e dalla nostra natura.

Nazioni del mondo: sono tutti i desideri comuni.

Neshamà: è l’anima in ebraico.

Olam: significa mondo e deriva dalla parola Alamà (occultamento).

Parlante: è l’Adamo che è in noi, il punto nel cuore

Partzuf: Struttura spirituale che consiste in dieci Sefirot.

Pitcha: in ebraico significa prefazione. E’ l’introduzione alla struttura dei mondi superiori.

Punto nel cuore: un desiderio nuovo per la spiritualità, desiderio di dare.

Rabash: Abbreviazione del Rav Baruch Shalom, nome completo Baruch Shalom HaLevi Ashlag  (1906 – 1991), l’autore del libro “ Shlavey Sulam” (“ I gradini della scala” in ebraico) – una descrizione dettagliata dell’ascesa dell’uomo al mondo Spirituale.

Rashbi: Rabbi Shimon Bar Yochai, l’autore dello Zohar (III sec. A. C. ).

Radice: è il conseguimento finale dei kabbalisti, la sorgente di tutti i conseguimenti. La dazione, il desiderio di dare.

Ramo: è il desiderio di ricevere.

Rosh: è il capo, la testa del Partzuf, dove ci sono le intenzioni.

Santità: (Kedushà) deriva dalla parola Kadosh (distinto e separato dall’ego).

Sefira: (plurale Sefirot) è l’ego corretto ad un certo livello, in un certo modo. Quindi, risplende ed è chiamato Sefirot (che viene dal termine ebraico “sapphire”) luminoso.

Spiritualità: la forza della dazione

Torah: significa luce (dalla parola Horaa che significa “Insegnamenti”, o dalla parola Ohr “Luce”). E’ un testo che esprime le correzioni che bisogna fare nel desiderio di ricevere.

Yud Hey Vav Hey: è il Tetragramma, il nome del Borè. È l’algoritmo, il calco di tutta la creazione.

Zeir Anpin: (Piccolo Volto) è la fase 3 della creazione, ricevere al fine di dare, è una struttura spirituale già realizzata ma in forma piccola, non consapevole.

Zohar: libro dello splendore. E’ un testo fondamentale per la saggezza della Kabbalah, scritto da 10 kabbalisti che hanno conseguito pienamente questa saggezza.

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