CATEGORIE
NEWSLETTER DI KABBALAH

Aggiornamenti gratuiti, articoli e video esclusivi.

E-mail:

Ho letto l’informativa sulla privacy e trattamento dati.

Dichiaro di essere maggiorenne.

 
Aggiornamenti gratuiti, articoli e video esclusivi.
NAVIGAZIONE
BIBLIOTECA KABBALAH

Secondo quanto spiegato riguardo a “Ama il tuo amico come te stesso” (art. 7)

Secondo quanto spiegato riguardo “Ama il tuo amico come te stesso”, tutti i dettagli delle 612 Mitzvot [precetti] sono contenuti in questa regola. È come dicono i nostri saggi: “Il resto è il suo commentario; va e studia”. Questo significa che osservando le 612 Mitzvot, saremo ricompensati con la regola “Ama il tuo amico”, e dopo di questo, con l’amore per Dio.

Cosa ci dà, quindi, l’amore per gli amici? È scritto che quando si riuniscono un po’ di amici, poiché ognuno di loro ha solo una piccola forza di amore per gli altri, nel senso che possono effettuare l’amore per gli altri solo potenzialmente, quando lo mettono in pratica si ricordano di aver deciso di rinunciare all’amor proprio in favore dell’amore per gli altri. Ma in pratica, l’uomo vede di non poter rinunciare a nessuno dei piaceri del desiderio di ricevere in favore del prossimo, nemmeno un po’.

Riunendo alcuni uomini concordi sul fatto di dover conseguire l’amore per gli altri, quando questi si annullano l’uno davanti all’altro, quindi, sono tutti mescolati. Pertanto, in ogni persona vi si accumula una grande forza, in base alla dimensione della società. E allora ognuna potrà mettere in pratica l’amore per gli altri.

Tuttavia, cosa ci danno i dettagli delle 612 Mitzvot, che abbiamo detto essere al fine di osservare la regola, dato che la regola è osservata tramite l’amore per gli amici? E vediamo che nella realtà, esiste l’amore per gli amici anche tra le persone laiche. Anche loro si riuniscono in vari circoli per ottenere l’amore per gli amici. Qual è allora la differenza tra religiosi e laici?

Il versetto dice (Salmi 1): “… Né sedette nel banco degli schernitori”. Dobbiamo comprendere la proibizione del “Banco degli schernitori”. Se egli calunnia o pronuncia parole vane, allora la proibizione non è a causa del “Banco degli schernitori”. Cosa ci dà, quindi, la proibizione “Banco degli schernitori”?

Il significato, in realtà, è che quando alcuni uomini si riuniscono con lo scopo dell’amore per gli amici, con l’intenzione che ognuno aiuterà il suo amico a migliorare il suo stato corporeo, tutti si aspettano che facendo più incontri trarranno maggior vantaggio dalla società e miglioreranno il loro stato fisico.

Tuttavia, dopo tutti gli incontri, ognuno fa i propri conti e vede quanto ha ricevuto dalla società in cambio dell’amor proprio, cos’ha guadagnato il desiderio di ricevere da questo, poiché hanno investito tempo e sforzi a beneficio della società. E cosa ha guadagnato con questo? Probabilmente l’uomo avrebbe avuto maggiore successo se si fosse occupato del proprio interesse, almeno per quanto riguarda la parte dei suoi sforzi. Ma “sono entrato nella società perché avevo pensato che attraverso questa sarei stato capace di guadagnare più di quanto avrei guadagnato da solo. Ma ora vedo di non aver guadagnato nulla”.

Allora l’uomo si pente e dice: “Sarei stato meglio se avessi usato la mia piccola forza invece di dare il mio tempo alla società. Tuttavia, ora che ho dato il mio tempo alla società per poter guadagnare più beni attraverso il suo aiuto, alla fine mi rendo conto non solo di non aver guadagnato qualcosa dalla società, ma di aver anche perso quello che avrei potuto guadagnare da solo”.

Quando qualcuno desidera dire che l’amore degli amici deve essere impegnato allo scopo di dare, che tutti devono lavorare a beneficio degli altri, tutti ridono e lo scherniscono. A loro sembra una sorta di gioco, e questo è un banco di laici. E su questo è detto: “Ma il peccato è un rimprovero per tutte le persone, e tutto il bene che fanno, lo fanno per loro stessi”. Una tale società distacca l’uomo dalla santità e lo getta nel mondo della derisione. Questa è la proibizione del banco degli schernitori.

I nostri saggi dissero di tali società: “Disperdete i malvagi; meglio per loro e meglio per il mondo”. In altre parole, è meglio che non esistano. Ma con i giusti è al contrario: “Riunite i giusti; meglio per loro e meglio per il mondo”.

Qual è il significato di “giusti”? Sono quelli che vogliono osservare la regola “Ama il tuo amico come te stesso”. La loro unica intenzione è quella di uscire dall’amor proprio e di assumere una diversa natura, quella di amare gli altri. E sebbene si tratti di una Mitzva [comandamento] che deve essere osservata e che l’uomo può forzarsi ad osservarla, l’amore è sempre un qualcosa che appartiene al cuore, e il cuore, per natura, non è d’accordo. Quindi, cosa può fare l’uomo affinché l’amore per gli altri tocchi il suo cuore?

Questo è il motivo per cui ci furono date le 612 Mitzvot: hanno il potere di provocare una sensazione nel cuore. Tuttavia, poiché è contro natura, questa sensazione è troppo piccola per avere la capacità di osservare l’amore per gli amici di fatto, anche se l’uomo ne ha la necessità. Pertanto adesso egli deve cercare un consiglio su come realizzarla veramente.

Il consiglio con il quale l’uomo può aumentare la propria forza nella regola “Ama il tuo amico”, è attraverso l’amore degli amici. Se ognuno si annulla davanti al suo amico e si mescola a lui, essi diventano una massa nella quale tutte le piccole parti che vogliono l’amore per gli altri si uniscono in una forza collettiva che è formata da tante parti. E quando l’uomo ha una grande forza, allora può esercitare l’amore per gli altri.

E allora egli può conseguire l’amore per Dio. Ma la condizione è che ognuno si annulli davanti all’altro. Tuttavia, quando viene separato dal suo amico, non può ricevere la parte che riceverebbe dal suo amico.

Dunque, ognuno deve affermare di essere niente in confronto al proprio amico. Questo è come scrivere dei numeri: se prima scrivi “1” e poi “0”, è dieci volte di più. E quando scrivi “00”, è cento volte di più. In altre parole, se il suo amico è il numero uno e lo zero lo segue, si considera che l’uomo riceve dal suo amico dieci (10) volte di più. E se afferma di essere un doppio zero rispetto al suo amico, riceve cento (100) volte di più.

Tuttavia, se è il contrario ed egli dice che il suo amico è zero e lui è uno, allora egli è dieci volte meno del suo amico 0.1. E se può dire che è uno e che ha due amici che sono entrambi zero paragonati a lui, allora egli è considerato cento volte meno di loro, ovvero, vale 0.01. Dunque il suo livello diminuisce secondo il numero di zeri che ha dei suoi amici.

Ma anche quando acquisisce quella forza e può mettere in pratica l’amore per gli altri, e sente la propria gratificazione come negativa per lui, tuttavia “non credere in te stesso”. Deve esserci il timore di cadere nell’amor proprio nel mezzo del lavoro. In altre parole, se gli danno un piacere più grande di quanto è abituato a ricevere, anche se può già lavorare con lo scopo di dare nei piccoli piaceri ed è disposto rinunciarvi, vive con il timore dei grandi piaceri.

Questo si chiama “timore”, e questo è il cancello per ricevere la Luce della fede, chiamata “L’ispirazione della Divinità”, com’è scritto nel Commentario Sulam: “La misura della fede è secondo la misura del timore”.

Per questo dobbiamo ricordare che la questione di “Ama il tuo amico come te stesso” deve essere osservata perché è una Mitzva, dato che il Creatore ordinò di dedicarsi all’amore per gli amici. E Rabbi Akiva interpreta solo questa Mitzva che il Creatore ordinò. Egli intendeva trasformare questa Mitzva in una regola, tramite la quale tutte le Mitzvot sarebbero state osservate a causa del comandamento del Creatore, così come per il proprio beneficio.

In altre parole, non è che le Mitzvot devono espandere il nostro desiderio di ricevere, ovvero che osservando le Mitzvot saremo generosamente ricompensati. Al contrario, osservando le Mitzvot raggiungeremo la ricompensa di essere in grado di annullare il nostro amor proprio e di conseguire l’amore per gli altri e, di conseguenza, l’amore per Dio.

Ora possiamo comprendere cosa dissero i nostri saggi riguardo al versetto VeSamtem [E posiziònali]. Viene dalla parola Sam [“pozione” e “posizionare”]. “Se è concesso, è una pozione di vita; se non è concesso, è una pozione di morte”.

Non concesso significa che l’uomo si dedica alla Torah e alle Mitzvot per moltiplicare l’amor proprio, in modo che il corpo possa acquisire beni in cambio del proprio lavoro. Se è concesso, l’amor proprio dell’uomo è annullato ed egli mira a ricevere una ricompensa, cioè la forza dell’amore per gli altri. Tramite questo raggiungerà l’amore per il Creatore e il suo unico desiderio sarà di dare contentezza al Creatore.

GLOSSARIO semplificato

dei termini studiati al corso

600.000 anime: frammenti dell’unica creazione, dell’anima generale chiamata “Adamo”. E’ una qualità della connessione.

Adam HaRishon: (Adamo) l’anima creata in principio prima della frammentazione. E’ la prima struttura che ha il desiderio di assomigliare al Borè.

Anima: La creatura, il desiderio originale che è stato creato.

Ari: L’abbreviazione di Ashkenazi Rav Yitzhak, il nome completo è Yitzhak Luria Ashkenazi (1534 – 1572). Il fondatore della Scuola Lurianica di Kabbalah, il metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore (XVI sec.).

Baal HaSulam: Il secondo nome di Yehuda Leib HaLevi Ashlag (1884 – 1954). L’autore del metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore, l’autore del commentario dello Zohar e tutti i lavori di Ari.

Binà:  la fase 2 della creazione, proprietà di dazione nella creazione.

Borè: significa Creatore e deriva dall’ebraico Bo-re (vieni e vedi-verifica).  Non è qualcosa di cui avere fede, è la forza dell’amore e della dazione.

Chochmà: (Saggezza) è la fase 1 della creazione.

Corpo: (Guf) sono i desideri che eseguono le intenzioni del Rosh del Parzuf.

Correzione: (Tikkun) cambiare l’intenzione del desiderio di ricevere per modificare la percezione della realtà.

Creatura: deriva dalla parola ebraica Nivrà che vuol dire fuori dal grado, cioè che non ha ancora conseguito la realtà spirituale.

Desiderio: il motore sia della vita biologica sia della vita spirituale.

Divinità: desiderio speciale di conseguire la Fonte di tutta la vita.

Egitto: desiderio di ricevere egoistico.

Ein Od Milvado: significa non esiste nulla tranne Lui.

Incarnazione: ciclo che fa l’anima in ogni gradino spirituale, anche nella stessa vita.

Israele: combinazione di 2 parole Yashar-El e significa dritto al Borè. Coloro che hanno il desiderio di conseguire la dazione si chiamano Israele.

Kabbalah: saggezza della ricezione del bene.

Keter: (Corona) detta fase radice, fase zero. E’ l’essenza del Divino, della dazione e dell’amore.

Kli: vaso, desiderio (plurale Kelim).

Luce: il piacere, il conseguimento del desiderio di dare.

Malchut: (Regno) è la quarta e ultima fase dello sviluppo del desiderio di ricevere.

Mitzvah: (precetto, plurale Mitzvot), comandamento. Ogni atto che mi avvicina alla realtà dell’anima di Adam HaRishon. E’ la correzione del cuore.

Mondo spirituale: realtà che è fuori dal nostro mondo e dalla nostra natura.

Nazioni del mondo: sono tutti i desideri comuni.

Neshamà: è l’anima in ebraico.

Olam: significa mondo e deriva dalla parola Alamà (occultamento).

Parlante: è l’Adamo che è in noi, il punto nel cuore

Partzuf: Struttura spirituale che consiste in dieci Sefirot.

Pitcha: in ebraico significa prefazione. E’ l’introduzione alla struttura dei mondi superiori.

Punto nel cuore: un desiderio nuovo per la spiritualità, desiderio di dare.

Rabash: Abbreviazione del Rav Baruch Shalom, nome completo Baruch Shalom HaLevi Ashlag  (1906 – 1991), l’autore del libro “ Shlavey Sulam” (“ I gradini della scala” in ebraico) – una descrizione dettagliata dell’ascesa dell’uomo al mondo Spirituale.

Rashbi: Rabbi Shimon Bar Yochai, l’autore dello Zohar (III sec. A. C. ).

Radice: è il conseguimento finale dei kabbalisti, la sorgente di tutti i conseguimenti. La dazione, il desiderio di dare.

Ramo: è il desiderio di ricevere.

Rosh: è il capo, la testa del Partzuf, dove ci sono le intenzioni.

Santità: (Kedushà) deriva dalla parola Kadosh (distinto e separato dall’ego).

Sefira: (plurale Sefirot) è l’ego corretto ad un certo livello, in un certo modo. Quindi, risplende ed è chiamato Sefirot (che viene dal termine ebraico “sapphire”) luminoso.

Spiritualità: la forza della dazione

Torah: significa luce (dalla parola Horaa che significa “Insegnamenti”, o dalla parola Ohr “Luce”). E’ un testo che esprime le correzioni che bisogna fare nel desiderio di ricevere.

Yud Hey Vav Hey: è il Tetragramma, il nome del Borè. È l’algoritmo, il calco di tutta la creazione.

Zeir Anpin: (Piccolo Volto) è la fase 3 della creazione, ricevere al fine di dare, è una struttura spirituale già realizzata ma in forma piccola, non consapevole.

Zohar: libro dello splendore. E’ un testo fondamentale per la saggezza della Kabbalah, scritto da 10 kabbalisti che hanno conseguito pienamente questa saggezza.

Registrazione

Se hai già un Account fai il login qui

Corso gratuito La Kabbalah Rivelata

AUTORIZZO LA CESSIONE DIRITTO DI IMMAGINE:

Con la presente AUTORIZZO, a titolo gratuito e senza limiti di tempo, nel rispetto della normativa vigente, ivi compresi gli Artt. 96 e 97 L. 22.04.1941, N. 633 ( L. sul diritto d’autore ), la registrazione on line su piattaforma zoom e/o similari e la trasmissione in diretta ovvero la pubblicazione del materiale fotografico ed audio/visivo, inclusi eventuali Avatar, che lo/a riguarda all’interno dei social e dei siti Internet che fanno o faranno capo all Associazione e/o dalla stessa utilizzati a fini divulgativi e/o promozionali, delle pagine Facebook e Instagram dell Associazione ed all’interno di eventuali riviste e/o supporti cartacei e/o multimediali del medesimo tipo, nonché sul canale Youtube, consapevole che i predetti siti sono soggetti ad indicizzazione da parte dei motori di ricerca. Acconsento, inoltre, alla eventuale modifica delle immagini per esigenze tecniche, nonché all’utilizzo ed alla pubblicazione dei contenuti audio/visivi e di quelli resi in forma scritta, in modalità ridotta e o tradotti in altre lingue.

 PRESTO IL CONSENSO: I dati personali (immagini, foto e riprese audio-video) oggetto di cessione potranno essere trattati per attività di comunicazione, iniziative pubblicitarie che riguardano la presentazione dell’Associazione e della sue offerte formative, per pubblicazioni sia cartacee che sul proprio sito web e nei canali social istituzionali (Facebook, Twitter, Instagram, Youtube e similari).