Inizialmente, quando ci si riunisce, e’ necessario che vi sia un ordine del giorno.
Dove ciascuno, secondo le sue possibilità, parlerà dell’importanza del gruppo. Vale a dire, quali vantaggi gli apporterà il gruppo. Ed egli apprezzerà il gruppo nella misura delle cose importanti che questo, secondo le sue speranze, potrà procurargli, cose che egli non può raggiungere da se.
E tutto ciò secondo quello che dissero i Saggi (preghiere, Lamed- Bet) ed in questi termini, chiarimento del rav Shemlai’, l’uomo dovrà sempre elogiare il Creatore e poi pregare. Da dove (ciò risulta) cosi’ palese, dagli scritti di supplica al Creatore da tempi memorabili. Dall’espressione, le tue qualità guerriere Dio, Creatore. E l’espressione, “attraversa e ti mostrerò la terra idonea”.
Ed il motivo, per cui si deve prima elogiare il “luogo” (rango- oppure il “luogo” e’ anche il nostro comune punto d’incontro, laddove il “Bore” si rivela a noi) e come e’ consueto nel mondo, per chiedere qualcosa a qualcuno occorrono due condizioni :
1) Che egli possegga ciò che chiedo. Ad esempio, ricchezza, grandi possibilità, che egli sia famoso per la sua ricchezza e magnificenza.
2) Che abbia bontà d’animo, cioe’ che abbia il desiderio di dazione verso il prossimo.
Da una tale persona vi e’ “luogo” (sarà possibile) chiedere un favore. Perciò fu detto “l’uomo dovrà sempre elogiare il Creatore e poi pregare”.
Ciò vuol dire, che dopo che l’uomo consegue di credere nella grandezza del Creatore, (e credere) che Egli possa dare alle creature le delizie più varie, e che il Suo desiderio (e’ quello) di beneficiare (le creature), solo allora sarà appropriato dire, nelle preghiere al Creatore, che certamente Egli lo aiuterà, poiche’ il suo desiderio e’ quello di beneficiare, e quindi e’ nelle mani del Creatore la scelta di concedergli ciò che il suo cuore desidera. Allora (solamente) si può essere certi che la preghiera sarà accolta.
Altrettanto (sarà) con l’amore dei “haverim” (degli amici) , dove prima di tutto, nelle riunioni, si deve (iniziare) elogiando i “haverim” (gli amici) e l’importanza di ciascuno dei “haverim”. E con la stessa misura usata per esprimere la grandezza del gruppo, egli esprimerà la sua considerazione per il gruppo.
E dopo verrà la preghiera. Vale a dire, che ciascuno dovrà vagliare se stesso e soppesare quante forze egli dedica al gruppo. Ed allora, quando ravvisa che non ha le forze per fare qualcosa a favore del gruppo, allora sarà il caso di pregare affiche’ il Creatore lo aiuti dandogli la forza di volontà (necessaria) per amare il prossimo.
Ed in seguito, egli, ed anche ciascuno di essi, dovrà comportarsi come nelle tre ultime preghiere di “shmonaesre’ ” (diciottesima preghiera quella che viene recitata in piedi ). Ciòe’, dopo aver predisposto l’ordine delle sue richieste a Dio. Come fu detto (nel libro) Zohar, nelle ultime tre preghiere “shmonaesre” (diciottesima preghiera) anche per lui sarà uguale come se il Creatore avesse già esaudito la sua preghiera e (potrà) quindi dimenticarsene.
Cosi’ ci si comporta nell’amore del prossimo. Dopo aver esaminato se stesso, ed aver realizzato il noto consiglio durante la preghiera, potrà ora ritenere la sua preghiera come accolta, e sedersi gioiosamente con gli amici, come se tutti gli amici fossero un solo corpo.
E come il corpo ha desiderato che tutti gli organi godessero, altrettanto egli desidera ora che tutti gli amici esultino.
Perciò dopo tutti i calcoli, arriva il momento della gioia e dell’amore per gli amici. Ed allora ciascuno dovrà sentirsi felice, come se avesse compiuto un buon affare, sul quale potrebbe guadagnare molti soldi.
E come e’ di norma nel mondo, offrirà da bere agli amici.
Inoltre a questo punto, ciascuno deve volere che l’amico beva e mangi pasticcini, in quanto egli e’ ora felice, e desidera quindi che anche gli amici siano lieti. Per questo motivo, occorre che la riunione si disperda e che ciò accada nella gioia ed esultanza.
E questo secondo il “tempo della Torà ” ed il ” tempo della preghiera”. Poiche’ il “tempo della Torà” e’ la distinzione della completezza, e non vi e’ nessuna mancanza.
Ciò si chiama la distinzione “destra”. Secondo quanto scritto ” dalla sua destra il loro ardore religioso (per la Torà) “.
Mentre il “tempo della preghiera” e’ chiamato “sinistra”. Poiche’ il “luogo” della mancanza e’ il “luogo” che richiede il perfezionamento.
E ciò si chiama ” la correzione dei vasi”. Correzione che invece non si ha nella distinzione della “Torà”, chiamata, “destra”. Perciò la Torà si chiama “dono”.
E il modo e’ quello di distribuire doni a coloro che si amano. Abitualmente nel mondo non vi sono persone amate con mancanze. Perciò nel ” tempo della Torà ” non vi e’ “luogo” (non e’ il caso di ) pensare alle correzioni.
Mentre quando si abbandona la riunione, bisogna essere come nelle tre ultime preghiere del “shmonaesre” (diciottesima preghiera) come già nominata in precedenza. E per tutto ciò tutti proveranno la completezza.