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Riguardo l’importanza degli amici (art.17 – part.1)

Riguardo all’importanza degli amici nella società e come apprezzarli, vale a dire, con quale tipo di importanza ognuno deve considerare il suo amico. Il senso comune detta che se l’uomo considera il suo amico su un livello inferiore del suo, vorrà insegnargli come comportarsi in modo più virtuoso delle qualità che ha. Pertanto, non può essere suo amico; può prendere l’amico come uno studente ma non come un amico.

Se vede che il suo amico si trova su un livello più alto del suo, e vede che da lui può acquisire buone qualità, allora può essere il suo Rav, ma non il suo amico.

Questo significa che proprio quando l’uomo vede che il suo amico si trova su un livello uguale al suo, può accettarlo come amico e può unirsi a lui. Questo è così perché “un amico” significa che entrambe le parti sono nello stesso stato. Il senso comune detta questo. In altre parole, essi hanno gli stessi punti di vista e quindi decidono di unirsi. Allora, entrambi agiscono verso la meta che insieme desiderano conseguire.

È come due amici con una mentalità simile che fanno affari insieme per conseguire un guadagno. In quella situazione, sentono di avere uguali poteri. Ma se uno dei due sente di essere più competente dell’altro, non lo accetta più come un socio suo pari. Invece, diventano soci in base alla forza ed alle qualità che l’uno ha rispetto all’altro. In quello stato, la società è con una partecipazione al trentatré o al venticinque percento e non si può dire che entrambi siano eguali negli affari.

Ma per quanto riguarda l’amore per gli amici, quando gli amici si connettono per creare unità tra di loro, significa esplicitamente che sono uguali. Questo si chiama “unione”. Ad esempio, se fanno degli affari insieme e dicono che i profitti non saranno distribuiti egualmente, questa si chiama “unione”? Chiaramente, un’attività d’amore per gli amici deve essere realizzata quando tutti i profitti e i beni che rende l’amore per gli amici, saranno controllati equamente da loro. Essi non devono nascondere o celare nulla tra loro, ma tutto sarà con amore, amicizia, verità e pace.

Tuttavia, nel saggio “Un Discorso per il Completamento dello Zohar” è scritto: “La misura della grandezza arriva sotto due condizioni: 1) Ascoltare sempre e ricevere l’apprezzamento della società, per la misura della loro grandezza; 2) L’ambiente deve essere grande, com’è scritto: ‘Nella moltitudine del popolo è la gloria del re’”.

Per accettare la prima condizione, ogni studente deve sentire di essere il più piccolo tra tutti gli amici, e allora sarà in grado di ricevere da tutti l’apprezzamento della grandezza. Questo perché il più grande non può ricevere dal più piccolo, tanto meno essere impressionato dalle sue parole. Solo l’inferiore si impressiona dell’apprezzamento del più grande.

E per la seconda condizione, ogni studente deve esaltare i meriti di ogni amico come se fosse il più grande della generazione. Allora l’ambiente lo influenzerà come deve fare un grande ambiente, poiché la qualità è più importante della quantità.

Ne consegue che in merito all’amore per gli amici, essi si aiutano a vicenda, ovvero, è sufficiente che ognuno consideri il suo amico allo stesso livello del suo. Ma poiché ognuno deve imparare dai suoi amici, esiste la questione del Rav e dello studente. Per questa ragione egli deve considerare il suo amico più grande di lui.

Ma come può egli considerare il suo amico più grande di lui quando può vedere che i suoi meriti sono più grandi di quelli dell’amico, che ha più talenti e ha migliori qualità spirituali? Ci sono due modi per comprendere questo:

  1. Egli sta andando con la fede al di sopra della ragione: una volta che l’ha scelto come amico, lo apprezza al di sopra della ragione.
  2. Questo modo è più naturale: dentro la ragione. Se ha deciso di accettare l’altro come amico e lavora su se stesso per amarlo, allora è naturale vedere solo cose buone con amore. E anche se ci sono cose cattive nel suo amico, non può vederle, com’è scritto: “L’amore copre tutti i crimini”.

Possiamo osservare che una persona può vedere dei difetti nei figli del suo vicino ma non nei suoi. E quando qualcuno gli fa notare qualche difetto nei suoi figli, inizia immediatamente a discutere con il suo amico e inizia ad elencare i meriti dei suoi figli.

E la domanda è: qual è la verità? Dopo tutto, ci sono virtù nei suoi figli e per questo si arrabbia quando gli altri parlano di loro. Il fatto è questo, come ho udito da mio padre: invero, ogni persona ha virtù e difetti. Ed entrambi, il vicino e il padre, stanno dicendo la verità. Ma il vicino non tratta i figli dell’altro come un padre tratta i suoi figli, poiché non ha lo stesso amore per questi bambini come lo sente il padre.

Pertanto, quando considera i figli degli altri, vede solo i loro difetti, poiché questo gli dà più piacere. È così perché ora può mostrare di essere più virtuoso dell’altro perché i suoi figli sono migliori. Per questa ragione vede solo i difetti degli altri. Quello che vede è vero, ma vede solo cose che gli causano piacere.

Ma anche il padre vede solo la verità, tranne che considera solo le cose buone che hanno i suoi figli. Non vede i difetti dei suoi figli, poiché questo non gli dà alcun piacere. Quindi sta dicendo la verità riguardo quello che vede nei suoi figli. E poiché vede solo le cose che gli fanno piacere, vede solo le virtù.

Ne deriva che se l’uomo ha amore per gli amici, la regola in amore è che tu vuoi vedere le virtù degli amici e non i loro difetti. Quindi, se l’uomo vede qualche difetto nel suo amico, non è segno che il suo amico ha un difetto, ma che chi guarda è in difetto, ovvero, che a causa del fatto che il suo amore per gli amici è difettoso, vede difetti nel suo amico.

Tuttavia, ora non deve esaminare la correzione del suo amico. Piuttosto è lui ad aver bisogno di correzione. Ne consegue, da quanto suddetto, che non deve importargli la correzione dei difetti del suo amico, che vede nel suo amico, ma che egli stesso ha bisogno di correggere il difetto che ha creato nell’amore per gli amici. E quando si sarà corretto, vedrà solo le virtù del suo amico e non i suoi difetti.

GLOSSARIO semplificato

dei termini studiati al corso

600.000 anime: frammenti dell’unica creazione, dell’anima generale chiamata “Adamo”. E’ una qualità della connessione.

Adam HaRishon: (Adamo) l’anima creata in principio prima della frammentazione. E’ la prima struttura che ha il desiderio di assomigliare al Borè.

Anima: La creatura, il desiderio originale che è stato creato.

Ari: L’abbreviazione di Ashkenazi Rav Yitzhak, il nome completo è Yitzhak Luria Ashkenazi (1534 – 1572). Il fondatore della Scuola Lurianica di Kabbalah, il metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore (XVI sec.).

Baal HaSulam: Il secondo nome di Yehuda Leib HaLevi Ashlag (1884 – 1954). L’autore del metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore, l’autore del commentario dello Zohar e tutti i lavori di Ari.

Binà:  la fase 2 della creazione, proprietà di dazione nella creazione.

Borè: significa Creatore e deriva dall’ebraico Bo-re (vieni e vedi-verifica).  Non è qualcosa di cui avere fede, è la forza dell’amore e della dazione.

Chochmà: (Saggezza) è la fase 1 della creazione.

Corpo: (Guf) sono i desideri che eseguono le intenzioni del Rosh del Parzuf.

Correzione: (Tikkun) cambiare l’intenzione del desiderio di ricevere per modificare la percezione della realtà.

Creatura: deriva dalla parola ebraica Nivrà che vuol dire fuori dal grado, cioè che non ha ancora conseguito la realtà spirituale.

Desiderio: il motore sia della vita biologica sia della vita spirituale.

Divinità: desiderio speciale di conseguire la Fonte di tutta la vita.

Egitto: desiderio di ricevere egoistico.

Ein Od Milvado: significa non esiste nulla tranne Lui.

Incarnazione: ciclo che fa l’anima in ogni gradino spirituale, anche nella stessa vita.

Israele: combinazione di 2 parole Yashar-El e significa dritto al Borè. Coloro che hanno il desiderio di conseguire la dazione si chiamano Israele.

Kabbalah: saggezza della ricezione del bene.

Keter: (Corona) detta fase radice, fase zero. E’ l’essenza del Divino, della dazione e dell’amore.

Kli: vaso, desiderio (plurale Kelim).

Luce: il piacere, il conseguimento del desiderio di dare.

Malchut: (Regno) è la quarta e ultima fase dello sviluppo del desiderio di ricevere.

Mitzvah: (precetto, plurale Mitzvot), comandamento. Ogni atto che mi avvicina alla realtà dell’anima di Adam HaRishon. E’ la correzione del cuore.

Mondo spirituale: realtà che è fuori dal nostro mondo e dalla nostra natura.

Nazioni del mondo: sono tutti i desideri comuni.

Neshamà: è l’anima in ebraico.

Olam: significa mondo e deriva dalla parola Alamà (occultamento).

Parlante: è l’Adamo che è in noi, il punto nel cuore

Partzuf: Struttura spirituale che consiste in dieci Sefirot.

Pitcha: in ebraico significa prefazione. E’ l’introduzione alla struttura dei mondi superiori.

Punto nel cuore: un desiderio nuovo per la spiritualità, desiderio di dare.

Rabash: Abbreviazione del Rav Baruch Shalom, nome completo Baruch Shalom HaLevi Ashlag  (1906 – 1991), l’autore del libro “ Shlavey Sulam” (“ I gradini della scala” in ebraico) – una descrizione dettagliata dell’ascesa dell’uomo al mondo Spirituale.

Rashbi: Rabbi Shimon Bar Yochai, l’autore dello Zohar (III sec. A. C. ).

Radice: è il conseguimento finale dei kabbalisti, la sorgente di tutti i conseguimenti. La dazione, il desiderio di dare.

Ramo: è il desiderio di ricevere.

Rosh: è il capo, la testa del Partzuf, dove ci sono le intenzioni.

Santità: (Kedushà) deriva dalla parola Kadosh (distinto e separato dall’ego).

Sefira: (plurale Sefirot) è l’ego corretto ad un certo livello, in un certo modo. Quindi, risplende ed è chiamato Sefirot (che viene dal termine ebraico “sapphire”) luminoso.

Spiritualità: la forza della dazione

Torah: significa luce (dalla parola Horaa che significa “Insegnamenti”, o dalla parola Ohr “Luce”). E’ un testo che esprime le correzioni che bisogna fare nel desiderio di ricevere.

Yud Hey Vav Hey: è il Tetragramma, il nome del Borè. È l’algoritmo, il calco di tutta la creazione.

Zeir Anpin: (Piccolo Volto) è la fase 3 della creazione, ricevere al fine di dare, è una struttura spirituale già realizzata ma in forma piccola, non consapevole.

Zohar: libro dello splendore. E’ un testo fondamentale per la saggezza della Kabbalah, scritto da 10 kabbalisti che hanno conseguito pienamente questa saggezza.

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