Interpretando ciò che vien detto nell’ articolo “iud dalet”, su ciò che è scritto nel libro Zohar- Pinhas (let. ain- het-): “se Israele avesse dato, sarebbe disceso come un leone di fuoco per mangiare (distruggere) le vittime. E se non avesse dato sarebbe disceso come un cane di fuoco”.
Su ciò fu chiesto, com’è (possibile che) discenda dal cielo qualcosa di negativo?
Sappiamo che ciò che viene dal cielo (viene) per deliziarci. E, quando viene qualcosa che in qualche modo non è positivo, quale correzione ne risulta?
Poniamo il caso, che venga ora dall’alto “un cane di fuoco”, ciò, certamente non è positivo. Occorre interpretare tutto questo allegoricamente. Un uomo che aveva un figlio ammalato, si rivolse ad un dottore e questi gli somministrò un medicamento che non fu d’aiuto al figlio. Dopo di che gli amici gli consigliarono di andare da un grande professore, nonostante costui fosse molto caro, ma comunque, (occorreva) andare da lui essendo egli un grande esperto.
Quando arrivarono dal medico egli visitò il figlio malato e disse che era gravemente malato e la malattia aveva un particolare nome.
L’uomo pagò il prezzo convenuto antecedentemente e dopo, arrivato a casa, si lamentò con gli amici dicendo “mi avete consigliato di andare da un grande medico e che conveniva pagare quella somma di danaro, ma in fin dei conti, cosa ha fatto il grande dottore (luminare) dicendomi che mio figlio, ha una malattia più grave di quella (già) diagnosticata dal medico meno grande (famoso)?
Valeva la pena pagare un prezzo cosi alto per dirmi che mio figlio ha una malattia più grave?
Per quale motivo effettivo dovrei andare da un medico se non perché questi si prenda cura dell’ammalato? e non (certo) per sentirmi dire che mio figlio ha una grave malattia”!
Allora gli amici gli dissero che, avendo il medico indicato qual’ era il suo vero male, questo gli avrebbe consentito, di sapere come curarlo, secondo quanto aveva indicato il grande medico.
Per curare un male non occorre un luminare perché si sa già quale medicamento è indicato per ciascun male. Ma è importante sapere qual’è la vera malattia. Infatti ciò che si paga maggiormente ad un luminare in confronto a ciò che si paga ad un medico meno rinomato serve per sapere precisamente, qual’è la (vera) malattia.
Ne consegue, quindi, che una mancanza, definita negatività viene definita (invece) come positività. Vale a dire che proprio nella conoscenza della malattia è il (suo) perfezionamento (guarigione), in quanto ora egli sa cosa correggere.
Dunque, la conoscenza della malattia entra a far parte nella cura della malattia, poiché è impossibile curare la malattia senza conoscerne la causa. Quindi, quando è “disceso il cane di fuoco”, è una immagine che sta a significare che coloro che si trovano in basso (ai livelli inferiori), governati dall’ amor proprio, chiamato, come menzionato nel Sacro Zohar, “Hau- Hau” come il cane, questo viene denominato positività. In quanto ora si sa cosa correggere, non manca altro che perfezionare il vaso ricevente. Quindi, tutto ciò che viene dall’alto, pur in forma di “cane di fuoco” viene per correggere e non per danneggiare. Perciò viene chiamato positività e non negatività tutto ciò che proviene dall’alto, anche se appare agli occhi di coloro che si trovano ai livelli inferiori come una cosa sfavorevole. Se essi osservassero attentamente si renderebbero allora conto che tutto è a loro favore, per apprendere ciò che occorre e correggere sé stessi.
Chiarendo l’articolo “iud –dalet” riguardante il desiderio materiale di ricevere, che è solo la metà del livello del desiderio di ricevere, mentre è tutt’altra (cosa) quando riceve il desiderio spirituale di ricevere, allora si libera completamente del desiderio (materiale) di ricevere. Ne consegue, che quando e’ (ancora) con il desiderio materiale di ricevere, non è poi tanto male! Per quale motivo dovrebbe ricevere il desiderio spirituale di ricevere, per stare peggio? Perciò direi (trad. let.)- (si potrebbe dire) che, conviene restare con il desiderio materiale di ricevere.
Per quale motivo logorarmi (trad. let.: logorarsi), per raggiungere il desiderio spirituale di ricevere e stare (poi) peggio? Perché dovrebbe egli, entrare in situazioni pericolose, potrebbe non riuscire a correggersi. In questo caso certamente sarebbe meglio restare con il desiderio materiale di ricevere, tanto più che i suoi desideri sono tutti rivolti a cose materiali senza mai desiderare la spiritualità.
Nell’intoduzione al libro Zohar (let.- caf –tet ) vi si trova scritto in questi termini “Parte prima, raggiungere il desiderio esagerato di ricevere privo di ‘Mitzraim’ (Egitto) ed in tutta la sua depravata ampiezza, (cioè) al di sotto dell’ordinamento ‘Dalet’ dei mondi impuri – Azilut – Bria –Yezira –Assiya. Poiché se non avessimo questo desiderio deteriorato di ricevere, non potremmo perfezionarlo, infatti non si può correggere ciò che non si ha”.
Certamente non abbiamo scelta, tuttavia dobbiamo compiere azioni che ci portano a conseguire il desiderio spirituale di ricevere. Ed anche ciò non è facile. L’uomo può conseguire il desiderio spirituale di ricevere, perché dipende dalla distinzione di fede, in quanto l’uomo deve a priori credere che esista la spiritualità, e che è più importante di qualsiasi piacere terreno, fino al punto di rinunciare ai piaceri terreni per conseguire piaceri spirituali; di conseguenza anche ciò è un grande lavoro che non tutti possono raggiungere.
Pur tuttavia questo è considerato ancora una distinzione del ‘male’ dato che si consegue il desiderio deteriore di ricevere. Questo concerne “dal non in Suo nome si arriva al in Suo nome“. Cioè l’uomo deve prima raggiungere il livello “non in Suo nome” e dopo lo si può perfezionare “in Suo nome“. Dato che non si possono avere intenzioni se non si hanno azioni, mentre, se si hanno azioni, sarà allora possibile cercare che le azioni seguano la giusta rotaia (via), chiamata “il nome di Dio” (la via altruista).
Secondo quanto già menzionato, generalmente ci risultano quattro distinzioni riguardanti il lavoro dell’uomo per raggiungere la sua completezza, per la quale egli è stato creato :
1) Egli riceve per ricevere.
2) Egli dona per ricevere.
3) Egli dona per donare.
4) Egli riceve per donare.
La prima distinzione è quella di “riceve per ricevere”, questo è il primo gradino con il quale sono nate le creature. In quanto, tranne l’amore per sé stessi, esse non hanno nessun altra comprensione. Infatti non hanno nessun interesse di procurare piacere a chicchessia, ma sono immersi nella natura con la quale sono nati: il desiderio di ricevere per sé stessi; in questa distinzione si trova tutto il mondo, senza alcuna differenza fra l’uno e l’altro.
La seconda distinzione è quella di “dona per ricevere”. Questo gradino è fuori da ogni regola del mondo, in quanto l’abitudine è quella di compiere azioni fatte solo per ricevere. Egli (può) compiere un azione per donare, ma gli occorre una motivazione, cioè quella di essere differente dal resto del mondo. Vale a dire che, nel compiere azioni contro natura, la natura con cui siamo nati, allora dirà al suo corpo: sappi che, per il fatto che compio un atto di donazione, tu riceverai più tardi un piacere maggiore!
Dando ad intendere al proprio corpo, che gli conviene e che deve credere che ciò sarà per lui proficuo. E, se il corpo crede a ciò, gli permetterà di agire nella misura della fiducia riposta, affinché egli lo ripaghi del fatto che le azioni di ricezione sono venute a cessare a favore di azioni di donazione.
Ciò si chiama “non in Suo nome”, su ciò fu detto dai Saggi che “da non in Suo nome si arriva in Suo nome”. E questo è un trampolino di lancio per passare da una condizione ad un altra, cioè dalla condizione di “non in Suo nome” alla condizione “in Suo nome”, poiché in definitiva le due (condizioni) sono valide. Questo vuol dire che non vi è nessuna differenza, pur intendendo che c’è qualcosa da aggiungere nel caso di “in Suo nome”. Quindi, dal punto di vista pratico, le due condizioni sono uguali, infatti non vi è qui nessun lavoro dal punto di vista reale, ma solo nella distinzione dell’intenzione; lì si rivela tutto il loro lavoro.
Ciò significa, che devono pensare solo se la loro azione è effettivamente un Precetto Divino, poiché il Creatore ci ha prescritto di compiere i Precetti e noi vogliamo compiere i Suoi Precetti; il fatto che possiamo servirLo per noi è un beneficio immenso. Inoltre Egli ci ha consentito di comprendere in che cosa possiamo servirLo.
Allora viene il lavoro della distinzione dei chiarimenti; vale a dire, se le cose sono realmente tali e, cioè, che tutto il suo intento nei Precetti e nella Torà sono in ragione della (sua) capacità di donare oppure se ha altri tornaconti, come delle convenienze in ragione dell’ amore di sé; per questo motivo egli compie i Precetti e la Tora’. E quando vede quanto è ancora lontano dall’agire solo in nome di Dio (altruisticamente), allora dovrà chiarire (dov’è) la verità. Poiché vi sono molte persone che non chiariscono questa verità, credendo di agire veramente in nome di Dio (altruisticamente). Tanto più che costoro non sono ancora al cento per cento “in Suo nome” ma tuttavia si sentono generalmente (già) “in Suo nome”.
Ma vi è ancora qualcosa da aggiungere per quanto riguarda “in Suo nome”. Essi non hanno realmente una percezione vera, vuoi per la loro stessa natura, vuoi perché non hanno un buon insegnante che possa mostrare loro la strada per non ingannare se stessi. Perciò essi non conseguono “in Suo nome”, poiché “in Suo nome” si chiama verità e “non in Suo nome” si chiama menzogna; ed occorre che vi sia una mediazione fra la verità e la menzogna; che vi sia un trampolino di lancio dalla menzogna alla verità.
E la mediazione fra la verità e la menzogna è la menzogna (percepita) come verità; vale a dire, che vi è una menzogna ma non è veramente tale in quanto egli coglie la menzogna come verità. Cioè, segue la via della menzogna credendo che sia verità. Quindi, non è (proprio) una vera menzogna. Mentre se egli sa di percorrere la via della verità con la menzogna, quindi percorrerebbe la via della verità pur sapendo che tale verità è falsa; in questo caso egli ha un trampolino di lancio. Perché solo in quel caso egli può raggiungere la reale verità, cioè dalla verità ingannevole alla verità autentica.
Poiché, fin tanto che l’uomo non sa di percorrere la via della menzogna, per quale motivo dovrebbe cambiare strada e seguirne un’altra, se (ancora) non gli è chiaro che si trova nel falso cammino? Ma solo se realizza che si trova veramente nella menzogna, solo in questo caso potrà cambiare strada e percorrere la via della verità.
Da ciò si deduce che se un uomo ha acquisito la via della verità, allora egli percorre la via “in Suo Nome”, ma si trova ancora nel mezzo del suo percorso; vale a dire che, per esempio, un uomo che vuol partire per Gerusalemme sale sopra un autobus che lo porta, come indicato dall’insegna, a Gerusalemme; malgrado egli abbia già percorso l’ottanta o il novanta per cento del tragitto per Gerusalemme, egli comunque non è ancora arrivato a Gerusalemme (a destinazione); ma solo se egli arriva proprio a Gerusalemme, si potrà dire che sia giunto a Gerusalemme.
La stessa cosa nella spiritualità; per esempio, se dicessimo che Gerusalemme è verità, vale a dire “in Suo nome”, in questo caso certamente prima ancora di essere entrato “in Suo nome”, è (già) verità, mentre invece dobbiamo dire che egli è ancora nella menzogna e quindi “non in Suo nome” chiamato menzogna.
Sebbene egli abbia percorso quasi tutta la strada e sia arrivato alle porte, cioè chiamato “verità”, che è la distinzione “in Suo nome”, con tutto ciò egli si trova fuori; ne consegue, quindi, che una persona non può sapere se ha raggiunto “in Suo nome” fintanto non abbia conseguito “in Suo nome”.
Ma quando una persona può sapere se ha realizzato il gradino “in Suo nome”?
Qual’è il segnale per ciò, per sapere che si trova ora nel gradino della verità?
La risposta a ciò la troviamo nell’introduzione a “Taas” (let. nun – vav) con queste parole “E con questo capirai cosa dissero i Saggi, in che modo la risposta (espres. aramaica); fino a che Colui che conosce i misteri testimoni che egli non tornerà più alle sue (naturali) abitudini”.
Apparentemente le cose sorprendono, perché in questo caso chi ci innalzerà al cielo per sentire la presenza Divina? Ed inoltre dinnanzi a chi il Creatore dovrà far sentire la Sua presenza? Ma non basta che il Creatore stesso sappia che l’uomo si è riscattato e non peccherà più; secondo il chiarimento la cosa diviene completamente semplice. Poiché realmente l’uomo non può essere assolutamente certo di non commettere più peccati, fin tanto non avrà raggiunto la Provvidenza “del premio e castigo” già chiarito, vale a dire la suddetta rivelazione; la rivelazione da parte del Creatore, chiamata “testimonianza”. E su ciò fu dato un chiaro segno, vale a dire, “fino a che testimonierà a suo favore Colui che conosce i misteri“.
Ne consegue che, quando l’uomo raggiunge la distinzione della donazione, allora ottiene la rivelazione completa del Creatore. Questo prova che “Colui che conosce i misteri testimonia in suo favore perché egli ha raggiunto -in Suo nome-“.
E questo si chiama terza distinzione, cioè “dona per donare”, così chiamato perché egli ha già conseguito la distinzione “in Suo nome”, il che vuol dire, che ha raggiunto il gradino della verità, pervenutogli dal trampolino di lancio, dato che “da non in Suo nome si arriva in Suo nome“.
E, naturalmente, con tutti i dovuti condizionamenti, affinché non resti nel “non in Suo nome” come suddetto.
E dopo aver conseguito il gradino di dona per donare, viene allora la quarta distinzione, che e’ quella ” riceve per donare”, che è il gradino della completezza.
Che sta ad indicare che è arrivato ad un livello dove dice: voglio ricevere gioia e piacere, perché sono consapevole di voler realizzare il proposito della Creazione, poiché il Creatore ha creato il Creato volendo deliziare le sue Creature.
Tuttavia, Egli vuol ricevere dal Creatore gioia e piacere, poiché questo é il Suo desiderio. Ma dal punto di vista dell’ego egli non ne ha nessuna voglia, in quanto ha già raggiunto il gradino dell’equivalenza della forma, chiamato “dona per donare”. Ma ora vuole compiere la volontà di Dio, che è quella di voler deliziare le Sue Creature.
Poiché dobbiamo sapere che Vi è la questione della finalità della Creazione e la questione della correzione della Creazione. Poiché lo scopo della Creazione è quella di deliziare le Sue Creature, che vuol dire che le Creature riceveranno gioia e piacere. Quindi, tanto più esse riceveranno piaceri, tanto più il Creatore gioisce. Perciò chi si trova nel gradino della perfezione, vorrà sempre ricevere molta gioia e piacere.
Questa è la finalità della Creazione, come già chiarito, quella di deliziare le sue Creature. Mentre per chi raggiunge invece il gradino “dona per donare” che è la distinzione dell’aderenza e dell’equivalenza della forma, dove si ha solo la correzione della Creazione. Ciò significa che la Creazione deve arrivare alla condizione di ricevere gioia e piacere, ma comunque mantenendo, ogni ricezione di piacere, nella distinzione della dazione. E ciò si chiama “riceve per donare”.