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And It Shall Come to Pass When You Come to the Land That the Lord Your God Gives You (art.18)

Se tu risiedi sulla terra che il Borè ti ha dato come eredità, vuol dire che quella terra era la tua eredità e vi risiedevi.

E chiedevano quale fosse nello scritto la precisazione dell’espressione “il Borè ti dà”, pur sapendo che il popolo di Israele la terra l’avesse conquistata con le guerre; ma la risposta l’uomo deve saperla già nel suo cuore: che non è la sua forza che gli ha fatto avere la terra in eredità, ma è per il dono del Borè .

Per questo si dice che “il Borè ti dà come eredità e non è nella tua forza”. Ecco che, per capire questo in base al lavoro, bisogna sapere che “terra” significa “desiderio”, cioè il desiderio che c’è nel cuore dell’uomo si chiama terra e questa terra si chiama il cuore dell’uomo, e  là ci abitano “le nazioni del mondo” ed anche “il Popolo d’Israele”.

Eppure bisogna sapere che loro due insieme non possono abitarci, il popolo d’Israele e le nazioni del mondo non possono dimorare insieme: o c’è il governo delle nazioni del mondo oppure il governo d’Israele.

Bisogna capire quale sia il vero motivo che loro due non possano essere in un unico luogo; è risaputo il fatto che la creazione del mondo è avvenuta perché il Suo Desiderio consiste nel portare beneficio alle Sue creature. Per questo motivo ha creato il desiderio di ricevere piacere, cioè ha creato nelle sue creature le distinzioni di mancanza, per far loro desiderare sempre, ardentemente, il piacere; così vediamo che, in base al proprio desiderio ardente, nella stessa misura, la creatura sente il piacere  e questo è il vaso che è stato creato dal Borè ed è il primo discernimento che possiamo distinguere nelle creature.

Se nelle creature non esistesse questo desiderio, ciò vorrebbe dire che non sarebbero ancora distinte come creature; se non ci fosse il desiderio di ricevere, non sarebbe possibile parlare di nessun discernimento. Questa è tutta la creazione di cui parliamo, che è il vaso per la ricezione del piacere. Ma, per motivo della vergogna, che viene chiamata “il pane della disgrazia”, è stato fatto lo zim zum, cioè non hanno più ricevuto con lo scopo di ricevere, ma con una capacità nuova, superiore: con l’intenzione di dare in assoluto. Questo è chiamato la “distinzione dell’uguaglianza della forma”; e cioè, se egli può ricevere piacere con l’intenzione di portare beneficio al Borè, allora riceve, altrimenti preferisce non ricevere e questo è chiamato la “distinzione d’Israele” cioè Yashar Kel (dritto al Borè); ciò vuol dire che ogni cosa che egli pensa, la pensa con la determinazione che tutto sia per il beneficio del Borè ed allora lui stesso non ha un nome di per sé, perché non pensa al fatto di se stesso, ma tutti i suoi pensieri sono a favore del Borè; per questo è chiamata “la terra d’Israele”, cioè che egli ha il desiderio dritto al Borè, a significare che non ha un desiderio di amore egoistico, ma il suo desiderio è di amore nei confronti del prossimo piuttosto che di se stesso, vale a dire che non cerca godimento per sé da questa vita, ed è per questo che non coltiva passioni, perché tutte le sue passioni risiedono ora nella determinazione che possa avere i mezzi per dare in assoluto al Borè e tutto il fatto di nutrire il suo corpo gli serve soltanto a mantenere intatte le sue forze per potersi occupare dello scopo di dare in assoluto.

Questo è simile a un uomo che possiede un cavallo, al quale dà da mangiare e da bere,  per cui le bevande ed il cibo che dà al suo cavallo, non gliele da perché lo ama, ma per il fatto che il suo cavallo deve lavorare per lui. Perciò tutto quello con cui egli pensa di dilettare il suo cavallo, non è per amore di questi, ma semplicemente perché vuole sfruttare il cavallo per il suo beneficio, ed in verità non ha nessun pensiero a favore del cavallo. Questo si chiama “la terra d’Israele”, cioè che tutti i suoi pensieri sono soltanto terra (herez) e che tutti i suoi desideri sono dritti al Borè. Viceversa la terra dei popoli è sempre e soltanto la terra, un desiderio di amore per sé stessi, chiamato “i popoli della terra”, vale a dire che tutti i loro desideri sono soltanto quelli del popolo e la loro intenzione non è per il desiderio di Dio.

Ma il desiderio del Creatore si chiama popolo; è il Borè che ha creato il popolo, così, allo stesso modo, tutti i popoli della terra vedranno che Tu hai il nome del Borè e avranno timore di Te(5:57).

E’ scritto pure: “e Abramo s’inginocchiava, davanti alla terra dei popoli, ai figli di Hed ”, essi non sanno e non sentono che la distinzione del popolo è quella dell’amore per se stessi, che si chiama “la distinzione di creatura”, eppure il popolo d’Israele e loro vogliono l’annullamento di sé stessi e questa è “la distinzione del desiderio di ricevere” che è stato creato, esistenza dall’inesistenza; per questo diciamo di ringraziare il Borè per averci scelto tra tutti i popoli. Ed ecco che questi due governi non possono coesistere: o viene a me il desiderio di dare in assoluto, oppure governa in me il desiderio di ricevere. Entrambi, insieme, non possono coesistere, dato che ciascuno è in contraddizione con l’altro. Questi due stati opposti non possono essere in un unico soggetto e, da qui, possiamo capire il suo conflitto interiore, la “guerra dell’indole”, vale a dire che l’uomo deve combattere se stesso per sottomettere il cuore, là dove c’è il punto dei rivestimenti di tali desideri deve cacciare via il dominio del desiderio di ricevere, dando tutto il dominio al desiderio di dare in assoluto al Borè. Quando l’uomo inizia a fare il lavoro della santità, cioè dell’Ashpaa , vuole che tutto il suo lavoro sia “in Nome del Cielo”, di Binà, allora inizia una guerra tra questi due desideri. L’uomo con tanto sforzo merita allora di superare, di sopraffare, questo e allora vince la guerra ed entra nel suo cuore il dominio di dare in assoluto al Borè; in quel momento l’uomo può dire finalmente: è la mia forza che mi ha dato questo successo. Ed è per merito di questo lavoro che egli ha avuto in eredità il cuore , che si chiama ora “la terra d’Israele”, perchè il suo desiderio è Yashar Kel, dritto al Borè. Per questo ci è stato dato il versetto che precisa e informa: “se verrai alla terra che il tuo Borè ti dà”, sta a significare che non è che tu la conquisti con le tue proprie forze, ma è il Borè che te la dà.

Ciò equivale a dire che l’uomo, solo dopo aver offerto uno sforzo volontario per conquistare il cuore, e attraverso le guerre che ha sempre sostenuto con le nazioni del mondo e attraverso le sconfitte subite, “ha avuto in eredità la terra d’Israele” e non la terra dei popoli.

E ad ogni modo, egli deve essere cosciente che non è lui a conquistare la terra, ma è il  Borè che la dà. Non sono state la mia forza ed il vigore della mia mano a darmi il successo della conquista.

E così ci sarà ora più facile comprendere il fatto che il Borè abbia voluto garantire Abramo, come è scritto: “e disse che fu Dio a farti uscire da Ucastin per darti questa terra, per averla in eredità”.

E allora perché Egli ha dato prima la terra alle nazioni del mondo e dopo ad Israele, così che questi ultimi hanno dovuto affrontare i popoli delle nazioni con le guerre e cacciarli via dalla loro terra, per poi subire le lamentele da tutto il mondo? Come mai avete acquistato una terra che non era e non sarà mai vostra e lo è solo grazie alle conquiste ottenute al prezzo di tante guerre? E di cui ancora dite che è la vostra terra?

Tutti possono facilmente comprendere che trovarsi al centro è meglio, e che altrimenti questa terra sarebbe andata alle nazioni del mondo e allora sarebbero venuti a mancare i luoghi per le nazioni del mondo, dove sedersi, eppure, dopo questi, sono sorti paesi nuovi e il Borè avrebbe potuto fare in modo che essi non dimorassero in questo luogo,  ma così non è stato. Prima c’erano qui sette nazioni, anche il resto dei re, il popolo d’Israele ha dovuto combatterli e cacciarli via, e tutte le nazioni del mondo hanno urlato contro Israele, chiamandoli briganti.

E perché tutta la fatica che ha dovuto portare su di sè l’interprete Arashbi ? E come mai ha dovuto aprire un Bereashid(10.45), se le nazioni del mondo diranno ancora ad Israele: voi siete i briganti che avete conquistato le sette nazioni. Diranno che tutta la terra è del Bore, è Lui che l’ha creata e l’ha data a chi voleva, col Suo desiderio, ha dato il là a tutte le cose e ha dato la terra a tutti i popoli.

In base a questo è difficile capire a cosa sia servito tutto questo ordine che c’era all’inizio e il fatto che, prima di darla a noi, abbia dato la terra alle nazioni del mondo e che, solo dopo che essi si siano lamentati e solo allora, abbia detto: toglieteli da questa terra, perché io ho promesso le terre ad Abramo e ho tagliato il ramo e la radice.

E’ possibile interpretare questo con il fatto risaputo che la terra si chiama Malchut, che è la radice di tutte le creature, e si chiama “ricevere con lo scopo di ricevere” e questa è la radice, cioè il primo ricevente, che si chiama il mondo di Ein-Sof. E dopo sono state fatte le correzioni, cioè le creature dovevano ricevere per se stessi, ma, dato che l’inferiore vuole dare in assoluto al Borè, cioè vuole che il desiderio di ricevere per la propria necessità si annulli per mezzo di Lui, la creatura capisce ora che questo tipo di desiderio non serve per aderire a Lui e tutta la sua preoccupazione sarà soltanto per dare in assoluto piacere al Borè.

In base a quanto detto risulta che anche l’ordine della creazione del mondo materiale deve rispettare l’ordine che deriva dalla spiritualità. E cioè che, dall’inizio, questa terra è stata consegnata alle nazioni del mondo e dopo il superamento delle guerre e la cacciata delle nazioni del mondo, bisognava che Israele la conquistasse e avesse in eredità la terra delle nazioni del mondo.

Poiché le nazioni del mondo, per causa di quella terra, ha dovuto soggiacere alla radice di questa cosa: al punto di mezzo sopra al quale c’era la restrizione e la prima distinzione di uscita. Essa doveva essere colui che riceve con lo scopo di ricevere, perché altrimenti non si poteva dire che egli conta in se stesso con lo scopo di non ricevere. Perché non si può dire che c’è il superamento dove non c’è il bisogno di volere l’uguaglianza della forma, dove non c’è il desiderio di ricevere. Perciò prima le nazioni del mondo dovevano ricevere questa terra, come la radice, allora il desiderio di ricevere è stato emanato prima ed è la parte fondamentale della creazione. E solo dopo si sarebbe potuto affermare che occorrevano fare le correzioni, dopo che le nazioni del mondo avessero ricevuto questa terra.

E solo allora è venuto il popolo d’Israele a correggere la terra, per fare in modo che tutto sia stato fatto nel Nome del Borè, e questo si chiama “la terra d’Israele”. Com’è scritto: “la terra che il tuo Borè esige sempre, gli occhi del tuo Borè sono in essa dal primo giorno dell’anno fino all’ultimo giorno”. E occorre scrutare in quello che è scritto, che la terra d’Israele si chiama “la terra che gli occhi del Borè sono in essa dal capo dell’anno fino all’ultimo giorno” il cui significato è che la provvidenza del Borè sta in essa, cioè proprio nella terra d’Israele e non nella provvidenza del Borè, eppure la provvidenza del Borè è in tutto il mondo, come dice il poeta: “gli occhi del Borè girano in tutto”. E come facciamo a dire che soltanto nella terra d’Israele c’è la sua provvidenza? Bisogna interpretare qual è la terra d’Israele. Essa è la terra che è uscita dalla sovranità delle nazioni del mondo e le cui genti sono già entrate nella sovranità della terra d’Israele. Questo è il versetto (15.16) che ci vuole far sapere, per tempo, se sono nella terra d’Israele oppure sono ancora nella terra dei popoli. E il segno per questo è quello scritto dalla terra che il tuo Creatore esigerà sempre.

Il versetto ci dice qual è la terra d’Israele. E dice che dobbiamo sapere che il Borè la esige sempre , e qual è la sua esigenza Il versetto dice che gli occhi del tuo Borè sono in essa dal capo dell’anno fino all’ultimo giorno dell’anno, il fatto della provvidenza del Borè si chiama “gli occhi del Borè”, perciò se il tempo si chiama “dal primo giorno dell’anno fino all’ultimo giorno” esso significa che vede la provvidenza del Borè senza sosta. Questa cosa si chiama “la terra d’Israele”. Eppure la terra dei popoli si chiama che “solo il Borè sa provvedere a tutto il mondo, le nazioni del mondo non lo reggono”. Perciò ci ha guidato il segno: per sapere se siamo nella terra d’Israele o la terra dove dimoriamo è ancora la terra delle nazioni del mondo.

Si trova, in base a tutto questo, che prima bisogna che le nazioni del mondo entrino in questa terra. E questa è una visione che rivela il desiderio di ricevere, che deve dimorare prima in questo posto. Dopo, attraverso le guerre con il desiderio di ricevere, quest’ultimo si sottomette sotto la sovranità della santità e cioè avviene che tutto quello che la creatura fa sia in base a quello che il Borè esige.

E perciò è scritto: “se tu vedrai la terra che il tuo Borè ti dà”, il cui significato è che l’uomo non deve dire, dopo tutte queste guerre con l’indole, che deve sopraffare sempre l’indole maligna, in ogni singolo giorno. Che egli non pensi che è nelle sue forze di essere venuto da dove è venuto, ma che il Borè gli ha fatto vincere questa guerra. Anche se è l’interpretazione che egli vorrebbe gridare.

Ed ecco bisogna distinguere due distinzioni :

A) è la distinzione del precetto, che è la distinzione dell’Emunà, della fede, che si chiama “Tfilin della mano”. Rispetto a questo i nostri saggi hanno scritto: “sia per te un segno, non per gli altri”, perciò i tfilin della mano devono essere coperti, il cui significato è che la distinzione dell’Emunà si chiama:  “nascondi il tuo cammino con spessore” (18.28). Questa è la distinzione del: “al di sopra della tua ragione”, lì è la B) distinzione di Torà, che è la distinzione di “Tfilin di Rosh”, del capo. Rispetto a questo i nostri saggi parlavano del “mansueto”: tutti i popoli della terra vedranno che il nome del Borè è sopra di te e avranno timore di te. Questi sono i tfilin che vanno alla testa, il capo. Dove c’è scritto che “tutti i popoli vedevano questo fatto”. I tfilin del capo devono essere rivelati a tutti e questa è la distinzione di Torà. E infatti torà significa proprio: “quando la cosa è rivelata”, Torà significa luce. Eppure i tfilin della mano devono essere coperti, che significa al di sopra della ragione. E quindi non solo le parole, perché quello che ognuno può dire all’altro sono soltanto attraverso la ragione, perciò aspettano una cosa rivale (19.30).

Solo dalla ragione non vi sono le parole, perciò hanno scritto per te “come un segno”, non per gli altri “come segno” .

Risulta che, in questa dazione, il Borè ha dato prima la terra ai popoli d’Israele, e poi la darà alle nazioni del mondo, per avere i frutti da questo.

E così come abbiamo interpretato che si parla del mondo del lavoro, quando si dice terra di intenzione è il cuore.

E il Borè ha dato due discernimenti nel cuore: una (A) è la distinzione di Emunà, l’altra (B) è la distinzione di Torà e ha fatto sì che tramite loro due l’uomo arrivi alla sua completezza.

E sebbene loro due avvengano insieme, bisogna sapere che loro provengono dal Borè e l’uomo non può dire: è la mia forza che ha questo vigore. E cosi capiremo quello che hanno detto gli interpreti, come mai hai scritto tu: “ha risposto e ha detto con voce alta”, perciò si parla del maaser a voce bassa, poiché maaser si chiama “la distinzione di precetto che è Malkhut del Cielo”. In questo viene condotto il fatto di nascondere il tuo cammino, che è la distinzione del tfilin della tua mano. I nostri saggi hanno detto che per te è come un segno e non per gli altri, perciò relativamente al maaser, che corrisponde al precetto, è scritto: “e tu lo devi dire da solo, che è una voce bassa, che non viene ascoltata fuori, perché è la distinzione di nascondere il tuo cammino”.

Ed insieme c’è il tfilin del capo, che è la distinzione di Torà, dove è scritto: “tutti i popoli della terra vedono che c’è il nome del Borè sopra di te e hanno timore di te”.

E cosi è scritto, rispetto alle primizie, che deve essere in una voce alta, perché la distinzione della Torà  deve essere rivelata a tutti e significa che il fatto di portare beneficio alle sue creature deve essere rivelato in tutto il mondo.

GLOSSARIO semplificato

dei termini studiati al corso

600.000 anime: frammenti dell’unica creazione, dell’anima generale chiamata “Adamo”. E’ una qualità della connessione.

Adam HaRishon: (Adamo) l’anima creata in principio prima della frammentazione. E’ la prima struttura che ha il desiderio di assomigliare al Borè.

Anima: La creatura, il desiderio originale che è stato creato.

Ari: L’abbreviazione di Ashkenazi Rav Yitzhak, il nome completo è Yitzhak Luria Ashkenazi (1534 – 1572). Il fondatore della Scuola Lurianica di Kabbalah, il metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore (XVI sec.).

Baal HaSulam: Il secondo nome di Yehuda Leib HaLevi Ashlag (1884 – 1954). L’autore del metodo moderno per il raggiungimento del Mondo Superiore, l’autore del commentario dello Zohar e tutti i lavori di Ari.

Binà:  la fase 2 della creazione, proprietà di dazione nella creazione.

Borè: significa Creatore e deriva dall’ebraico Bo-re (vieni e vedi-verifica).  Non è qualcosa di cui avere fede, è la forza dell’amore e della dazione.

Chochmà: (Saggezza) è la fase 1 della creazione.

Corpo: (Guf) sono i desideri che eseguono le intenzioni del Rosh del Parzuf.

Correzione: (Tikkun) cambiare l’intenzione del desiderio di ricevere per modificare la percezione della realtà.

Creatura: deriva dalla parola ebraica Nivrà che vuol dire fuori dal grado, cioè che non ha ancora conseguito la realtà spirituale.

Desiderio: il motore sia della vita biologica sia della vita spirituale.

Divinità: desiderio speciale di conseguire la Fonte di tutta la vita.

Egitto: desiderio di ricevere egoistico.

Ein Od Milvado: significa non esiste nulla tranne Lui.

Incarnazione: ciclo che fa l’anima in ogni gradino spirituale, anche nella stessa vita.

Israele: combinazione di 2 parole Yashar-El e significa dritto al Borè. Coloro che hanno il desiderio di conseguire la dazione si chiamano Israele.

Kabbalah: saggezza della ricezione del bene.

Keter: (Corona) detta fase radice, fase zero. E’ l’essenza del Divino, della dazione e dell’amore.

Kli: vaso, desiderio (plurale Kelim).

Luce: il piacere, il conseguimento del desiderio di dare.

Malchut: (Regno) è la quarta e ultima fase dello sviluppo del desiderio di ricevere.

Mitzvah: (precetto, plurale Mitzvot), comandamento. Ogni atto che mi avvicina alla realtà dell’anima di Adam HaRishon. E’ la correzione del cuore.

Mondo spirituale: realtà che è fuori dal nostro mondo e dalla nostra natura.

Nazioni del mondo: sono tutti i desideri comuni.

Neshamà: è l’anima in ebraico.

Olam: significa mondo e deriva dalla parola Alamà (occultamento).

Parlante: è l’Adamo che è in noi, il punto nel cuore

Partzuf: Struttura spirituale che consiste in dieci Sefirot.

Pitcha: in ebraico significa prefazione. E’ l’introduzione alla struttura dei mondi superiori.

Punto nel cuore: un desiderio nuovo per la spiritualità, desiderio di dare.

Rabash: Abbreviazione del Rav Baruch Shalom, nome completo Baruch Shalom HaLevi Ashlag  (1906 – 1991), l’autore del libro “ Shlavey Sulam” (“ I gradini della scala” in ebraico) – una descrizione dettagliata dell’ascesa dell’uomo al mondo Spirituale.

Rashbi: Rabbi Shimon Bar Yochai, l’autore dello Zohar (III sec. A. C. ).

Radice: è il conseguimento finale dei kabbalisti, la sorgente di tutti i conseguimenti. La dazione, il desiderio di dare.

Ramo: è il desiderio di ricevere.

Rosh: è il capo, la testa del Partzuf, dove ci sono le intenzioni.

Santità: (Kedushà) deriva dalla parola Kadosh (distinto e separato dall’ego).

Sefira: (plurale Sefirot) è l’ego corretto ad un certo livello, in un certo modo. Quindi, risplende ed è chiamato Sefirot (che viene dal termine ebraico “sapphire”) luminoso.

Spiritualità: la forza della dazione

Torah: significa luce (dalla parola Horaa che significa “Insegnamenti”, o dalla parola Ohr “Luce”). E’ un testo che esprime le correzioni che bisogna fare nel desiderio di ricevere.

Yud Hey Vav Hey: è il Tetragramma, il nome del Borè. È l’algoritmo, il calco di tutta la creazione.

Zeir Anpin: (Piccolo Volto) è la fase 3 della creazione, ricevere al fine di dare, è una struttura spirituale già realizzata ma in forma piccola, non consapevole.

Zohar: libro dello splendore. E’ un testo fondamentale per la saggezza della Kabbalah, scritto da 10 kabbalisti che hanno conseguito pienamente questa saggezza.

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